“101 perchè sulla storia dell’Abruzzo che non puoi sapere”: intervista con la scrittrice Luisa Gasbarri

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Il volume sarà presentato a Chieti sabato 18 aprile presso il Museo d’Arte Costantino Barbella

CHIETI – Sabato 18 aprile alle ore 18.30 sarà presentato al Museo d’Arte Costantino Barbella di Chieti il volume della scrittrice Luisa Gasbarri “101 perché sulla storia dell’Abruzzo che non puoi non sapere” (Newton Compton, Roma), con il patrocinio del Comune di Chieti e la collaborazione delle Associazioni culturali Libridine, DiPiù per Chieti, Circolo Rotary Chieti Ovest e Officina d’Arte. Introdurrà Francesca Rapposelli (Il Messaggero) e sarà presente l’autrice.

“101 perché sulla storia dell’Abruzzo che non puoi non sapere” ripercorre dalla preistoria a oggi l’evoluzione della nostra regione attraverso gli episodi meno noti e le curiosità culturali che hanno più agganci con l’epoca attuale. Il volume è uno strumento di indagine ideale per guidarci all’esplorazione di un Abruzzo spesso sconosciuto ai suoi stessi abitanti. La nostra regione può vantare un territorio che ha dato contributi imprescindibili alla storia nazionale attraverso scoperte meravigliose dall’ambito gastronomico a quello letterario, retroscena turistici e zoologici, protagonisti che hanno esportato fuori dai confini dell’Italia i sensi più autentici e profondi dell’essere abruzzesi nel terzo millennio.

Dalla Quarta di copertina si capisce bene il fine di questo libro: “Con un approccio lontano tanto da quello di un testo scolastico quanto da un’erudita monografia, questo libro prova a ripercorrerne la Storia in un’innovativa modalità random, affiancandola alla geografia, al folklore, al mito, all’antropologia, alle curiosità di un’attualità ormai divenuta cosmopolita. Per dimostrare quanto l’Abruzzo di oggi sia ancora figlio dell’Abruzzo di ieri”.

Questa la nostra intervista con Luisa Gasbarri.

Iniziamo con una curiosità: anche in questo libro il numero 101. Perché proprio questa scelta?

“Si tratta di un altro volume per una collana della casa editrice Newton Compton di Roma. Se il primo che ho scritto, “101 cose da fare in Abruzzo almeno una volta nella vita” aveva un’impostazione più geografica, legata dunque a luoghi caratteristici o da scoprire nella nostra regione, il nuovo libro, “101 perché sulla storia dell’Abruzzo che non puoi non sapere”, s’incentra su una rivisitazione brillante e moderna di alcuni episodi storici e avvenimenti importanti che oggi più che mai avrebbero bisogno di essere ricordati. Del resto non si può ricostruire il passato senza ancorarlo al presente che ne è il frutto più diretto. Il numero è naturalmente simbolico: le cifre tonde non esistono, le quadrature del cerchio neppure. Quell’uno in eccedenza, quasi, allude alla possibilità di continuare il racconto sempre, di meravigliarsi costantemente per un qualcosa in più che non si conosceva prima. Non si finisce mai d’esplorare il territorio e la vita”.

Questa volta si parla della storia dell’Abruzzo: la nostra è una regione ricca di tradizioni. geografia, folklore e storia: come hai selezionato i 101 perché della Storia?

“Anche in questo caso ho preferito puntare l’attenzione sui momenti storici più congiunti ai luoghi, benché si tratti talora di luoghi trascurati nonostante il loro grande valore culturale, penso per tutti al Castello teramano di Della Monica o ai borghi marsicani. Chi leggerà il libro potrà farsi spero un’idea della ricchezza del passato dell’Abruzzo, e delle vestigia illustri che esso semina ancor oggi intorno a noi. L’Abruzzo era terra di frontiera, divideva il Nord dal Sud Italia, affacciato sul mare e arroccato sui monti, strategicamente al centro della penisola, quindi non lontano da quella capitale i cui fermenti nei secoli arrivarono lontano. Ho scelto di trattare episodi significativi che cambiarono la Storia della nazione intera, forse anche dell’Europa, come la sconfitta degli Svevi che avvenne sul nostro territorio, insieme a episodi meno noti ma assolutamente curiosi e imperdibili, come quelli legati alle tante donne che nella nostra regione seppero distinguersi per arte, impegno, tenacia, trasgressione, si pensi alla celebre Madama”.

Spesso l’Abruzzo è sconosciuto ai suoi abitanti e invece viene molto apprezzato dagli stranieri o da chi viene da fuori: perché succede questo a tuo giudizio?

“”Nemo propheta in patria”, disse qualcuno. Esiste una gran quantità di lavori, ci sono studi molto ricchi e eruditi sulla nostra regione, riviste e siti splendidi, tuttavia si tratta spesso ancora di nicchie per appassionati. E spesso proprio l’occhio più libero di chi viene da fuori coglie la bellezza che noi abruzzesi ignoriamo o, peggio, approcciamo sovente con sufficienza, facendo un po’ come i romani che vanno in giro per il mondo e magari non entrano mai a San Pietro o al Colosseo. Mi piace per esempio che i miei libri vengano spediti all’estero, inviati a parenti emigrati che vogliono sapere di noi e conservano della loro origine ricordi preziosi. Di recente l’Abruzzo ha inoltre conseguito primi posti importanti anche in settori come l’accoglienza dei turisti e registrato alti tassi di gradimento per i servizi offerti agli stranieri. Sono dati da sottolineare, perché nel turismo scorgo una grandissima risorsa per il nostro futuro, soprattutto per i giovani. Mi piace infine far notare le tante pagine facebook o le associazioni che nascono all’insegna dell’amore autentico per il territorio: forse c’è un risveglio, una consapevolezza nuova in questi anni di crisi permanente”.

Tanti personaggi hanno legato episodi fondamentali per la storia nazionale proprio all’Abruzzo: quali sono quelli che descrivi nel libro che ti hanno affascinato maggiormente?

“La Storia è fatta di parecchi elementi, non solo di battaglie, guerre, intrighi di corte o politica. Ha tanti aspetti da far emergere, tante sfaccettature. Per il suo dolente perseverare, mi ha affascinato per esempio l’utopia mazziniana, che ravvisava nell’Abruzzo una conquista irrinunciabile per l’Italia da unificare. Quanto la rivoluzione del rock realizzata da un teramano sensibile e vitale come Ivan Graziani. O quella sportiva davvero epica di un campione teatino grandioso come il “Brockton Blockbuster” Rocky Marciano. Mi ha affascinato il Garibaldi abruzzese, e poi lo sforzo ammirevole per un rinnovamento profondo della società che ispirò gli intellettuali ‘miscredenti’. Alla fine però sono le figure più anonime a imporsi nell’immaginario di una scrittrice: i lupari, avventurosi e solitari uomini delle montagne, le donne audaci che, in bicicletta o con le conche in testa, s’ingegnavano di fare le vedette partigiane in un periodo in cui l’essere scoperte costava davvero caro, o ancora i pescatori pescaresi, capaci di trasformare un quartiere in un universo di relazioni e solidarietà davvero incredibile”.

Nella quarta di copertina si dice “Ci troviamo di fronte ad una regione che ha parecchio da raccontare e ha vinto la sfida più importante: riuscire a conservare una sua ben distinta identità”. Qual era un tempo l’identità dell’Abruzzo e quale è invece oggi? Cosa cioè distingue l’Abruzzo e gli abruzzesi?

“Sicuramente confrontando passato e presente permane immutata la tenacia. Gli abruzzesi di ieri, come quelli di oggi, respinsero con la stessa forza d’animo, con la stessa nobiltà e lo stesso cuore generoso e infaticabile, sia i frequenti, gravi terremoti che li costringevano a riedificare a volte città intere, sia i nemici che devastavano le loro terre, che si chiamassero romani o saraceni. Il segreto era rimboccarsi dignitosamente le maniche, credere nonostante tutto in se stessi e andare avanti … cose che facciamo ancor oggi … perché la bellezza sa ispirare progetti infiniti, infonde fiducia profonda”.

Un’ultima curiosità: il prossimo volume … 101?

“Non poniamo limiti alla Provvidenza: di un territorio così ricco di suggestioni si può continuare a raccontare a lungo e, per fortuna, con immutato entusiasmo”.

Pubblicato da
Piero Vittoria

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