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12 rintocchi per non dimenticare il bombardamento su Pescara

da Donatella Di Biase

Rinviate le celebrazioni al muro a causa dell’allerta meteo della Protezione civile , sarà la  campana della torre comunale a ricordare la tragedia alla città a mezzogiorno in punto.

PESCARA – L’Amministrazione comunale di Pescara  ci invita a  ricordare  l’evento drammatico del bombardamento su Pescara del 14 settembre del ’43 :  una pioggia impressionante e agghiacciante di 341 bombe sganciate su una città inerme, nell’ora di punta, quando la stazione ferroviaria era affollata di operai e passeggeri, un attacco che devastò l’intero centro di Pescara, con un’autentica carneficina. Sarà quella di oggi   una giornata di riflessione  sul dramma vissuto da migliaia di pescaresi  : oltre ai  manifesti, affissi in città, per ‘non dimenticare’, a mezzogiorno in punto dodici rintocchi della campana della torre comunale ci  ricorderanno  quella tragedia e l’orrore della guerra mentre  le celebrazioni al muro sono rinviate  a causa dell’allerta meteo della Protezione civile .

  Il sindaco di Pescara Luigi Albore Mascia ha ricordato ieri:

tra il 31 agosto e il 14 settembre del ’43 Pescara e i suoi luoghi simbolo vennero praticamente distrutti nel corso di due devastanti attacchi aerei: i libri ci raccontano che gli alleati nella loro avanzata verso nord erano già giunti a Termoli e contavano ormai di arrivare entro Natale a Pescara; ma c’era l’ostacolo della Linea Gustav, l’imponente linea difensiva voluta da Hitler. Il bombardamento fu deciso dagli alleati per colpire in modo decisivo gli assi di rifornimento dell’esercito tedesco che si avvaleva proprio della linea ferroviaria. Ma dalla storia si passa poi alla scoperta di quell’umanità che venne lacerata sotto la pioggia delle bombe sganciate una prima volta alle 13.20 del 31 agosto, all’ora di pranzo, una giornata calda e piena di sole, quando la spiaggia era ancora affollata di persone. I bombardieri B-24 dell’aeronautica militare americana, le ‘Fortezze Volanti’, giunsero dal mare e sganciarono il loro carico contro il centro cittadino, sferrando un attacco devastante e radendo al suolo le aree comprese tra via Nicola Fabrizi e via Firenze, distruggendo il Palazzo del Governo, che ospitava il presidio militare, e le aree limitrofe alla stazione che però, paradossalmente, non venne colpita. Il primo bombardamento sembra che abbia causato almeno 1.600-1.900 vittime tra morti e feriti. Il 14 settembre ci fu poi il secondo attacco, questa volta mirato alla stazione, una carneficina perché le bombe vennero sganciate quando la stazione era gremita di persone, lavoratori e passeggeri, un attacco tra l’altro inatteso dopo l’armistizio dell’8 settembre. Ancora una volta gli aerei arrivarono dal mare disegnando una sorta di croce sulla città che fu colpita di nuovo pesantemente. I morti furono tra i 600 e i 2mila, e ancora vennero colpiti lo scalo centrale, l’intera linea ferroviaria e le aree limitrofe, in particolare le zone di corso Vittorio Emanuele e via Firenze, ma anche Porta Nuova subì danni enormi, lasciando indenni solo la nuova San Cetteo e la casa natale del Vate, Gabriele D’Annunzio. Il bilancio tracciato dal Genio Civile parla di 1.265 edifici colpiti, 1.335 quelli gravemente danneggiati e 2.150 quelli con lievi lesioni, una ferita incancellabile che ha segnato per sempre un’intera generazione. Dovere delle Istituzioni è quello di tramandare la memoria di quei fatti drammatici quale monito rivolto ai ragazzi affinchè tali eventi non si ripetano mai più.

 

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