Il racconto della serata del 26 ottobre 2016, alle ore 21.18 si sta giocando Pescara-Atalanta ma il terremoto scuote l’Adriatico
PESCARA – Sono le 21.18 del 26 ottobre 2016 e, allo Stadio Adriatico, si sta giocando Pescara-Atalanta, match valido per la decima giornata di campionato. Gli undicimila presenti sono tutti concentrati e in clima partita, pronti a spingere la squadra alla prima vittoria in campionato. Il Pescara non gioca bene e subisce il possesso e il pressing di un’Atalanta più organizzata che sfiora anche il gol del vantaggio con Caldara.
C’è un momento in cui però tutto cambia, è il trentaduesimo minuto e le ore 21.18. I seggiolini iniziano a tremare dal nulla come schegge impazzite, il silenzio gelido cala tra la gente che si guarda intorno in cerca di risposte alla domanda tenebrosa che balza subito in testa: “É ancora lui?”. Si, ancora lui. Le assi che sorreggono la Curva Nord sembrano ballare e muoversi in maniera ondulatoria ricordando i movimenti del mare in tempesta. La gente si alza, c’è chi urla, c’è chi rimane fermo e chi scappa intento a trovare un punto più basso per poter star tranquillo. C’è chi prende un bambino in braccio e lo tranquillizza. E’ il fuggi fuggi generale. I giocatori non capiscono ma l’arbitro ferma la partita perché non ci sono le condizioni per poter continuare a giocare ma dopo due minuti si riprede con lo stadio semi vuoto.
La maggior parte degli spettatori si rifugia sotto dove ci sono scale e bar. Le telefonate ed i messaggi si susseguono per accertarsi dell’accaduto o per chiedere ad un parente se va tutto bene. Intanto la partita continua e, in contemporanea, un diluvio biblico si abbatte sullo stadio Adriatico con tuoni e fulmini che fanno da cornice a qualcosa che assomiglia molto a 2012. Nella ripresa le squadre tornano in campo per proseguire un match a cui ormai pochi pensano, un match che non dovrebbe nemmeno proseguire perché non ci sono le condizioni di ordine pubblico ma, nel mondo calcistico di oggi, il business vince sempre e dunque “The show must go on”.
La parte più calda del tifo Pescarese abbandona lo stadio in segno di rispetto nei confronti delle popolazioni colpite, una gran gesto che fa onore a questi tifosi che, troppe volte, vengono additati come delinquenti. La partita continua e, in un silenzio assordante, l’Atalanta passa al 60′ con una zuccata di Caldara su calcio d’angolo. Il Pescara, scosso più degli spettatori, non riesce a reagire e, con il passare del tempo, quel silenzio si tramuta in fischi da parte dei tifosi rimasti sotto l’acqua per incitare i propri beniamini. Nessuna occasione per i biancazzurri che, al termine del match, vengono fischiati per la prima volta dai loro tifosi che nella giornata di ieri hanno visto il Pescara più brutto della stagione ma, soprattutto, hanno vissuto il momento più folle e pauroso mai visto allo stadio Adriatico.