TERAMO – “In questa Piazza, oggi, istituzioni e cittadini compiono l’atto che può essere considerato come il più importante appuntamento civile che la nostra Nazione rinnova nel giorno del 25 aprile, da settantasette anni. Quella odierna è la data in cui si riporta alla memoria viva, in ragione di accadimenti storici fondamentali, la liberazione del Paese dalla tirannia, dalla oppressione e perciò la liberazione che avrebbe condotto alla libertà, alla democrazia.
Dopo lunghissimi mesi di restrizioni, rese necessarie per il contenimento della diffusione della pandemia, torniamo insieme a celebrare un momento tanto rappresentativo in forma ordinaria, alla presenza di tutta la cittadinanza. Una celebrazione che cade in un tempo dove troppi accadimenti stanno segnando popolazioni e persone e dove continuiamo ad assistere a una deriva verso disvalori da cui abbiamo il dovere e il diritto di proteggerci.
Ai valori della Resistenza e della Costituzione dobbiamo ancorarci per affrontare il particolare momento storico che stiamo vivendo, con la pandemia ancora in corso che continua a richiedere tanta responsabilità, impegnando medici e infermieri ancora in prima linea, e con il dolore di una guerra che sta facendo sanguinare il cuore dell’Europa e che si aggiunge ai numerosi conflitti presenti in ogni parte del mondo.
In tale contesto, oggi più che mai, è necessario ribadire l’importanza dei valori della libertà e dell’uguaglianza, della democrazia e dell’indipendenza e riappropriarci di quei principi fondamentali richiamati dalla nostra Costituzione che oggi devono declinarsi innanzitutto nella centralità della dignità della persona, nella giustizia sociale, nel rispetto dell’ambiente quale parte integrante del nostro vivere quotidiano, nel ripudio della guerra.
Già, il ripudio della guerra come strumento di offesa ad altri popoli, il ripudio di ogni guerra scolpito nell’articolo 11 della Costituzione con la forza dirompente del verbo scelto dai padri della nostra democrazia come portato formidabile della lotta di liberazione dalla guerra, e dai suoi effetti devastanti, voluta dalla vile dittatura nazifascista.
Un ripudio da riaffermare sempre con grande forza, senza se e senza ma, correlato alla solidarietà verso la resistenza della popolazione ucraina e il sostegno al diritto alla pace di tutti i popoli del mondo che, contro la loro volontà, subiscono la violenza e l’ingiustizia della guerra.
Penso, da subito, alla guerra civile in Siria che perdura da undici anni, penso al conflitto israeliano-palestinese: guerre che non sono mai volute dai popoli, che anelano alla pace, alla convivenza per la crescita sociale e comune, ma dai Governanti.
Penso allo sguardo di quei bambini costretti a vivere in una situazione di conflitto costante, di privazione dell’infanzia, dei propri diritti: a tutti i bambini la cui innocenza è violata dai conflitti vanno asciugate le lacrime e restituito il diritto al sorriso. E’ il momento di riscoprire i valori dell’Europa, nata come progetto di pace, nata per la convivenza tra i popoli.
L’inaccettabile aggressione violenta nei confronti della comunità ucraina da parte del governo russo, impone, affinché si ricostruisca una pace stabile, di ripensare immediatamente il ruolo dell’Unione Europea, riprendere il suo processo di integrazione che si è interrotto 18 anni fa, dare luogo finalmente ad una Europa libera, unita e solidale, che si regga su principi, valori, diritti, istituzioni comuni e che consacri la pace fra i popoli europei come tracciato con lungimiranza da Altiero Spinelli ed Ernesto Rossi nel Manifesto di Ventotene.
Oggi siamo qui non solo per un esercizio di memoria, ma per rendere concretamente omaggio, con i nostri comportamenti, a chi si è battuto per la libertà a costo della propria vita. Rendiamo ancor più nostro il concetto della Liberazione, che è qualcosa di più della libertà, perché la libertà, bene prezioso, può essere condizionata dalla necessità: lo riscontriamo, purtroppo, anche in una certa politica che usa istituzioni o enti, che genera e controlla il consenso sfruttando il bisogno dell’altro, che esercita il potere per il potere e non per il benessere dei cittadini.
Come garantiamo che la Liberazione, figlia della resistenza e madre della Costituzione repubblicana, continui a vibrare non solo nel cuore, ma nella vita di ciascuno? Mi rivolgo soprattutto a voi ragazzi. Nella scuola, con la scuola, per la scuola. Dare alla scuola, pubblica, alla formazione in generale, il giusto valore costituzionale, rispettarne la funzione, significa pretendere che il diritto allo studio, da subito, dia pari opportunità a tutti, nessuno escluso, generi uguaglianza e libertà, rimuova ogni ostacolo al diritto ad essere se stessi, di vivere secondo la propria personalità, al diritto di essere felici.
Carissime ragazze e ragazzi se vogliamo dare realmente un senso alla Liberazione e festeggiarla nel suo profondo significato, ricordiamoci di non essere mai indifferenti, di non voltarci mai dall’altra parte, di essere sempre partigiani, anche oggi, scegliendo sempre di stare dalla parte giusta, quella della democrazia e della libertà, così come fecero le donne e gli uomini della Resistenza, combattendo ovunque la barbarie del nazismo e del fascismo.
Il tempo che viviamo ci ha insegnato che le libertà costituzionali con le quali siamo abituati a convivere non devono essere mai date per assunte, si tratta di valori che dobbiamo difendere ogni giorno, custodire e trasmettere alle nuove generazioni, coinvolgendo il mondo della scuola.
Più tardi, alla celebrazione presso la Villa comunale, parteciperà una delegazione di studenti che, proprio grazie ai loro insegnanti, hanno riscoperto la storia dei nostri Partigiani tra i quali ricordiamo ancora, oggi anche alla presenza dei suoi discendenti, la figura di Mario Capuani. Un medico, ma ancora prima un uomo, che ha sacrificato la sua vita per difendere la sua terra e i suoi compagni, per affermare i valori della libertà e della Liberazione, in occasione della memorabile battaglia di Bosco Martese.
Un uomo che insieme a tutti i Partigiani abbiamo il dovere di far conoscere ai più giovani, mantenendone sempre viva la memoria.
A loro, alle bimbe, ai bimbi, alle ragazze ed ai ragazzi, va trasferito con l’insegnamento, con gli atteggiamenti ed i comportamenti, a sentirsi ogni giorno partigiani degli ultimi, di chi è solo, di chi è malato, di chi è in difficoltà e di chi è più debole, consegnando loro un futuro che non conosca l’indifferenza.
Questo anniversario della Liberazione, ancora una volta così particolare, deve perciò farci ricordare non solo come da essa siano originate le nostre libertà basilari, ma come essa possa offrirci una chiave di lettura del futuro e guidarci verso una rinascita che non lasci indietro nessuno.
La Resistenza fu una straordinaria e fondamentale pagina della nostra storia, che oggi assume un significato ancor più rivoluzionario alla luce dei cambiamenti che stiamo vivendo. Una pagina che riviviamo anche attraverso i luoghi della città in cui le celebrazioni si dipanano, evidentemente non casuali: prima di giungere qui abbiamo compiuto un consueto atto rituale dinanzi al Monumento che omaggia i Partigiani, in prossimità di Porta Reale, opera di notevole forza comunicativa e impatto emotivo.
Ora siamo in prospicienza del monumento ai Caduti delle guerre, con le sue figure stilizzate, colte nell’attimo del sacrificio estremo, opera a sua volta di profondo senso evocativo. Da molti anni, entrambi i monumenti testimoniano, con la forza dei loro significati, l’identità della nostra città e presidiano la nostra sensibilità, che mai muta nella sostanza e nelle prospettive. Una sensibilità che ci vuole tenaci ma pacifici, determinati ma leali, coinvolti senza pregiudiziali ostilità.
Due siti della città, che si pongono con la loro incredibile attualità, uniti da un medesimo messaggio, da cui traspare ciò che non esito a definire “la meglio gioventù”, prendendolo in prestito da un film che molti amano, quella che ha combattuto ed è perfino morta per un ideale di Pace, Libertà, Giustizia.
Oggi siamo qui per affermare la vitalità attuale e duratura della Resistenza e della Liberazione, nel loro costante procedere verso libertà e giustizia sociale, binomio inscindibile: riportiamo il nostro pensiero a tali valori quando, con la generosità che ci contraddistingue, accogliamo i rifugiati dall’Ucraina e da ogni territorio di guerra, ma pensiamo a ciò anche quando condanniamo la guerra in ogni sua forma, in ogni sua manifestazione, perché la guerra è tutt’altro che libertà, è tutt’altro che giustizia, è tutt’altro che vittoria dell’uomo. Questo ci ha insegnato e ci insegna il 25 aprile. E non ci stancheremo mai di ricordarlo.
Viva la Resistenza, Viva la Liberazione, Viva la Costituzione, Viva la Pace, ovunque e senza confini, la ragione e il senso profondo della liberazione stessa e dell’Umanità intera” Gianguido D’Alberto Sindaco di Teramo.
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