Le proposte di oggi: Neve di Stefano Incerti e Salinger-Il mistero del giovane Holden di Shane Salerno
PESCARA – Oggi, giovedì 19 novembre il 25° Scrittura e Immagine Film Festival propone alle ore 17.30 al Mediamuseum “Salinger-Il mistero del giovane Holden” di Shane Salerno in versione originale sottotitolata: viaggio all’interno di uno degli enigmi più affascinanti della letteratura americana contemporanea, il documentario di Shane Salerno si mette sulle tracce di J. D. Salinger (1919 – 2010) e del suo Il giovane Holden, romanzo di culto che dal 1951 continua ad attrarre generazioni e generazioni di nuovi lettori. Attraverso le testimonianze di famigliari, amici, attori, scrittori, critici letterari e quanti altri hanno avuto a che fare, realmente o idealmente, con il riservatissimo autore, ci accostiamo ad un personaggio la cui fama è pari soltanto al suo mistero.
Nel tentativo di adattare per il cinema Il giovane Holden, hanno perso le speranze cineasti di primissimo piano come Elia Kazan, Billy Wilder e Jerry Lewis: differentemente da qualsiasi altro scrittore, Salinger si è battuto perché quella storia non venisse mai portata sullo schermo al punto che una fondazione, dopo la sua morte, continua a vigilare sul rispetto del singolare desiderio. Del resto, l’unico a poter interpretare Holden Caulfield sarebbe stato lo stesso J. D., a conferma di quell’identificazione tra autore e personaggio che il film di Salerno sceglie quale centro della propria riflessione e costruisce di dichiarazione in dichiarazione, di immagine in immagine. Il romanzo di formazione più celebre del secolo scorso, dunque, non sarebbe altro che l’emanazione diretta del vissuto più intimo dello scrittore, l’immagine riflessa delle sue traumatiche esperienze di vita durante il fatidico biennio 1944/1945. Non a caso, l’unica foto esistente in cui il giovane Salinger è al lavoro sul suo capolavoro appartiene proprio all’epilogo della Seconda guerra mondiale, «l’esperienza che ha trasformato Salinger in Salinger», stando a quanto detto da un intervistato. Dal massacro dello Sbarco in Normandia fino all’orrore dei corpi ammassati a Dachau, 299 giorni di paura e morte portano il venticinquenne newyorkese nel profondo di un grave esaurimento nervoso, verso un automatico e graduale rifiuto delle frivolezze del mondo; ancora il trasferimento, nel ’53, da New York a Cornish, dove morirà nel 2007, in mezzo il silenzio artistico e una leggenda, consequenzialmente, cresciuta a dismisura.
Alle ore 19.30 è la volta di Stefano Incerti e del suo “Neve”: mentre viaggia attraverso i paesaggi innevati del Nord Italia, seguendo una sua precisa mappa anche interiore, Donato si imbatte in Norah, italiana di colore che è stata sbattuta malamente fuori dall’auto di un losco individuo. Il passaggio che Donato offre a Norah si trasforma in un binomio costante, cui l’uomo si sottopone con riluttanza anche se la ragazza è bellissima e non sa dove andare. Inizia così un road movie sui generis in cui la meta di Donato si svela a poco a poco, come a poco a poco si rivelano le identità dei due protagonisti. Il regista e il suo cosceneggiatore Patrick Fogli, solido autore di thriller, costruiscono un noir che è anche un’insolita storia d’amore fra due anime perse che sembrano non avere nulla in comune e invece sono fatalmente attratte l’una dall’altra. La loro avventura, in mezzo a quel biancore onnipresente in cui il napoletano Donato e la nera Norah spuntano come evidenti corpi estranei, è raccontata attraverso dialoghi minimi e indizi centellinati lungo una narrazione volutamente senza eccessivi chiarimenti. Il risultato è un mistery che vive più di atmosfera che di azione, un’atmosfera lunare cui contribuiscono in modo imprescindibile i due attori principali: Esther Elisha, bresciana del Benin, assai efficace nel ruolo della bellezza ambigua che alterna tenerezza e avidità, e Roberto De Francesco, memorabile nei panni di un uomo apparentemente qualunque che fa di tutto per rimanere invisibile.
Infine alle ore 21.30 sarà proiettato “Fuori dal coro” di Sergio Misuraca: Dario, giovane siciliano con una laurea in tasca e nessuna prospettiva di lavoro all’orizzonte, accetta la proposta di un maneggione locale che gli paventa la possibilità di una “segnalazione” a un datore di lavoro in cambio della consegna di una busta di “documenti importanti”, che Dario dovrà effettuare a Roma. La consegna dovrà avvenire in automobile e nessuno, tranne il destinatario, dovrà venire a conoscenza del contenuto della busta. Dunque Dario chiede al suo migliore amico e compagno di fumate Nicola, che di mestiere fa il tappezziere, di nascondergli la busta nella fodera del sedile dell’auto. È l’inizio di una serie di peripezie che coinvolgeranno sia Nicola che lo zio di Dario, un ex attore ora cantante di nightclub da tempo coinvolto in traffici illeciti a Roma. Fuori dal coro è il lungometraggio di esordio di Sergio Misuraca, siciliano trapiantato per un periodo negli Stati Uniti dove ha inseguito il sogno di entrare nel mondo del cinema e si è mantenuto lavorando in ristoranti top incontrando il suo mito di sempre, Robert De Niro. All’universo cinematografico di De Niro e Scorsese, ma anche di Tarantino e Guy Ritchie, è ispirato questo primo film, di cui Misuraca ha scritto soggetto e sceneggiatura per poi dirigerlo tutto da solo.