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Ancora tutto tace sull’ex fornace di Oricola

da Annarita Ferri

I cittadini spaventati dall’inquinamento di amianto proveniente dallo stabile abbandonato chiedono ,ancora una volta, l’intervento della  Pubblica Amministrazione

ORICOLA (AQ) – Sono passati anni ma nulla è cambiato nel paese aquilano Oricola  riguardo alla vecchia fornace Corvaia che da più di vent’anni non sforna più cotti e laterizi,diventando uno  stabilimento chiuso e abbandonato

I diecimila metri quadri di eternit ed altri rifiuti pericolosi infatti, giacciono ancora lì, a poche decine di metri dal centro abitato; l’amianto non è stato ancora bonificato e i cittadini, che inevitabilmente ne fanno le spese, invocano sempre più l’intervento della Pubblica Amministrazione.

La sentenza del procedimento giudiziario del Tribunale di Avezzano che nel settembre 2009 condannava la proprietà del sito è stata infatti impugnata ed il procedimento penale, esperito il primo grado di giudizio, ora pende innanzi alla Corte d’Appello dell’Aquila,come rammenta il professor Virgilio Conti:

Insomma, tutto fermo e di là da venire gli auspicati quanto urgenti interventi di tutela sanitaria e ambientale. Stante poi che il nostro ordinamento prevede tre gradi di giudizio e che dopo le attese burocratiche ultradecennali susseguenti a denunce dei cittadini e degli organi d’informazione, esami e analisi di ASL e ARTA, Ordinanze del Comune, esortazioni di Protezione Civile, Prefettura, Regione e Provincia dell’Aquila, sequestro penale del sito e denuncia per reati ambientali, sentenza di condanna, confisca e successiva vendita all’asta del sito stesso e considerato che, infine, gli accertamenti stabiliti dalla Procura per verificare se ci siano stati o meno in questi anni conseguenze sulla salute degli abitanti della zona, si capisce che per ottenere la rimozione e lo smaltimento dell’amianto, la bonifica, ecc. occorrerà ancora ragionevolmente attendere una sentenza che passi in giudicato salvo poi patire ulteriori proroghe e rinvii.

Da ciò consegue che le legittime aspettative di chi ha subìto e continua a subìre sulla propria pelle gli effetti della contaminazione amiantifera, potranno essere soddisfatte forse solo alla fine di un ulteriore, lungo e temporalmente non stimabile iter giudiziario.

Questo scenario è francamente inaccettabile da parte di cittadini che vivono a fianco del sito avvelenato: si ritiene che, indipendentemente dai tempi e dalle risultanze dei futuri passaggi giudiziari, si debba intervenire oggi e subito per la rimozione dei materiali cancerogeni e per la protezione delle persone.

afferma il professor Conti e conclude:

L’appello ed il sollecito sono appunto dai residenti rivolti alle Istituzioni perché orientino la conclusione di questa vicenda verso l’unica soluzione praticabile e cioè quella che passa per l’esercizio dei poteri sostitutivi da parte della Pubblica Amministrazione.

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