Prima visione di “Tyrannosaur”, “Pinuccio Lovero Yes I Can” per il Concorso Italiano e i film “Anna Karenina” e “Les Miserables”. Documentario su Carlo Verdone
PESCARA – Grande partecipazione di pubblico nello scorso weekend al Multiplex Arca per il Flaiano Film Festival. Sala piena in particolare per la visione del film “Il Grande Gasby” diretto da Baz Luhrmann ed interpretato da Leonardo DiCaprio, Carey Mulligan e Tobey Maguire. Molto ricco il programma per la giornata di domani, 2 luglio.
Si comincia in Sala 5 con la proiezione alle ore 20,15 di “Anna Karenina” di Joe Wright: un treno innevato corre verso Mosca e verso un destino tragico, quello di Anna, moglie di Karenin, un alto (e ponderato) funzionario dello Zar. Aristocratica e piena di una bellezza vaga, Anna deve intercedere per il fratello, impenitente fedifrago, presso Dolly, la cognata determinata a non perdonare il suo ennesimo tradimento. Condiviso il viaggio con la contessa Vronsky, ne incrocia il figlio Aleksej, innamorandosene perdutamente. Perduto anche lui negli occhi di Anna, il giovane ufficiale trascura Kitty, sorella minore di Dolly candidamente infatuata di lui. Dentro un valzer infinito, le mani e i cuori di Anna e di Aleksej si intrecciano fatalmente, muovendo i loro destini e quelli di coloro che amano in direzioni ardite e sconvenienti per la società russa di fine Ottocento.
Appassionati fino all’impudenza, Anna e Aleksej vivranno pienamente il loro amore, sfidando regole, convenzioni e religione, perdendo figli, diritti e prestigio. Invisa alla sua classe, al marito e a Dio, Anna riparerà in campagna e nell’abbraccio sempre aperto del suo amante, da cui avrà presto una bambina. Impossibilitata a sposare Aleksej e costretta ad affidare la sua piccola a Karenin, perché venga ‘riconosciuta’ e gli venga garantito un futuro, Anna infila l’ultimo treno e il freddo polare della morte. Non è nuovo Joe Wright agli adattamenti ‘in costume’ (Orgoglio e pregiudizio, Espiazione), ma mai come questa volta si è dimostrato sicuro del fatto suo e in pieno possesso dei propri mezzi, realizzando una versione di Anna Karenina che ‘fila’ letteralmente come un treno nella notte e alla maniera di un marionettista attraverso accorgimenti invisibili. Perché il suo film è calato in un teatro e percorso da un treno che apre e chiude una geometria delle passioni, a cui invano tentano di opporsi gli amanti di Tolstoj, esplosi nel mondo claustrofobico della Russia imperiale. L’Anna Karenina di Wright, al modo di max Ophüls fa danzare lo sguardo con la macchina da presa e ha il movimento di un valzer turbinante su un uomo e una donna che ostentano la reciproca rinuncia soltanto per sfidarla e alla fine vincerne la resistenza.
Alle ore 18,30 per il concorso italiano “Pinuccio Lovero Yes I can” di Pippo Mezzapesa (Ingresso libero): il becchino Pinuccio Lovero, già nel 2007 al centro del documentario di Pippo Mezzapesa dal titolo Pinuccio Lovero-Sogno di una morte di mezza estate torna protagonista di un lavoro dello stesso regista dopo aver conosciuto una breve fama nazionale e una più sostanziosa popolarità locale. Ora ha coronato il suo sogno riuscendo a lavorare nel più grande camposanto di Bitonto e al declino della sua celebrità ha deciso di porre rimedio lanciandosi nelle elezioni comunali con una vera e propria campagna elettorale incentrata su battaglie ‘cimiteriali’: più loculi, più fontane, più verde e servizi. Il regista pugliese Pippo Mezzapesa torna a raccontarci vita e vicissitudini dell’uomo e personaggio Pinuccio Lovero, e della comunità che lo circonda, a distanza di cinque anni dal documentario che ha contribuito ad accrescere la fama del suo protagonista.
Alle ore 22,45 in prima visione “Tyrannosaur” di Paddy Considine: Joseph è un uomo solo divorato da una rabbia che lo spinge ad agire anche contro chi ama. Un giorno, reduce da un ennesimo scontro, cerca asilo nel negozio di Hannah, una devota cristiana che non può fare altro che dirgli che pregherà per lui. Joseph è disperatamente ateo ma le parole di Hannah lo toccano e lo spingono a tornare a cercarla. Pur non riuscendo a trattenersi dall’offenderla capisce che anche lei nasconde un dolore profondo. Paddy Considine, attore britannico che ha lavorato con registi del calibro di Jim Sheridan e Ron Howard affronta la sua prima regia di un lungometraggio riuscendo con grande sensibilità ad inserirsi in quel filone di cinema inglese che affronta la brutalità della vita con forti accenti di verità. Non si fa tentare dalle facili sirene che potrebbero indurlo a cercare happy end improbabili o soluzioni edulcorate. Porta sullo schermo tre solitudini originate da cause differenti ma unite da una sorta di ineluttabilità che va al di là del contesto sociale.
In Sala 4 alle ore 17,30 “L’uomo delle stelle” per la personale dedicata a Giuseppe Tornatore: per la Sicilia del ’53 con un autocarro, un tendone e una cinepresa Joe Morelli, sedicente inviato di una casa cinematografica romana, va in giro a fare provini (falsi) a pagamento, promettere fama e denaro, spacciare illusioni, alimentare speranze. Verrà duramente castigato. Premio speciale della giuria a Venezia 1995 ex aequo con La commedia di Dio di Monteiro.
Alle ore 20,30 replica di “Itaker” di Toni Trupia (Ingresso libero) con Francesco Scianna e Michele Placido. Sarà presente l’autore delle musiche del film, l’abruzzese Davide Cavuti.
Alle ore 22,45 cinema polacco di Wayda con “Katyn”: il 17 settembre 1939 la Polonia viene invasa. Da ovest dalle truppe di Hitler e da est dall’Armata Rossa. 18.000 ufficiali dell’esercito, 230.000 soldati e 12.000 ufficiali di polizia vengono arrestati dai russi. Tutti i graduati vengono portati in campi di concentramento e nella primavera del 1940, su espresso ordine di Stalin, 15.000 di loro vengono uccisi con un colpo alla nuca e seppelliti in fosse comuni nella foresta vicino a Katyn. I tedeschi scopriranno le fosse nell’aprile del 1943 ma i russi scaricheranno su di loro la colpa del massacro. Solo nel 1990 per la prima volta ammetteranno la responsabilità.
Wajda, che a Katyn perse il padre, racconta la vicenda attraverso la storia di Anna, la moglie di un capitano di Cavalleria che, pur non volendo accettarle, si troverà di fronte alle prove dell’esecuzione del marito così come accadrà ad altre donne. Al termine del conflitto, con la Polonia sotto l’influenza sovietica, una cortina di silenzio verrà fatta calare sull’accaduto e chi cercherà di sollevarla rischierà il carcere.
In Sala 3 si parte alle ore 16,30 con il documentario di Gianfranco Giagni e Fabio Ferzetti dedicato a Carlo Verdone dal titolo “Carlo!”: Carlo Verdone: il suo cinema, la sua vita, i suoi celebri personaggi. Ritratto di un attore e regista tra i più noti della commedia italiana, visto attraverso le testimonianze di colleghi ed amici, famigliari e collaboratori. Racconti e aneddoti dello stesso protagonista. Spezzoni e sequenze dei suoi film più celebri e dei personaggi entrati ormai nell’immaginario collettivo del nostro paese. Il documentarista Gianfranco Giagni e il giornalista e critico cinematografico Fabio Ferzetti cercano di analizzare e restituire multidimensionalità al ‘mito’ Carlo Verdone alternando al documentario ‘divertito’ un’analisi che si discosti dall’agiografia per restituire quel rimando continuo tra pubblico e privato insito in ogni artista. Un Carlo Verdone visto ‘in un interno’ siede in uno studio teatrale e si racconta: tentativo di analizzare un uomo, prima che una celebrità. Si alternano testimonianze di noti e non: Margherita Buy, Pierfrancesco Favino, Claudia Gerini, Toni Servillo, Laura Morante, assistenti alla regia, famigliari ed amici. Ci sono i suoi personaggi: celebri vettori di vizi, manie, tic e virtù italiane, tutti nati dall’acuta osservazione diretta della realtà, dallo studio di persone incontrate casualmente, vicini di casa, amici. Un Verdone come scrutatore attento alla ricerca di individui che condensano in un iperbolico sé i tratti più esasperatamente singolari, ma caratterizzanti, del nostro paese. Un penetrante osservatore della quotidianità che segue, per sua stessa ammissione, la scia di altri maestri della nostra commedia come Sordi, Gassman, Fabrizi e Leopoldo Trieste. Fino al suo tentativo, non sempre riuscito, di captare i cambiamenti culturali italiani. Fino alla svolta verso una cinematografia più intima, analitica e meno caricaturale, dei suoi ultimi lavori.
Alle ore 18,30 ci sarà l’incontro con l’attrice Elena Bouryka, della quale sarà presentato il suo corto “Meglio se stai zitta” (interpretato da Claudia Pandolfi, Donatella Finocchiaro, Valeria Solarino e Claudia Potenza), e con Giulia Rodilossi, direttrice del BUtiful Film Festival con sede in Inghilterra (Bournemouth University), nato con lo scopo di diventare uno spazio in cui nuove idee possano essere espresse attraverso i cortometraggi. Il corto narra la storia di un gruppo di amiche trentenni nel giorno del matrimonio di una di loro, fra incapacità di vedere i tradimenti e invidie inconfessabili, raccontata con disincanto ed un certo cinismo.
Infine alle ore 20,45 sarà proiettato “Les Miserables” di Tom Hooper, fedele e rigorosa trasposizione dell’omonimo musical londinese con Anne Hathaway, Hugh Jackman e Russell Crowe: Toulon, 1815. Jean Valjean è il prigioniero numero 24601, condannato a diciannove inverni di lavori forzati per aver rubato un pezzo di pane sfamando un nipote affamato. Rilasciato a seguito di un’amnistia prova a ricostruirsi una vita e una dignità nel mondo, nonostante gli avvertimenti e le intimidazioni di Javert, integerrimo secondino della prigione convinto che un ladro non possa che perseverare nel male. Convertito al bene dall’atto caritatevole di Monsignor Myriel, Valjean prende coscienza dei suoi peccati e decide di mondare il suo destino, assumendo il nome di Monsieur Madeleine. Sindaco e imprenditore arricchito a Montreuil sur Mer, l’uomo salva una ragazza dalla prigione, promettendole di proteggere Cosette, la sua bambina, affidata alle cure di due malandrini locandieri. Alla morte della donna riscatta Cosette, diventandone padre e madre insieme. Gli anni passano e Cosette cresce come l’ossessione di Javert per Valjean, smascherato dietro la maschera del gentiluomo. La Storia poi si mette in mezzo conducendo i due avversari al di là e al di qua delle barricate innalzate dai rivoluzionari repubblicani contro la monarchia. Mentre a Parigi l’insurrezione insorge, le ‘stelle’ in cielo vegliano misericordiose le sorti di Valjean e Javert.
Dopo aver dato voce al re (Il discorso del re ), Tom Hooper dà voce ai miserabili di Victor Hugo, affrancandoli col canto dallo stato di minorità in cui versano. Teatro di lotta e di idee, Les Misérables è narrativamente apparentato con l’opera lirica di cui riproduce il ‘recitativo’, ossia il recitar cantando, che introduce o segue un’aria. Non ci sono dunque dialoghi recitati nel film e nella sua versione originale, dove l’ufficiale di Russell Crowe incalza il galeotto di Hugh Jackman con carattere arioso, scolpendo le sillabe col canto. Operazione temeraria impreziosita dalle performance dal vivo degli attori, sui cui volti si svolge la parabola di un uomo e di una nazione. Il musical più longevo nella storia del West End (rappresentato ininterrottamente dal 1985!), scritto da Alain Boublil, musicato da Claude Michel Schönberg e portato al successo da Cameron Mackintosh, dopo la scena conquista il cinema, dominando il medium come re Giorgio VI fece con la radio.