42° Flaiano Film Festival: programmazione di domenica 28 giugno

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Al Multiplex Arca:  “Il mio amico Nanuk” per ragazzi; “Birdman”di A. G. Inarritu; “Metropolis” di Fritz Lang

PESCARA – Domenica 28 giugno nutrito programma per il 42° Flaiano Film Festival al Multiplex Arca.

Si comincia alle ore 18,00 con il film per ragazzi “Il mio amico Nanuk”: il giovane Luke vive nella regione artica in cui nascono gli orsi polari. Il padre è morto annegato fra i ghiacci e la madre, che è una ricercatrice, cerca di proteggere lui e la sorella Abby da ogni pericolo. Un giorno un’orsa bianca si avvicina all’abitato della città di Devon e le forze dell’ordine, dopo averla narcotizzata, la trasportano presso il lontano Cape Resolute. Peccato che l’orsa avesse con sé un cucciolo che viene ritrovato a Devon proprio da Luke. Da quel momento il ragazzo farà il possibile per ricongiungere il piccolo, che ribattezzerà con il nome Nanuk (in lingua inuit significa “orso vagabondo”), con la sua mamma. “Questa è la storia di una grande amicizia”, esordisce la voce fuori campo di Luke, ed è vero: Il mio amico Nanuk è innanzitutto il tenero resoconto minuto per minuto della straordinario rapporto di affetto e complicità che si crea fra il ragazzo e l’orsetto (ma anche fra l’interprete umano e quello animale).

Alle ore 20,30 si prosegue con “Birdman”di A. G. Inarritu: il film è stato girato dentro il St. James Theatre di Broadway dove Inarritu ha “costretto” i suoi attori, Keaton e Norton su tutti, a recitare senza pause o stacchi, fino a 15 pagine di dialoghi. Il film infatti è girato come fosse quasi un intero e unico piano sequenza, anche se diversi falsi stacchi si possono intravedere, così come l’utilizzo di molta computer grafica. E’ stato girato e realizzato in soli due mesi, tra prove e riprese. Essendo stato fatto tutto in lunghi piani sequenza, il processo di montaggio ha richiesto solo due settimane. Emma Stone, nei lunghi dialoghi era quella che sbagliava di più, Zach Gaflianakis quello che sbagliava meno. Durante la conferenza stampa, Riggan dice di non aver più interpretato Birdman dal 1992, esattamente come Keaton che ha fatto Batman – Il ritorno nel 1992. Nel film ci sono altri due attori celebri per la partecipazione in film che riadattano il mondo dei fumetti al grande schermo. Edward Norton è stato protagonista de L’Incredibile Hulk nel 2008, mentre Emma Stone ha interpretato Gwen Stacy nei primi due The Amazing Spider-Man diretti da Marc Webb. Nel film il regista usa il rosso e il giallo ma il blu è sicuramente il colore più significativo. E’ quello scelto da Inarritu per indicare la dimensione più onirica del protagonista. Quasi tutte le scene che tendono al blu sottolineano il legame tra finzione e realtà. Il colore predomina in alcuni momenti del film per indicare che quanto accade al protagonista non corrisponde al reale. Il film ha vinto quattro Oscar: miglior film, miglior regia, miglior sceneggiatura originale e miglior fotografia.

Alle ore 22,45 commedia francese con “French Connection” di Cèdric Jimenez: negli anni Settanta, Marsiglia è la capitale mondiale del traffico di eroina. A contrastarlo c’è Pierre Michel, un magistrato incorrotto e incorruttibile. A capo di un pugno di uomini scelti, il magistrato dichiara guerra a Gaëtan Zampa, membro e padrino indiscusso della French Connection, rete mafiosa che gestisce il business della droga e prospera grazie alla sua esportazione. Irriducibile e carismatico, come il suo antagonista, Zampa non si lascia intimidire muovendosi agilmente tra la Costa Blu e gli States e seminando dietro di lui morte, vendetta e risentimento. Dall’altra parte della barricata tende la rete e lo attende paziente Pierre Michel, assediato nel pubblico come nel privato. Jacqueline, la consorte apprensiva, è turbata dalla sua ostinazione e da quella sua lotta ostinata che mette in pericolo le loro vite. I timori di Jacqueline si concretizzano il 21 ottobre del 1981, quando Pierre Michel viene assassinato in strada e nella Francia del neo eletto François Mitterrand. Il film, ambientato nella Marsiglia di metà anni Settanta, si ispira alla vita del “giudice ragazzino” Pierre Michel, in contatto anche con Giovanni Falcone e per questo rinominato anche “il giovane Falcone”.

In Sala 4 alle ore 18,00 sarà proposto “Elena” di Petra Costa: Elena è una ragazza brasiliana che coltiva il sogno di fare l’attrice, proprio come sua madre prima di lei. Ha vissuto l’infanzia in clandestinità, con i genitori, durante gli anni della dittatura militare. A tredici anni ha avuto una sorellina, Petra, che si è divertita a dirigere nei suoi film casalinghi. A vent’anni, non contenta delle esperienze di teatro a San Paolo, va a New York per tentare la strada del cinema. Lavora duro, fa molti provini, e attende inutilmente una chiamata. Vent’anni dopo è Petra a sbarcare a New York in cerca della sorella, con un bagaglio di lettere, pagine di giornale, foto e ricordi. Ci sono casi, come questo, in cui il cinema è necessario come una terapia, anzi è la terapia stessa. Legata alla sorella scomparsa da una somiglianza abbagliante, da un amore spezzato e da troppe domande senza risposta, la regista ripercorre la vita della sorella, la propria e quella della madre in cerca di uno scarto salvifico.

Alle ore 20,00 in versione originale sottotitolata e restaurata è la volta di “Metropolis” di Fritz Lang: dal punto di vista tecnico, nel 1927 Metropolis era un film all’avanguardia. In esso vennero utilizzate tecniche di ripresa strabilianti per l’epoca, tra le quali spiccava l’introduzione del cosiddetto effetto Schüfftan, dal nome del fotografo Eugen Schüfftan, che permetteva la creazione di mondi virtuali a costi relativamente bassi. Si trattava di una proiezione di fondali dipinti, tramite un sistema di specchi inclinati a 45 gradi; lo specchio poteva essere grattato in una o più parti, in modo che lo sfondo comparisse solo in alcuni punti della pellicola, curando nel dettaglio la profondità di campo. Nelle restanti parti si potevano poi usare scenografie tradizionali ed attori in carne ed ossa, con uno straordinario effetto di realtà. Questa tecnica venne usata, ad esempio, per creare l’enorme stadio di Metropolis (effetto Schüfftan nella parte alta e veri corridori nella parte bassa), la città dei lavoratori, la torre di Babele o le viste aeree di Metropolis.
In Metropolis si registra inoltre l’introduzione nel cinema d’autore del passo uno, ovvero le riprese effettuate per singoli fotogrammi. Non esistendo tecniche di editing adatte, le scene con esposizioni multiple sono state realizzate direttamente sul posto, riavvolgendo la pellicola e filmandovi sopra più volte, in alcuni casi anche per trenta passaggi. Questa tecnica era delicata, in quanto un solo errore avrebbe compromesso tutto il lavoro. Tra le scene più complesse quella degli occhi spalancati e sovrapposti nel bordello di Yoshiwara, che rappresenta la libidine degli uomini attratti dall’esibizione della finta Maria. Esistono diverse versioni del film, che si differenziano per durata e montaggio. Lang montò una prima versione nel 1927, che venne subito accorciata dallo stesso di oltre trenta minuti. Esistono inoltre del film una versione di 87 minuti a colori, ridoppiata e con colonna sonora rock, realizzata nel 1984 dal musicista Giorgio Moroder e intitolata Giorgio Moroder presents Metropolis, e un’altra doppiata e dotata di colonna sonora da Philip Glass. Il 2 luglio 2008 a Buenos Aires fu ritrovata una bobina presso un collezionista privato in cui era presente il 95% del materiale altrimenti mancante altrove, poiché perduto durante la seconda guerra mondiale. Infatti si riteneva che dell’originale Metropolis sopravvivessero solo tre quarti del negativo ed alcune copie d’epoca di versioni ridotte. Le scene ritrovate sono state prese in custodia dalla Fondazione Friedrich Wilhelm Murnau in Germania, che le ha reintegrate nella pellicola presentando il film completo con orchestrazione dal vivo al 60° Festival internazionale del cinema di Berlino il 12 febbraio 2010. In Italia questa versione, la più completa con i suoi 148 minuti, è uscita in DVD e Blu-Ray il 23 febbraio 2011, distribuita dalla Medusa. Nel marzo 2015, a cura della cineteca di Bologna, il film è stato proiettato in 70 sale italiane e ne è stato distribuito un cofanetto con due DVD e un libro. Il fumettista giapponese Osamu Tezuka ha creato nel 1949 un manga intitolato Metropolis che ha alcuni temi in comune con il film di Lang.

Alle ore 22,45 altro film da non perdere, “Io sono Mateusz” di Maciej Pieprzyca: al piccolo Mateusz, gravemente disabile, è stata diagnosticata una paralisi cerebrale. I medici sono convinti che non capisca niente e non possa fare progressi di alcun genere, per cui gettano la spugna. I suoi genitori no. La cura della madre e l’allegria del padre, regalano a Mateusz un’infanzia degna di essere vissuta, nonostante la frustrazione di non poter comunicare. Dovranno passare 25 anni perché qualcuno si renda conto dell’intelligenza imprigionata in quel corpo indomabile e offra finalmente a Mateusz gli strumenti per dire chi è e chi è sempre stato. Se c’è un’esagerazione nel film scritto e diretto da Maciej Pieprzyca, ce n’è una e una soltanto, ed è, in un certo senso, extrafilmica. La storia, infatti, s’ispira a quella di Przemek, ragazzino semiparalizzato dalla nascita e incapace di parlare, che però è stato “liberato” dall’incomprensione (e dall’etichetta di vegetale) prima del personaggio fittizio, all’età di 16 anni. D’altronde, per quanto si esageri, dieci anni in più non sono certo sufficienti a rendere toccabile la sofferenza di un destino come questo, perché quella – è evidente- esula dal cinema, va oltre. Pieprzyca, invece, sta dentro il confine del romanzo cinematografico con misura e sentimento, con ironia e anche una buona dose di realismo, specie quello che riguarda la tragicommedia della sorte. Anche la performance di Dawid Ogrodnik, giovane che si sta facendo conoscere internazionalmente, ha il pregio di parlare con gli occhi più che con le storpiature del corpo, incarnando dunque il testo del film e di porsi in perfetta continuità con il lavoro, altrettanto stupefacente, di Kamil Tkacz, Mateusz bambino.
In Sala 3 si parte alle ore 18,00 con “Sugar Man” per la rassegna dedicata ai grandi personaggi della musica: il film ha vinto il Premio Oscar 2013 come miglior documentario, il BAFTA Award e circa trenta fra premi e riconoscimenti in festival cinematografici internazionali, tra cui il Toronto Film Festival, il Sundance, il Tribeca e il National Society of Film Critics Award. In Italia si è visto in anteprima nazionale durante la conferenza stampa di presentazione del Biografilm Festival 2013.
La ricerca del regista svedese Malik Bendjelloul prende le mosse grazie all’iniziativa di due fan del cantautore, i sudafricani Stephen “Sugar” Segerman e Craig Bartholomew-Strydrom, interessati a rintracciare il poco noto artista americano. Bendjelloul aveva iniziato a girare il documentario con una camera Super 8. Dopo averlo interrotto per mancanza di fondi, lo ha terminato con il proprio iPhone.

Alle ore 20,30 infine un omaggio a Giuliano Gemma con la proiezione del documentario “Giuliano Gemma. Un italiano nel mondo” di Vera Gemma che, insieme alla sorella Giuliana, sarà presente in sala per ricordare la figura paterna con il giornalista Franco Farias: il documentario è corredato dal ricordo di numerosi colleghi e amici fra cui Dario Argento, Monica Bellucci, Ennio Morricone e Lina Wertmüller. Prima della proiezione interventi musicali su temi di film interpretati da Giuliano Gemma.

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