Testimonianze dei prigionieri di guerra alleati al Campo n. 78 di Sulmona
1. La descrizione del Campo di JOHN ESMOND FOX, nel 1942: “E’ strano rilevare come uomini di varia estrazione sociale, diversi per lingua e costumi, credo e razza, imprigionati insieme per qualche crudele capriccio del fato, dominati con la forza, privati e spogliati della propria individualità e ridotti al solo comune denominatore di esseri umani, siano capaci di gettar via l’orgoglio e il pregiudizio per un legame di amicizia, trovando uno scopo di vita e lottando contro un comune nemico”:
(J. E. Fox, Spaghetti and Barbed Wire tradotto in italiano con il titolo Spaghetti e filo spinato)
2. Per molti prigionieri l’ambiente e il clima culturale della classicità latina servono ad alleviare le sofferenze della prigionia. In quest’ottica, infatti, DONALD I. JONES sembra quasi aggrapparsi ad Ovidio per farne un modello ed un maestro di vita. Sotto l’aspetto della vita quotidiana fa notare che il regolare invio dei pacchi della Croce Rossa, che si aggiungevano alle insufficienti razioni italiane, permise loro di sopravvivere nel periodo tra l’ottobre del 1942 e il settembre 1943 a Sulmona, concludendo “ed eravamo in buona salute”. (D. Jones, Escape from Sulmona, Fuga da Sulmona, ed. Qualevita, Torre dei Nolfi 2002)
3. JOHN FURMAN, trasferito a Sulmona dal Campo n. 21 di Chieti, scrive:
«Partii con un convoglio il pomeriggio del 23 settembre; e circa due ore dopo arrivai in un campo, cinque miglia a nord di Sulmona. Lì ci ritrovammo con gli amici partiti coi convogli precedenti, e ci affrettammo a farci descrivere tutti i particolari delle fortificazioni del campo, che erano riusciti a osservare. Un certo numero di ufficiali – compreso all’incirca fra dieci e cinquanta – aveva messo in atto un piano di fuga la notte precedente. Le sentinelle vi facevano la guardia, armate di torce e di altri mezzi anche più offensivi. Al di là del recinto esterno, erano piazzate le mitragliatrici con un buon campo di tiro».
(John Furman, Be not fearful, in italiano Non aver paura, Garzanti, Milano 1962).
4. WILLIAM SIMPSON non metterà piede nel campo di Fonte d’Amore, perché poco prima di arrivare, salta dal camion e si dà alla fuga. Racconta: «Quando svoltammo dalla strada principale… Afferrai una barra sopra la testa, saltai sul sedile, poggiai il piede sinistro sulla coscia del londinese e mi accucciai. Da quel lato c’era una siepe alta. Il cuore mi batteva. Le marce grattavano. Il camion incominciò ad accelerare. Gelai. Era un suicidio. Mi salvai”.
(William Simpson, A Vatican Lifeline ’44, tradotto in italiano col titolo La guerra in casa 1943-1944. La resistenza umanitaria dall’Abruzzo al Vaticano).
5. SAM DERRY, The Rome Escape Line, Linea di fuga 1943-1944: Sulmona-Roma-Città del Vaticano, Qualevita 2011.
L’autore, Sam Derry, dopo il suo audace salto dal treno che lo sta conducendo da Sulmona a Roma e da qui in Germania, si nasconde in un pagliaio nelle vicinanze di Roma, a Salone. In seguito, nascosto su un carretto, sotto un cumulo di cavoli, raggiunge Roma e incontra Mons. O’Flaherty, che lo ospita prima al Collegio Teutonico, poi nella Città del Vaticano e che insieme creeranno la Rome Organization, salvando oltre tremila persone tra prigionieri alleati ed ebrei.
6. JACK GOODY, Oltre i muri. La mia prigionia in Italia, Il mondo 3 edizioni, Roma 1997.
Jack Goody, antropologo di fama mondiale, docente a Cambridge, fuggiasco sulle montagne della Valle del Sagittario, dopo essere saltato dal treno che lo portava in Germania. In una conferenza all’università di Teramo ha detto: «Non ho passato molto tempo in Abruzzo, ma il tempo che vi ho passato è stato molto intenso e mi ha segnato per sempre». Nel maggio 1998 è tornato in Abruzzo, a visitare il Campo di concentramento n. 78 di Fonte d’Amore, a Sulmona. Da uomo libero, dopo più di mezzo secolo, Goody si è avvicinato alla baracca che l’aveva visto prigioniero ed è rimasto solo, pensoso, in lacrime.
7. UYS KRIGE è uno dei più grandi scrittori sudafricani, autore di poesie, racconti, opere teatrali. Amico di Ignazio Silone, che parla di lui nella prefazione al dramma “L’avventura di un povero cristiano”, scrive un’opera dal titolo “The way out”, tradotta in italiano con il titolo “Libertà sulla Maiella” (ed. Vallecchi, Firenze 1965), nella quale narra dettagliatamente la sua prigionia al Campo ’78 e la sua fuga, accolto dai contadini di Villa Giovina a Bagnaturo, dai pastori alla “casa delle vacche”, e in seguito a Campo di Giove, a Palena, a Gamberale fino al Molise, dove si ricongiungerà con gli alleati.
8. AA.VV. (a cura di Rosalba Borri-Luisa Fabiilli-Mario Setta), E si divisero il pane che non c’era, nuova edizione a cura dell’Ass. Cult.“Il Sentiero della Libertà/Freedom Trail”, Qualevita, Torre dei Nolfi 2009; “Bellissimo libro che hanno scritto gli alunni e gli insegnanti di una scuola di Sulmona e che io conservo gelosamente” (CARLO AZEGLIO CIAMPI, Presidente della Repubblica Italiana); “Fascinating – and moving – reading” (T.L. RICHARDSON, Ambasciatore Britannico in Italia)
9. Roger Absalom, A Strange Alliance, tradotto in italiano col titolo L’alleanza inattesa: Mondo contadino e prigionieri alleati in fuga in Italia (1943-1945), a cura di “Uguccione Ranieri di Sorbello Foundation”, ed. Pendragon, Bologna 2011.
10. Maria Rosaria La Morgia e Mario Setta, Terra di Libertà, storie di uomini e donne nell’Abruzzo della seconda guerra mondiale, ed. Tracce, Fondazione Pescarabruzzo, 2014; “L’epopea misconosciuta della gente abruzzese che accolse, nascose e sfamò i fuggiaschi italiani e stranieri dopo l’armistizio dell’8 settembre”, Giuliano Capecelatro su rivista “Leggendaria”.
(A cura di Mario Setta)
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