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Renato, ti dico bravo!

da Donatella Di Biase

Centenario della nascita di Renato Di Biase, pioniere dello sport tra calcio e tennis

PESCARA – Il 7 marzo 1912 nasceva a Pescara Mario Di Biase noto ai più come Renato. A tanti forse questo nome non dirà niente, a qualcuno dice ancora tanto ed è impresso indelebilmente nel cuore. Ho deciso di ricordarlo e di fare un omaggio alla sua memoria perché so che l’avrebbe voluto, perché so che l’oblio caduto sulla sua persona, quando con il passare degli anni forzatamente era uscito dalla vita sportiva pescarese, gli stava tanto stretto. Aveva sempre cercato la popolarità e dava tutto se stesso per riuscire nel calcio, nel tennis, nel biliardo, negli scacchi, nel suonare il mandolino tanto per citare le sue passioni … la sua richiesta all’avversario era sempre la stessa: dimmi bravo!

La carrellata di immagini con le quali ho ricostruito le fasi della sua  esistenza ci  fa scoprire una vita movimentata soprattutto nel periodo bellico. Infatti lascia i suoi affetti,il suo lavoro e  la maglia  del Pescara per andare  a “servire la patria”  e così questo “strapaesano” che non doveva fare il militare  si ritrova  con il fucile a tracolla in Albania, in Etiopia ed infine in Kenya prigioniero degli inglesi. Non perde però il sorriso, non perde la sua positività.

Dalla prigionia non riporta solo ricordi tristi, ma grazie  alla spiccata  capacità di adattarsi alle situazioni incontra il suo secondo ‘amore’ nello sport: il tennis che per diletto o  per lavoro  ha praticato a lungo.

Quando mi raccontava le sue ‘imprese’ calcistiche non ho mai pensato di appuntarmi qualcosa, ma  la  memoria storica che egli impersonava è venuta a mancare ed ho fatto un pò fatica a ricostruire la cronologia degli eventi.

Di certo Renato  ha militato nel Pescara nel 35-36 e nel 37 -38 ,anno questo della promozione in serie C di una squadra formata da ragazzi pescaresi forti che praticavano un bel calcio. Era orgoglioso di aver fatto parte della Strapaesana e ne ricordava sempre l’allenatore, i compagni, lo spirito sportivo e campanilistico degli stessi.

La trasferta a Zara  con la vittoria  per 2-1 era uno degli episodi che ci faceva rivivere più di frequente forse anche perché il preludio di altre traversate che di lì a breve avrebbe intrapreso per un qualcosa che non gli apparteneva: la guerra.

Si definiva un mediano,  ma non solo nel calcio  proprio per il tipo di approccio che aveva con gli eventi esistenziali   e nel film della sua vita non c’è colonna sonora più adatta della canzone di Ligabue.

Ha militato anche nel Chieti, si è cimentato come allenatore di calcio, ma poi tutta la sua  carica vitale  si è riversata nel tennis. È entrato in punta di piedi in un ambiente diverso dal suo ceto sociale, in uno sport a quei tempi riservato a pochi, ma poi ha dilagato,ha preso in mano tanti giovani facendoli appassionare ad uno sport  difficile, duro ma meraviglioso dove lo sforzo fisico  deve essere accompagnato da tanta ‘testa’, da tanta concentrazione.

Il parco Florida era una specie di oratorio dove i ragazzi facevano sport ma stavano bene insieme, dove Renato con la  sua  voce squillante  al mattino  presto svegliava anche i residenti. La sua loquacità in campo quando allenava o gareggiava era una sorta di valvola di sfogo  visto  il silenzio impostogli dal luogo di lavoro: la Biblioteca Provinciale.

Quando nacque il Circolo Tennis di Pescara vi  trasferì la sua passione e il suo entusiasmo e per anni,nonostante l’età  rimase stabilmente sulla terra rossa del campo n8.

È qui che voglio immaginarlo, è qui che voglio ricordarlo non senza avergli detto: Bravo !!!

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