Tutto esaurito per il concerto del noto pianista abruzzese previsto domani sera in occasione del “MiTo Settembre 2010”. Impressioni ed anticipazioni dell’artista nell’intervista rilasciata a noi dell’Opinionista
Tutto esaurito per il concerto di Michele Di Toro al Blue Note di Milano previsto per domani sera: il grande pianista abruzzese calcherà di nuovo, a grande richiesta, il palco del noto locale dopo lo strepitoso successo riscosso lo scorso anno. L’evento si inserisce nell’ambito del “MiTo Settembre Musica”, prestigioso festival giunto quest’anno alla sua quarta edizione. Sicuramente di grande rilievo un sold out del genere per il nostro artista, visto i nomi che sono riusciti a fare lo stesso in occasione di questa rassegna (Billy Cobham, Chick Corea e Stefano Bollani, Maurizio Pollini).
Domani sera sarà un’occasione unica per apprezzarlo, oltre che nella consueta veste in Piano Solo, anche con il Michele Di Toro Trio: saranno infatti con lui Yuri Golubev al contrabbasso e Marco Zanoli alla batteria. Insieme suoneranno alcuni brani dei dischi pubblicati in trio, ma soprattutto renderanno omaggio a due grandi firme del jazz mondiale, Oscar Peterson e Thelonious Monk. L’intento dell’operazione è quello di coniugare la tecnica esecutiva di Peterson con il genio compositivo di Monk in un intrigante cammino che possa portare all’accostamento di due artisti che ad una prima analisi potrebbero sembrare così distanti far loro.
Qualità, classe, eleganza e raffinatezza: queste le caratteristiche di una serata che sin da ora si preannuncia indimenticabile.
Anticipazioni ed impressioni sul concerto di domani nelle parole di Michele Di Toro, un pianista per il quale ormai senza timore gran parte della critica tesse le lodi, accostandolo ai maestri del jazz nazionale ed internazionale.
Il suo concerto di domani al Blue Note di Milano è già sold out …
R – “È una bellissima notizia sapere quasi un mese prima circa di trovare il locale tutto esaurito, ci carica ancora di più. Si preannuncia una grande serata di musica, di energia fra noi ed il pubblico: c’è tanta attesa per il concerto”.
Lei aveva già suonato al Blue Note lo scorso anno riscuotendo un successo strepitoso …
R – “Dalla serata dello scorso 8 settembre è nato anche il mio ultimo lavoro discografico, “Puzzle”. Fu un live incredibile con tre bis e gli organizzatori hanno deciso così di richiamarmi. Questa volta però mi presenterò in una veste diversa: suonerò sia in piano solo che in trio. Proporrò infatti anche l’altro progetto che porto avanti ormai da cinque anni, il Michele Di Toro Trio, composto da me al pianoforte, Yuri Golubev al contrabbasso e Marco Zanoli alla batteria. Domani eseguiremo nostre composizioni presenti negli ultimi due dischi e faremo un omaggio a due mostri sacri del pianismo del jazz, Oscar Peterson e Thelonious Monk. Sono completamente diversi fra loro, per tecnica esecutiva e compositiva: il primo è stato un grande virtuoso più che un compositore, il secondo un genio della composizione anche se come pianista un po’sottovalutato per il suo modo particolare di suonare. Mi ha affascinato l’idea di scegliere questi autori apparentemente lontani fra loro, anche se per gran parte contemporanei durante le rispettive vite (hanno entrambi avuto lo splendore artistico negli anni ‘50-‘60). Suoneremo brani per cercare di unire l’aspetto armonico e ritmico di Monk con una tecnica esecutiva alla Peterson: sarà un po’ un gioco di specchi che tenderà ad evidenziare i punti forti dei due grandi artisti”.
Lei si rivede in Monk e Peterson oppure ha altri modelli?
R – “Nel passato mi sono ispirato molto a Keith Jarrett, al suo modo di suonare perché lo trovo simile alla mia formazione accademica ed al percorso musicale che oggi sto portando avanti: tanti riferimenti al mondo classico e contemporaneo ma anche una grande padronanza dello strumento. Negli ultimi anni mi sono un po’ discostato da questo modo di fare poiché mi sento molto più vicino ad un’essenzialità come quella di Monk e Peterson. Mi rivedo anche nel silenzio: ho tolto tante cose nella mia musica, per cercare di arrivare ad uno stile personale che raggruppi un po’ tutti questi elementi che ho citato”.
Chi viene ai suoi concerti rimane sempre impressionato dal suo modo di suonare: lei riesce ogni volta a regalare emozioni incredibili al suo pubblico. Il live è forse la sua dimensione ideale. È così secondo lei?
R – “Nei sette dischi che ho fatto ho prediletto molto l’aspetto live che devo dire mi esalta. “Puzzle”, mio ultimo cd, è registrato proprio in occasione del mio esordio al Blue Note lo scorso anno. Io trovo che il musicista nella dimensione concerto sia più autentico: anche se ci sono forse degli impercettibili errori e si respira un’atmosfera non perfetta come quella dello studio di registrazione, ascoltando un disco così concepito ci si sente quasi nel posto dove il musicista sta suonando. Non penso che cambierò questo mio gusto nel live. Certo riesco ad essere eclettico, a far cogliere al pubblico i vari aspetti del mio modo di fare musica: spesso mi si vede in Piano Solo, ma anche con orchestre, o in formazioni ridotte tipo quartetto di tango, in trio o in duo. Mi piace spaziare, anche se provo la libertà totale quando sono in piano solo. Sono nato e poi cresciuto nella molteplicità musicale e non vi rinuncerò facilmente. Alla fine dei conti mi interessa essere autentico, offrire a me stesso ed al pubblico una qualità fedele a come sono realmente nella vita. Non mi piace scendere a compromessi nei confronti delle regole del mercato. Sento più mie le forme del trio e Piano Solo nel modo di suonare”.
Quanto c’è di improvvisazione quando lei suona?
R – “Io credo che improvvisare sia una dote di natura. Certo mi aiuto il fatto che ho l’orecchio assoluto, ma non è determinante perché ci sono altri artisti che, pur non avendolo, sanno farlo benissimo. Credo che l’improvvisazione rivesta una parte fondamentale nella mia musica: i brani scelti diventano dei canovacci, negli ultimi anni addirittura mi si ascolta spesso intrecciare, fondere diversi pezzi uno con l’altro quasi a diventare una composizione estemporanea. Ciò mi permette di modulare sia il tempo che le idee, la creatività ed il tutto va ad influire in un linguaggio che ad ascoltarlo sembra semplice ma non lo è. Ho fatto accostamenti pazzeschi: Beethoven con Mina o Duke Ellington con Mozart. C’è una grande responsabilità nel fare questa “azzardi”, ma si rimane affascinati e conquistati in pieno quando li si pensa. Sperimentare ti permette di essere sempre diverso, in ogni concerto trovi degli aspetti imprevedibili. Cerco di definire il meno possibile dal vivo, se non i brani che ho intenzione di suonare. Amo dare una veste nuova alla mia musica ogni sera: mi lascio influenzare dalle situazioni, dal tipo di serata o di pubblico, dal luogo in cui mi trovo, lasciandomi rapire da questi elementi”.
Un grande appuntamento dunque domani sera al Blue Note di Milano per un artista che sa ogni volta sorprendere il suo pubblico e non mancherà di farlo anche in questa prestigiosa occasione. Un ringraziamento speciale all’Ufficio Stampa Protosound Polyproject che ha reso possibile l’intervista.