“E’ importante essere qui” ha affermato il fisico “perchè ritengo che in campo scientifico in Italia ci debbano essere più istituti di ricerca privati e meno università. In campo scientifico, nel nostro paese, si privilegia troppo la teoria e poco la pratica. E’ un retaggio, credo, della nostra cultura umanistica, che è prevalsa e prevale ancora sulle altre.Gli studenti conoscono molto di più Shakespeare che le opere dell’antichità di scienziati come Pitagora ed Euclide. L’Università itaiana dovrebbe avere una sorta di fallimento, come avviene nelle aziende, per poter essere ricostruita dalle fondamenta”.
Accompagnato da luminari di assoluto valore come Sergei Popov e il neozeladese Roy Patrick Kerr (da dove prende il nome la categoria dei buchi neri Kerr-Newmann) e seguito da un gruppo di studenti e ricercatori provenienti da tutto il mondo, Giacconi ha tenuto una lezione in inglese sui temi di studio in cui si è distinto, tanto da arrivare, nel 2002, al premio più ambito per uno scienziato.
Nato nel 1931 a Genova, si trasferì all’età di venticinque anni negli Stati Uniti, dopo aver conseguito il diploma di laurea all’Università degli studi di Milano, meglio nota come la “Statale”.
Due anni dopo il suo arrivo negli Stati Uniti, iniziò, nel 1958, a collaborare con l’Ateneo di Princeton. Nel 1973 divenne direttore dell’Harvard Smithsonian center of Astrophysics. Lì ebbe parte attiva nella progettazione e realizzazione di un telescopio che fu mandato in orbita, e venne denominato in seguito “Osservatorio Einstein”.
Collaborò dal ’93 al ’99 con l’ European Southern Observatory (Eso).
Già nel marzo del 2003, a distanza di pochi mesi dal conferimento del Premio Nobel, Giacconi era stato gradito ospite a Pescara per ricevere la cittadinanza onoraria, ricevendo come oggetto simbolico le chiavi della città dall’allora sindaco Carlo Pace.
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