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Abruzzo, assegnazione alloggi popolari: approvata la nuova Legge

da Redazione

SospiriSospiri   sottolinea che la legge rafforzerà il diritto all’alloggio popolare solo per chi  ha tale diritto e lavora onestamente, ma toglierà le case a chi le occupa abusivamente o delinque

ABRUZZO – Approvata a maggioranza la legge di iniziativa della giunta regionale che modifica le norme per l’assegnazione e la gestione degli alloggi di edilizia residenziale pubblica e per la determinazione dei relativi canoni di locazione.Il  nuovo progetto di legge amplia la categoria dei reati e introduce  una disposizione di favore nei confronti dei coniugi separati o divorziati.

“Una legge rigorosa, ferma e soprattutto equa che, da questo momento, rafforzerà il diritto all’alloggio popolare solo per chi ne ha diritto e lavora onestamente, togliendo le case a chi le occupa abusivamente, o le usa per fini illeciti, o a chi si macchia di delitti orrendi come le violenze domestiche, e a chi offende i simboli del nostro Stato. È quella approvata oggi dal Consiglio regionale, frutto del lavoro serrato della nostra maggioranza che ha migliorato la legge, sempre del centrodestra, del 1996. Ora dalle parole passiamo ai fatti: ai sindaci abbiamo dato gli strumenti più adeguati per riportare ordine e rispetto della legge nei nostri quartieri più popolari”.

Lo ha detto il Presidente del Consiglio regionale Lorenzo Sospiri commentando l’approvazione della legge sugli alloggi popolari.
“Nel documento normativo – ha sottolineato il Presidente Sospiri – ci sono alcuni elementi cardine innovativi e attesi da tempo: partiamo da un assunto, ovvero tutti hanno diritto alla casa popolare, cittadini italiani e stranieri che, allo stesso modo, dovranno dimostrare di non essere titolari di altri immobili, in Italia o all’estero, e tutti dovranno certificare il proprio reddito fiscale. Una previsione che non determinerà alcuna penalizzazione nei confronti dei cittadini stranieri regolari i quali, attraverso le proprie ambasciate e consolati, potranno tranquillamente produrre i documenti necessari, esattamente come previsto per accedere al reddito di cittadinanza. Fuori dagli alloggi popolari chi delinque, oggi più di prima, e infatti abbiamo inserito nuovi reati che fanno decadere il diritto alla casa, ovvero il vilipendio nei confronti della Repubblica, delle Forze Armate, della nazione, danneggiamento della bandiera italiana, dunque tutti reati che producono offesa nei confronti dei simboli del nostro Stato.

Perderà il diritto all’alloggio chi viene sorpreso in flagranza di reato nello spaccio di droga o prostituzione, ma anche chi si macchia di un delitto orrendo come la violenza domestica, un adeguamento della legge a quella che è oggi un’emergenza come il femminicidio. Abbiamo però aperto una nuova finestra nei confronti dei coniugi divorziati: oggi, seppure la moglie fosse titolare di una casa popolare, anche il marito che si separa ed è costretto a trovare una nuova sistemazione abitativa avrà diritto di fare domanda di casa popolare, una mano tesa a singoli soggetti che si ritrovano in una condizione di disagio oggettivo e innegabile. Non basta: da questo momento, chi occupa abusivamente un alloggio popolare non avrà diritto di allaccio alla rete dell’acqua potabile né agli altri servizi, come luce e gas. Questa condizione renderà di fatto inagibile l’alloggio e dunque farà venir meno i requisiti di salubrità, igiene e sicurezza, ovvero la casa diverrà invivibile, un’arma in più nelle mani dei sindaci per accelerare le procedure di sfratto e per ottenere i relativi provvedimenti di sgombero da parte delle Procure. Infine abbiamo reso più agevole e veloce la comunicazione tra le Ater, che gestiscono il patrimonio immobiliare popolare, e le amministrazioni comunali: almeno ogni due anni le Ater dovranno infatti pubblicare l’elenco degli alloggi eventualmente occupati abusivamente, consentendo ai sindaci di attivarsi con gli strumenti amministrativi più opportuni per liberare quelle case e assegnarle a chi ne ha veramente diritto. Sono chiaramente soddisfatto dell’approvazione di una norma che rappresenta un’altra promessa mantenuta nei confronti del territorio”.

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