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Abruzzo, Cisl Fp su emergenza Coronavirus e Rsa

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ABRUZZO –  Il Segretario CISL FP Abruzzo Molise,Vincenzo MENNUCCI nel seguente comunicato affronta il problema delle Rsa nell’ambito dell’emergenza sanitaria ,determinata dall’epidemia di  Covid 19:

Nella già complessa situazione emergenziale, le RSA incidono notevolmente sui numeri della crisi. Le residenze sanitarie assistite del territorio pescarese e di tutta la Regione Abruzzo, ricalcano le preoccupanti dinamiche della Regione Lombardia e di altre Regioni d’Italia in cui il virus ha fatto breccia tra gli ospiti anziani e in condizioni già critiche. I controlli e l’utilizzo dei dispositivi di protezione individuale sono stati minimi, soprattutto nelle prime battute del contagio.
Così le strutture per la terza età sono diventate un vero e proprio campo di guerra in cui è inutile trincerarsi in attesa del nemico invisibile. L’ultima in ordine di tempo è la RSA DE CESARIS di Spoltore, in cui si registrano almeno sette positivi tra il personale sanitario posto in quarantena e diversi tra gli ospiti della struttura che all’aggravarsi della loro condizione di salute, vengono trasferiti presso il nosocomio di Pescara.
Nei giorni scorsi, sul territorio pescarese, sono state censite diverse strutture residenziali sanitarie assistite chiamate a fare i conti con il diffondersi del virus. La RSA Acerbo de Pasquale di Loreto Aprutino è dovuta ricorrere alla evacuazione a causa dei tanti positivi registrati tra gli ospiti a cui sono seguiti purtroppo due decessi, oltre alla positività al COVID – 19 del personale socio sanitario impiegato. Analoga situazione si è registrata presso l’Istituto Sorelle della Misericordia di Pescara, su un totale di 50 tamponi eseguiti sono 23 i positivi, di cui nove suore, due operatori socio sanitari e dodici ospiti; una suora-infermiera e una anziana interessate da insufficienza respiratoria sono state trasferite d’urgenza presso l’ospedale di Pescara.
Bisogna porre massima attenzione a ciò che sta accadendo nelle residenze sanitarie assistite, queste strutture non sono attrezzate e tanto meno preparate per difendersi dal COVID – 19. L’attenzione massima deve essere posta in primo luogo in fase di trasferimento dei pazienti dagli ospedali presso le RSA. Infatti, nella maggior parte dei casi, è stato registrato il diffondersi del virus in queste strutture a causa di pazienti ospedalizzati trasferiti che hanno generato emergenza nell’emergenza, come nel caso del DE CESARIS di Spoltore. Il diffondersi del virus in queste strutture può innescare veri e propri disastri sanitari.
In secondo luogo si necessita a stretto giro, conoscere le intenzioni delle cliniche private abruzzesi circa il loro coinvolgimento o meno nell’emergenza COVID – 19. Ad oggi per la Regione Abruzzo, la pandemia è stato un problema solo della Sanità Pubblica che nonostante tutto, al netto dei tanti tagli lineari a cui ingiustamente abbiamo assistito negli ultimi anni, ha prontamente risposto alle incessanti richieste di aiuto da parte della collettività duramente colpita. Risposte date grazie alla professionalità e alla capacità umana dei tanti medici, infermieri, tecnici, operatori sanitari e amministrativi pubblici che sotto gli occhi di tutti, a costo della propria vita, stanno mantenendo in piedi le sorti sanitarie e sociali dell’intera Regione. Non ci è più concesso attendere e soprattutto bisogna uscire allo scoperto e dire chiaramente quale è il ruolo che la sanità privata abruzzese vuole svolgere.
In questi giorni, stiamo assistendo a causa della contrazione del lavoro che ha colpito anche le case di cura private abruzzesi, conseguenza dell’interruzione delle ordinarie attività non emergenziali che inevitabilmente stanno generando non pochi problemi tra i tanti lavoratori del settore sanitario privato regionale. Di fatti, nelle cliniche private abruzzesi, molte delle professioni sanitarie risultano essere poste impropriamente a riposo mediante l’utilizzo delle proprie ferie, conseguenza questa di precise scelte aziendali che denotano, a distanza di oltre un mese dall’inizio dell’emergenza, la mancanza di una chiara presa di posizione sull’essere in prima linea al fianco alla Sanità Pubblica o fare ricorso agli ammortizzatori sociali messi in campo dal Governo. Questa situazione diviene ancor più singolare quando si pensa che i lavoratori a cui si fa riferimento, sono dipendenti inquadrati nel CCNL AIOP ARIS, scaduto da circa 14 anni e che proprio per volontà di parte datoriale, nonostante la caparbietà di CGIL CISL e UIL, non è stato ancora rinnovato.
La surreale situazione emergenziale che stiamo vivendo in questo difficile momento storico, dovrebbe innescare maggiormente quel senso di umanità e di appartenenza ad una vera comunità, percezioni indispensabili per generare nuova linfa vitale in questa società malata che tenta di curarci. E’ giunto il momento in cui bisogna abbandonare una volta per tutte la moda dell’individualismo sfrenato che ci ha condotto a fare i conti con i nostri errori.
Andrà tutto bene, se una volta per tutte remiamo nella stessa direzione.

 

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