E’ quanto emerge dal monitoraggio della Coldiretti che aggiunge:”un vero e proprio tsunami ha colpito le campagne abruzzesi”
ABRUZZO – Un quadro desolante e drammatico quello che emerge dal monitoraggio della Coldiretti , nell’ambito della mobilitazione degli agricoltori e degli allevatori colpiti dal terremoto e dal maltempo in Abruzzo che si sono incontrati ieri a Basciano (Teramo) e a Penne (Pescara) con il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo e l’unità di crisi di Coldiretti Abruzzo per tenere alta l’attenzione sui danni ricevuti dal settore agricolo in seguito alle calamità e al sisma di gennaio.
Con lo scioglimento della neve – informa la Coldiretti – appaiono in tutta la loro drammaticità gli effetti del terremoto e delle nevicate che hanno provocato danni ad almeno 5mila aziende agricole.
Non solo stalle crollate e case scoperchiate, ma anche danni gravissimi sono stati inferti al territorio dalle precipitazioni nevose che in alcune zone hanno raggiunto i tre metri, seppellendo alberi e coltivazioni in campo. Anche gli olivi – informa la Coldiretti – hanno fatto le spese dell’ondata di neve e gelo e ci vorranno quattro o cinque anni, in molte zone, prima che le nuove piante, in sostituzione di quelle abbattute, siano in grado di produrre, non garantendo reddito, in tale periodo, agli olivicoltori abruzzesi.
Oltretutto – precisa la Coldiretti – si tratta di varietà pregiate di olivi che, in buona parte erano destinati a fornire olio extravergine d’oliva delle denominazioni d’origine protetta regionali: Aprutino Pescarese, Colline Teatine e Colline Teramane. Ma terremoto e maltempo – conclude la Coldiretti – hanno provocato anche un generale dissesto del territorio con ettari di terreno agricolo fertile franato che, non essendo più stabile, non consentirà per anni la normale coltivazione.
L’olivicoltura che, in Abruzzo, prima del mese di gennaio contava 6 milioni di piante su circa 46mila ettari che rappresentano circa il 50% della superficie agricola arborea utilizzata, un totale di circa 60mila aziende di cui 15mila che coltivano prevalentemente olivo e oltre 350 frantoi.
Numeri importanti che fanno i conti con una realtà aziendale variegata, che oscilla da una minoranza di imprese specializzate alle aziende a conduzione familiare fino ad arrivare ai numerosissimi “agricoltori della domenica” che si limitano a raccogliere i frutti della terra senza investimenti o lavorazioni del caso (il 75% delle aziende in Abruzzo è di piccole dimensioni).
“Dopo la riduzione della produzione che ha caratterizzato l’ultima campagna olivicola, questa è una ulteriore batosta soprattutto perché andrà ad incentivare indirettamente la presenza sul mercato di prodotti a basso costo e di provenienza estera – dice Coldiretti Abruzzo – E’ pertanto necessaria una riflessione profonda sulla realtà e sulle problematiche del settore olivicolo in Abruzzo e, in particolare, sul prezzo di un prodotto, l’olio extravergine che, seppur simbolo di salute e di genuinità, resta comunque un bene sottopagato. Basti pensare, giusto per far capire di cosa parliamo, che ogni persona consuma in media al giorno circa 40 grammi di olio pari ad un costo di 32 centesimi, un terzo del costo di un caffè”.