Economia

Abruzzo, contraffazione: un’impresa su cinque è esposta

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Emerge da un approfondimento condotto da Confartigianato Abruzzo sui dati contenuti in un’elaborazione del Centro studi della Confederazione nazionale

PESCARA – In Abruzzo 1.439 imprese artigiane sono esposte alla contraffazione; rappresentano il 19,7% del totale dell’artigianato manifatturiero (7.303 attività). In altre parole, un’impresa su cinque è esposta al fenomeno e tale dato, in linea con la media nazionale (19,8%), colloca l’Abruzzo al quinto posto della classifica delle regioni italiane. É quanto emerge da un approfondimento condotto da Confartigianato Abruzzo sui dati contenuti in un’elaborazione del Centro studi della Confederazione nazionale.

I settori principalmente interessati sono l’abbigliamento (648 imprese), cuoio, borse, pelletteria e pellicce (275), tessile (214), gioielleria e pietre preziose (183), calzature (43). I dati sono relativi al quarto trimestre 2015 e fanno registrare una flessione del 3,6% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.

A livello territoriale, la maglia nera spetta alla provincia di Teramo: le imprese maggiormente esposte alla contraffazione sono 700 e rappresentano il 33% del totale dell’artigianato del manifatturiero. Seguono il Pescarese (301 imprese, 17,9%), la provincia di Chieti (296, 14,5%) e l’Aquilano (142, 9,7%).

A livello nazionale le imprese esposte dalla contraffazione sono 63.025, pari al 19,8% del totale; perdono 9,9 miliardi di euro di vendite e 88mila posti di lavoro. Sul podio, per i rischi maggiori, ci sono Toscana (13.192 imprese, 42,9%), Marche (4.792, 35%) e l’Umbria (1.394, 25,5%). Situazione migliore in Trentino Alto Adige (545, 9,4%), Valle d’Aosta (56, 9,3%) e Sicilia (1.666, 8,4%).

«La nostra associazione – commenta il presidente di Confartigianato Abruzzo, Luca Di Tecco – è da sempre impegnata contro l’abusivismo e la contraffazione. Rivolgiamo un appello alle imprese abruzzesi affinché ci segnalino casi di lavoro sommerso e illegale. Provvederemo, a nostra volta, a segnalare gli episodi alle autorità competenti, garantendo l’anonimato».

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