PESCARA – “Le Zes hanno impiegato oltre cinque anni per andare a regime e, da un anno, grazie al lavoro dei commissari, stanno funzionando bene e svolgendo con successo il ruolo di catalizzatrici di sviluppo, anche in territori tradizionalmente lontani dai grandi traffici internazionali. Lo strumento Zes è quindi maturo ed efficace: ora sarebbe un peccato perdere il lavoro fatto e la fiducia degli investitori”. Parla chiaro Vito Grassi, vicepresidente di Confindustria, chiamato a chiudere una delle tavole rotonde della terza edizione dell’Abruzzo Economy Summit all’Aurum di Pescara.
I presidenti di cinque associazioni regionali degli industriali, Silvano Pagliuca (Abruzzo), Sergio Fontana (Puglia), Francesco Somma (Basilicata), Gianluigi Traettino (Campania) e Aldo Ferrara (Calabria) si sono confrontati su “Le sfide per lo sviluppo del Mezzogiorno” e, unanimemente, hanno ritenuto la zona economica speciale unica per le regioni del Sud un’occasione per il sistema imprenditoriale, “purché il periodo di transizione non comporti rallentamenti rispetto al lavoro dei commissari”.
Grassi ricostruisce quello che definisce “il disegno strategico” che sta alla base della creazione delle otto Zes operative nelle regioni del Sud: “Una legge nazionale, la condivisione territoriale, una precisa identità, i piani di sviluppo. L’obiettivo è di consolidare la manifattura che funziona per collegarla all’economia del mare, che ha nel Mezzogiorno d’Italia uno straordinario punto di forza”. Attrarre e accelerare le infrastrutture, “una nostra cronica debolezza” per attrarre nuovi investimenti, che poi si traducono con la crescita dei livelli occupazionali. “Siamo pronti a fare un piccolo passo indietro per fare subito un grande balzo in avanti”, sintetizza Sergio Fontana, che in occasione della Fiera del Levante di Bari lanciò l’idea della Zes Unica.
Accanto ai tempi di realizzazione della Zes unica, gli industriali guardano ad altri due temi centrali: le risorse (“si è in grado di sostenere investimenti significativi per colmare il divario infrastrutturale tra Sud e Nord?”) e una governance efficace, “snella e proattiva”. “Voglio immaginare la Zes del Mezzogiorno soprattutto come piattaforma logistica integrata – aggiunge Silvano Pagliuca -, ben informatizzata e che riesca a essere di supporto alle aziende che operano e opereranno con nuovi insediamenti e con evidenti necessità di flussi di merci”.
La Zes unica dovrebbe partire con il nuovo anno, ma fino a quando non saranno completate tutte le fasi procedurali previste, a partire dal Dpcm che avvierà il complesso iter, l’attuale governance basata sulle otto Zes rimarrà intatta. Nel frattempo, Viale dell’Astronomia chiede al governo di partecipare al tavolo nazionale e alla cabina di regia: “Ad oggi siamo solo invitati in veste di osservatori – chiosa Grassi –. Considerando però il contributo determinante che le imprese possono dare alla definizione della strategia, ma anche delle declinazioni territoriali della stessa, sarebbe necessario un coinvolgimento più attivo delle parti economiche e sociali. Confindustria è pronta a dare un contributo di proposte, così come è stato nel percorso che ha portato nel 2017, dopo diverse modifiche normative, alla nascita delle attuali otto zone economiche speciali”.
Nella foto, da sinistra: Francesco Somma (Confindustria Basilicata), Silvano Pagliuca (Confindustria Abruzzo), Sergio Fontana (Confindustria Puglia), Gianluigi Traettino (Confindustria Campania), Aldo Ferrara (Confindustria Calabria) e Vito Grassi (vicepresidente Confindustria).
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