Pescara

Abruzzo: Meno banche, meno bancari, meno crescita

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Uil e Uilca: si rilancino la Fira e ammortizzatori sociali adeguati

PESCARA – Sempre meno banche, sempre meno sportelli, sempre meno lavoratori bancari. E sempre meno credito alle imprese, specie quelle piccole, che in Abruzzo si traduce in una ripresa economica decisamente più lenta che nel resto d’Italia.

È l’allarme lanciato da Uil e dai bancari della Uilca, nazionali e regionali, nel corso di una conferenza stampa che si è tenuta questa mattina nella sede Uil a Pescara, con la partecipazione di Alessandro Roselli, Uilca Abruzzo, Roberto Campo, Uil Abruzzo, Roberto Telatin, responsabile Centro Studi Uilca “Orietta Guerra”, e Guglielmo Loy, segretario nazionale Uil.

Analisi del sistema creditizio regionale e nazionale

Dai dati forniti relativi al periodo 2010-2015, si evince che alla fine dell’anno scorso erano presenti in Abruzzo con propri sportelli operativi 47 banche, di cui 12 con sede amministrativa in regione: 2 in meno rispetto a cinque anni prima, destinate a diventare addirittura 9 dopo i cambiamenti intervenuti nel 2016 nelle governance di Tercas e Caripe, già riacquisite dalla Popolare di Bari, e Carichieti ormai prossima a diventare lombarda. Nel 2015, gli sportelli bancari erano 629: 72 in meno rispetto al 2010. Di questi, 241 facevano capo a banche abruzzesi. La riduzione del numero di sportelli osservata negli ultimi anni (-10,7 per cento tra il 2008, anno di inizio della crisi, e il 2015) non ha interessato in modo uniforme il territorio regionale e le banche operanti sul territorio: la contrazione si osserva principalmente nei comuni che nel 2008 presentavano una maggiore presenza bancaria.

A livello nazionale, le cose non vanno diversamente: il sistema bancario italiano è molto cambiato nell’ultimo decennio. Il suo nuovo volto evidenza una contrazione del numero delle banche passate dalle 792 del 2005 alle 643 del 2015, con sportelli diminuiti di 3.572 unità (erano 33.663 nel 2010, ora sono 30.091).

Le ragioni di questa mutazione sono da ricercare sicuramente dai grandi cambiamenti strutturali e normativi a livello nazionale e internazionale (riforma delle Banche Popolari e bail-in), ma anche da fenomeni in atto come lo spostamento delle operazioni bancarie dallo sportello al canale digitale.

Ma non è solo un sistema che cambia: la tendenza alla desertificazione bancaria, secondo Uil e Uilca, non può non avere conseguenze sull’intero sistema economico regionale, “bancocentrico” come quello nazionale. Nel quinquennio 2010-2015 in Abruzzo, pur in presenza di un aumento degli impieghi pari al 3,73 per cento, le imprese attive sono diminuite di ben 5.406 unità, pari al 4,07 per cento. Se dunque è vero che nel 2015 l’attività economica in Abruzzo ha mostrato un lieve recupero dopo il forte calo registrato negli anni precedenti, il prodotto regionale in termini reali è tuttavia aumentato in misura inferiore al dato medio nazionale. Alla ripresa del credito hanno contribuito sia le misure di politica monetaria come il Quantitative Easing, sia la maggiore domanda di fondi da parte di imprese e famiglie. Tuttavia, se i prestiti bancari alle imprese di maggiori dimensioni sono tornati a crescere (+2,1 per cento nell’ultimo anno), per le piccole aziende hanno continuato a contrarsi (-2,1 per cento nell’ultimo anno). La penalizzazione delle piccole e medie imprese abruzzesi è evidente anche da un altro dato: a fronte di un calo alla fine del 2015 dei i tassi di interesse a breve termine praticati alle imprese dal sistema bancario, dal 7,3 al 6,2 per cento in un anno, tale riduzione ha interessato prevalentemente le imprese di maggiore dimensione: così, il divario tra il costo del credito alle imprese di piccole dimensioni e a quelle di dimensioni medio-grandi è aumentato a tre punti percentuali.

Le proposte Uil e Uilca

A fronte di una desertificazione del credito a livello regionale, Uil e Uilca Abruzzo rilanciano con decisione l’ipotesi di trasformare la Fira in una società “in house”: una volta rientrata nel perimetro regionale, la finanziaria regionale potrebbe diventare un interlocutore credibile, autorevole e istituzionale per tutto il mondo del credito abruzzese, coordinando una vera e propria politica creditizia nella nostra regione, e lavorando affinché il legame tra territorio, imprese e finanziamenti possa consolidarsi sempre di più.

Quale tutela per i lavoratori delle banche?

Uil e Uilca lanciano il loro allarme anche per i numerosi posti di lavoro a rischio: nel periodo 2010-2015, infatti, si è già assistito ad un’uscita di 298 unità, pari al 6,31 per cento della forza lavoro presente al 31 dicembre 2010 in Abruzzo. Ancora più drammatica la situazione a livello nazionale: i bancari, infatti, sono diminuiti di ben 36.042 unità, e le uscite previste nei prossimi tre/quattro anni stimate in oltre 20 mila lavoratori. Una situazione aggravata da un lato dalle disposizioni del Jobs Act relative alla ricollocazione dei lavoratori mai entrate in funzione, dall’altro dalla scelta degli istituti di credito di non sposare strade solidaristiche (finanziamenti per la riconversione e riqualificazione professionale, formazione, solidarietà difensiva espansiva), ma di puntare invece su politiche di prepensionamento.

Le proposte Uil e Uilca per i lavoratori

Uil e Uilca ritengono che un valido ammortizzatore sociale come il Fondo di Sostegno al Reddito per i Lavoratori del Credito, finanziato in parte dalle imprese e in parte dai lavoratori, vada rilanciato con decisione. Poiché, però, così come congegnato non è in grado di sostenere crisi strutturali del settore come è quella in corso da anni, il sindacato chiede che il governo contribuisca con un’erogazione ad hoc che dovrà entrare nel Fondo di Sostegno al Reddito e gestita attraverso la bilateralità (Abi e sindacati), per aiutare coloro che dovranno abbandonare il lavoro prima della pensione a causa delle ristrutturazioni, delle chiusure delle filiali e del mutato modello organizzativo delle banche. Questo perché pur contribuendo a finanziare gli ammortizzatori sociali, quali la cassa integrazione, il settore non gli utilizza.

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