I lavori della giornata sono stati aperti dalla relazione della segreteria che ha introdotto il dibattito presieduto da Giovanni Notaro, Segretario Generale Aggiunto Usi AbruzzoMolise. Le conclusioni sono state affidate a Vincenzo Dell’Orefice, Segretario Nazionale Fisascat.
Da un’analisi degli ultimi dati economici ed occupazionali, presentata alla kermesse della classe dirigente della Fisascat, si intravedono segnali che, ad un primo sguardo, sembrano incoraggianti per lo sviluppo dell’Abruzzo e del Molise, ma nascondono un peggioramento delle condizioni che la gente vive quotidianamente. “Un andamento negativo che ha favorito l’acuirsi di paure vecchie e nuove che hanno cambiato gli stili di vita e modificato i consumi. Questi cambiamenti non modificano solo i consumi, ma anche i luoghi e modalità in cui questi vengono esercitati, e pongono una pesante ipoteca sulla tenuta dell’occupazione e della struttura produttiva. Nelle due regioni italiane è nato un nuovo modello distributivo”.
L’Abruzzo è la seconda regione italiana con la percentuale più alta per la concentrazione di centri commerciali: per ogni mille abruzzesi ci sono 205,45 metri quadrati di centri, a fronte dei 179,6 della Lombardia. Il Molise, invece, registra valori più contenuti: 95,05 mq di aree sono destinate alla grande distribuzione per ogni mille abitanti. “La proliferazione di tali insediamenti ha incentivato occupazione, evoluzione sociale e consumi, crescita dell’economia, ma ha anche fagocitato la struttura portante del sistema commerciale e distributivo dell’economia: ossia quel commercio diffuso e al minuto, fatto di piccole e piccolissime imprese, di mercati circoscritti e naturalmente con una limitatissima capacità occupazionale, – ha sottolineato il segretario della FISASCAT”.
“Il lavoro innovativo, digitale, tecnologico, modifica e richiede sempre di più al singolo lavoratore, competenze specifiche e conoscenze. Abbiamo bisogno di nuovi strumenti contrattuali che non vanno ad appesantire i fattori di costo, ma rispondano in maniera efficace alla necessità di salvaguardare il potere di acquisto del salario dei lavoratori, con un occhio attento al crescente bisogno di qualità della vita privata e personale e la compatibilità del lavoro quale più alta forma di espressione della dignità e condizione umana. E’ ormai inderogabile ridisegnare per via negoziale e non legislativa la contrattazione, individuando almeno due livelli distinti e non sovrapposti che adattino diritti, tutele e salario minimo alle specificità che il lavoro nelle sue varie espressioni richiede in maniera flessibile e solidale”.
La Fisascat Cisl non ha paura del nuovo che avanza.
“Questi cambiamenti culturali e strutturali pongono degli interrogativi alla politica, al mondo imprenditoriale e al sindacato. Ed oggi la Federazione della Cisl che rappresenta i lavoratori e le lavoratrici dei settori del Terziario, Turismo e Servizi, è un esempio perché con il processo di riorganizzazione ha unito due regioni per rafforzare la propria azione di tutela e rappresentanza nei luoghi di lavoro e nei territori. Oggi siamo una forza credibile per i lavoratori, – ha concluso Leonardo Piccinno”
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