GIUSEPPE TOLETTI, IL DIRIGENTE “CICERONE” – Cercando di rispondere a questa domanda iniziamo il nostro cammino a ritroso, che ci porterà a scoprire un mondo, quello del basket femminile, che non trova grande risalto a livello di media tradizionali, ma che ha tutta una sua fisionomia definita e che, per questo merita di uscire dal suo settore “di nicchia” per essere conosciuto anche a chi non si è mai interessato a questo sport.
E’ tempo di lasciar la parola dunque, al Dottor Toletti che fungerà da nostro Cicerone alla scoperta di questo nuovo (per la maggior parte dei lettori) mondo. Attacca Toletti:
Prima di iniziare a parlare dell’Adriatica per meglio spiegare cosa ha spinto me a farmi carico dell’onere e dell’onore di far parte di questa società, credo sia giusto fare una piccola parentesi personale. Sono stato prima giocatore e poi arbitro di basket. Entrambe le volte ho abbandonato la professione per motivi di studio. Quando abbandonai la carriera di arbitro, alla fine degli anni 80, credevo di lasciare definitivamente questo sport. Non è stato così. Se sono qui ora lo devo a un mio alunno e alle mie figlie.
Prosegue Toletti:
Nel 2000 infatti, prosegue Toletti un mio alunno (il signor Toletti è docente di economia e commercio ndr) mi propose di andare a vedere una sua partita di basket. Portai anche le mie figlie a vedere la gara con me. Fu una grande partita e lì entrambe le mie bambine, che fino ad allora giocavano a pallavolo, si innamorarono di questo sport e vollero provare a giocare a basket. Parlai dunque con un dirigente dell’Aurora Basket, mio conoscente, e iscrissi le mie due figlie presso l’Aurora. La dirigenza mi chiese poi di entrare in società e io accettai entusiasta assumendo l’incarico di dirigente accompagnatore.
Alla fine però qualcosa si ruppe colpa di un regolamento capestro che fa sì che le giocatrici di basket siano ostaggio delle società.
IL REGOLAMENTO “CAPESTRO”
Secondo il regolamento FIP, allora vigente, infatti, un’atleta una volta tesserato è legato a vita alla società e non può svincolarsi in alcun modo a meno che la società stessa non conceda il cartellino. Nel 2006 fu posto una prima età di svincolo senza parametri per le giocatrici: 26 anni. Questo però non aiuta le ragazze che iniziano ad affacciarsi al mondo del basket e che continuano ad essere ostaggio delle società.
Riportiamo sotto l’articolo che regola il trasferimento dei giocatori e delle giocatrici.
Art. 27 Tesseramento conseguente al primo anno tesserabile
Al termine del primo anno sportivo nel quale è consentito il tesseramento, i giocatori possono essere trasferiti ad altra società solo dietro il rilascio del modello di prestito o del modello di trasferimento da parte della Societa’ di appartenenza.
Il suddetto articolo fu la causa scatenante della rottura tra il Signor Toletti e l’Aurora e uno dei motivi della nascita dell’Adriatica.
Prosegue infatti il signor Toletti:
Nell’estate 2003, dopo un torneo estivo la mia figlia più grande, che aveva 15 anni, espresse il desiderio di lasciare l’Aurora , dove era chiuso da atlete più brave, per andare a giocare a Roseto, dove c’erano le sue amiche. Anche la più piccola, che ne aveva 12, voleva seguire la sorella, così chiamai un dirigente della società per esprimere il desiderio di cambiamento delle mie figliole. La risposta che ebbi mi gelò. Mi fu infatti detto che, per regolamento, il cartellino delle mie due figlie, apparteneva alla New Aurora: della maggiore, che aveva cominciato tardi e meno margini di miglioramento, non importava niente, ma, poiché il trasferimento implicava anche la minore, che era una promessa, non avrebbero mai acconsentito a liberarle.
Questo regolamento “capestro” bloccava dunque il libero desiderio di due ragazze di trasferirsi altrove. Prosegue Toletti:
Passai momenti bruttissimi in cui non sapevo veramente che pesci pigliare. Mi misi quindi a studiare il regolamento per trovare un cavillo, una scappatoia che mi permettesse di trovare una soluzione al problema.