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Aggressione a danno del personale sanitario della ASL di Pescara

da Redazione

logo_nursindPESCARA – Riceviamo e pubblichiamo la nota dell’Organizzazione Sindacale NURSIND :

“La scrivente Organizzazione Sindacale NURSIND ha appresso dell’aggressione occorsa ad una infermiera, nello svolgimento del servizio, il giorno 6 agosto 2017, presso l’Unità Operativa di Geriatria ala sud del P.O. di Pescara.

In merito ha inviato una lettera Al Direttore Generale della ASL di Pescara Dott. Armando Mancini, Al Direttore Sanitario Aziendale della ASL di Pescara Dott. Valterio Fortunato, Al Direttore Sanitario f.f. del P.O. di Pescara Dott. Rossano Di Luzio, Al Responsabile del Servizio di Prevenzione e Protezione Ing. Antonio Busich, Alla Responsabile U.O.S. Risk Management Dott.ssa Anna Maria Ambrosi, Alla Responsabile del Coordinamento Servizio Infermieristico PP.OO. Pescara-Penne-Popoli Dott.ssa Maria Rita Cacciagrano.

L’infermiera aveva invitato presso l’uscita i parenti che si erano attardati oltre l’orario consentito di visita, per poter attendere alle attività di cura e garantire la privacy ad alcuni pazienti ricoverati lungo il corridoio.

In seguito al decesso di una paziente l’infermiera invitava i congiunti del defunto ad entrare, è in questa occasione che i familiari di un altro paziente manifestavano la richiesta di entrare ma dinanzi al diniego le inveivano contro con espressioni verbali e fisiche aggressive, ritenendo il divieto ingiusto e sostenendo che vi fossero dei favoritismi, affermazioni riferite palesemente infondate.

L’aggressione subita, ha costretto l’infermiera a ricorrere alle cure dei sanitari presso il pronto soccorso, attivando la pratica INAIL, la denuncia all’autorità giudiziaria e la redazione della scheda di incident reporting.

Le attività assistenziali, depauperate per l’infortunio dell’infermiera, hanno subito un rallentamento gravando unicamente sulla restante infermiera di turno e sui due OSS, un carico di lavoro di per sé faticoso accresciuto dal perenne sovraffollamento in cui versa l’unità operativa.

Gli atti di violenza a danno del personale sanitario, nel P.O. di Pescara, si verificano sempre con maggiore frequenza nei reparti che hanno l’annoso problema del sovraffollamento: Geriatria, Medicina, centri di Salute Mentali, Psichiatria ed in particolare
presso il Pronto Soccorso, eventi puntualmente denunciati dal sindacato NURSIND ma invano.

La situazione descritta genera negli operatori sanitari frustrazione, malessere fino a giungere a fenomeni di burnout ed infine, il degrado e la disorganizzazione, esasperano gli animi dei degenti e parenti che sfogano la loro rabbia in modo irrazionale, inaccettabile e ingiustificabile contro il personale a loro prossimo.

Un reparto non può accogliere in modo indefinito i ricoverati posti lungo i corridoi o presso altre unità operative; l’ingovernabilità delle attività cliniche ed assistenziali favoriscono l’insorgenza di eventi avversi.

Il rischio di subire violenze sul posto di lavoro, si registra come fenomeno in aumento fra gli operatori sanitari, sempre più esposti a causa del contatto diretto con l’utenza.

Lo conferma la letteratura, la quale evidenzia però, che non sempre tali eventi sentinella (evento avverso di particolare gravità che merita l’individuazione e implementazione di adeguate misure correttive) vengono segnalati: le cause di tali “omissioni” sono riconducibili spesso alla convinzione che le manifestazioni di violenza dei pazienti o dei familiari rientrino nell’ordinario.

Eppure il Ministero della Salute nel 2007 ha pubblicato una raccomandazione al riguardo (n. 8), nella quale si incoraggiava l’adozione di iniziative e programmi volti a prevenire gli atti di violenza e/o attenuarne le conseguenze negative attraverso opportune iniziative di protezione e prevenzione.

Senza dubbio la parola protezione disegna uno scenario all’interno del quale operano le forze dell’ordine, operatori addetti alla sicurezza, servizi di videosorveglianza.

La parola prevenzione, al contrario, ci proietta in una dimensione nella quale il vero protagonista è proprio l’infermiere, il quale deve essere in grado di mettere in campo strategie utili a proteggere sé stesso ed i colleghi da possibili comportamenti aggressivi.

La prevenzione, tuttavia, deve presupporre una certa conoscenza di azioni o atteggiamenti tendenti alla esacerbazione di atti di violenza.

Luck e collaboratori (2007) nel loro studio propongono l’osservazione di comportamenti facilmente identificabili, che indichino un potenziale atteggiamento ostile ed aggressivo.

A tale escalation hanno dato un acronimo, STAMP: sguardo fisso, tono di voce, ansia, borbottio, camminare avanti e indietro.

Tale conoscenza si raggiunge giocoforza attraverso la formazione: attività da realizzarsi con il contributo di esperti in grado di trasferire agli operatori le giuste modalità, non solo di osservazione, ma anche comunicativo-comportamentali grazie alle quali far fronte ad una possibile degenerazione del frangente in atto di violenza.

Il personale sanitario pur operando con diligenza e professionalità non riesce a soddisfare completamente i bisogni assistenziali a causa delle inefficienze determinate da:

• inadeguata organizzazione,

• personale insufficiente
• sovraffollamento

La scrivente Oganizzazione Sindacale NURSIND chiede:

• l’applicazione ad opera del Risk management di audit e root cause analysis, obbligatorie in casi di eventi sentinella;

• il rispetto degli orari di visita;

• la presenza di una guardia armata;

• aumento del personale;

• alternative ai ricoveri nei corridoi;

• fornire risposte adeguate, sul territorio, nella gestione della cronicità;

• istituzione di infermieri “case manager”;

• adozione di un nuovo modello organizzativo per “Intensità di cura e complessità assistenziale”, adottato con successo in regioni virtuose;

• creazione dell’ospedale di comunità a direzione infermieristica;

• creazione presso le UCCP o Case della salute di ambulatori infermieristici;

• corsi di formazione per riconoscere e fronteggiare eventi aggressivi;

ed infine, per scoraggiare nuovi atti di violenza, promuovere una campagna divulgativa, a cura del Management Aziendale ed U.R.P., in cui l’Azienda dichiara la totale condanna verso condotte aggressive perpetrate a danno degli operatori sanitari.

Il Direttivo regionale e Provinciale del NURSIND Abruzzo, vigilerà attentamente sull’implementazione di azioni di miglioramento e sull’applicazione di quanto indicato dalle norme vigenti, se la risposta sarà inadeguata, procederemo per le vie giudiziarie.

Il nostro obiettivo è: garantire risposte di salute soddisfacenti ai cittadini prevenendo di conseguenza gesti pericolosi per l’incolumità dei professionisti.”

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