«Assolutamente – queste le parole di Zampacorta –, sia io che Andrea Agrello torniano con grande entusiasmo e voglia di fare bene. Il ritorno di Massimo Morena, non più come allenatore ma come dirigente, ci ha certamente invogliato a tornare, ma non lo avremmo fatto se non avessimo mantenuto un ricordo stupendo dell’ambiente, della società e del clima davvero familiare che vi si respira. Siamo molto contenti».
Avete lasciato la Tombesi in serie B, la ritrovate in A2: quali saranno le differenze nel vostro lavoro?
«Quantitativamente si lavorerà di più, ci sarà una seduta atletica in più, ma la differenza la fa sempre, a tutti i livelli, la qualità dell’allenamento. Nel mondo dello sport, soprattutto a livello locale, c’è ancora la falsa credenza secondo cui ci si allena bene solo se si esce dal campo distrutti, stanchi per la fatica, e poi magari il giorno dopo ci si infortuna. Ciò che conta è la qualità dell’allenamento, assegnare a ogni giocatore lavori specifici legati alle proprie caratteristiche: alcuni avranno bisogno di lavorare sulla potenza, altri sulla velocità, altri ancora sull’agilità o lo scatto, e così via. In A2 ci si allena di più, ma i principi base rimangono gli stessi».
Nelle ultime due stagioni, la Tombesi ha avuto un cronico problema di infortuni: la risoluzione di questo problema è il primo obiettivo che vi ha dato la società?
«Credo che la prevenzione infortuni debba essere il primo obiettivo di ogni preparatore atletico. Ho seguito la Tombesi da tifoso nelle ultime due stagioni e mi è spiaciuto molto per i problemi che ci sono stati. Io, il prof Agrello e il nostro staff non promettiamo miracoli, solo l’attuazione dei principi che ho già spiegato e che hanno dato i loro frutti in passato: nei due anni alla Tombesi, infortuni muscolari non ne abbiamo mai avuti, e lo stesso posso dire per le altre squadre ed atleti che ho seguito in questi anni. Naturalmente, ci sono due fattori che non dipendono da noi: gli infortuni non muscolari, dovuti quindi agli scontri di gioco, e, ancora più importante, il contributo dei giocatori. Noi possiamo lavorare al massimo e assegnare il lavoro più adeguato, ma poi sta al singolo atleta, alla sua serietà e al suo essere professionista l’adeguarsi a quelle indicazioni. Siamo sicuri che, come già successo in passato, troveremo massima collaborazione da parte dei giocatori e lavoreremo bene insieme».
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