ROMA – Associazionismo per delinquere di stampo mafioso, concorso in associazione mafiosa, truffa, estorsione, porto illegale di armi da fuoco, riciclaggio, impiego di denaro, beni o utilità di provenienza illecita, contraffazione di marchi, e illecita concorrenza con minaccia o violenza e trasferimento fraudolento di valori: sono queste le tipologie di illeciti riscontrate con più frequenza da parte delle organizzazioni criminali operanti nel settore agroalimentare con il business delle agromafie che ha superato i 16 miliardi di euro nel 2015. E’ quanto emerso questa mattina all’incontro di presentazione del quarto rapporto sui crimini agroalimentari in Italia elaborato da Eurispes, Coldiretti e Osservatorio sulla criminalità in agricoltura presentato a Roma alla presenza di Ministri e vertici delle forze dell’ordine e della magistratura tra cui anche l’abruzzese vicepresidente del Csm Giovanni Legnini. Un rapporto da cui si evince che: l’intensità dell’associazionismo criminale è elevata nel Mezzogiorno, ma emerge anche con chiarezza come nel Centro Italia il grado di penetrazione sia forte e stabile e particolarmente elevata in Abruzzo, in cui la situazione è preoccupante nella provincia di Pescara, seguita da Teramo e L’Aquila e, ultima tra le quattro, la provincia di Chieti.
L’analisi si basa sull’Indice di Organizzazione Criminale (IOC) che rappresenta la diffusione e l’intensità, in una data provincia, del fenomeno dell’associazione criminale, in considerazione delle caratteristiche intrinseche al territorio, di eventi criminali denunciati e di fattori economici e sociali. L’Indice, che è la risultanza di ben 29 indicatori, è fondato sull’analisi di quelle variabili criminali che si ritiene siano più tipicamente collegate all’associazionismo criminale e di quelle variabili socio-economiche che possono influenzare il grado di vulnerabilità di un territorio rispetto al crimine organizzato. Nello specifico: quadro economico, prodotto interno lordo, disoccupazione, spesa familiare, popolazione; sistema bancario: protesti, interessi sui prestiti, sofferenze su impieghi, valore del credito al consumo; tessuto imprenditoriale: imprese cessate, iscritte; criminalità: reati di strage, omicidio a scopo di rapina, omicidio di tipo mafioso, tentato omicidio, minacce, sequestro di persona, sfruttamento e/o favoreggiamento della prostituzione, furto di automezzi pesanti, rapina, estorsione, contraffazione di marchi, ricettazione, riciclaggio di denaro o beni di provenienza illecita, usura, attentati, contrabbando, danneggiamenti in seguito ad incendi, associazione a delinquere, associazione di tipo mafioso, organizzazione criminale.
Nella classifica in tal modo elaborata (guidata dalla provincia siciliana di Ragusa con la più elevata presenza di criminalità pari ad indice 100), L’Abruzzo non passa inosservato. La situazione peggiore si registra a Pescara (con punteggio 71,4, quinto posto in Italia), seguita da Teramo (31,5), L’Aquila (31,2) e Chieti (26,3) come “fanalino di coda” (in fondo alla graduatoria nazionale c’è invece la lombarda Lecco con punteggio 0).
“Si tratta dunque di lavorare – è il commento di Coldiretti Abruzzo – per il superamento della situazione di solitudine invertendo la tendenza allo smantellamento dei presidi e delle forze di sicurezza presenti sul territorio, ma anche incentivando il ruolo delle associazioni di rappresentanza attraverso il confronto e la concertazione con la Pubblica amministrazione, perché la mancanza di dialogo costituisce un indubbio fattore critico nell’azione di repressione della criminalità”.
INDICE DI ORGANIZZAZIONE CRIMINALE
Posizione | Provincia | Valore indice di organizzazione criminale | Livello rischio |
1° | Ragusa | 100 | Alto |
5° | Pescara | 71,4 | Alto |
43° | Teramo | 31,5 | Medio alto |
44° | L’Aquila | 31,2 | Medio alto |
53° | Chieti | 26,3 | Medio alto |
106° | Lecco | 0 | Basso |
Fonte: Eurispes/Coldiretti
Nota metodologica: L’Indice è fondato sull’analisi di quelle variabili criminali che si ritiene siano più tipicamente collegate all’associazionismo criminale e di quelle variabili socio-economiche che possono influenzare il grado di vulnerabilità di un territorio rispetto al crimine organizzato. Nello specifico: quadro economico, Prodotto interno lordo, disoccupazione, spesa familiare, popolazione; sistema bancario: protesti, interessi sui prestiti, sofferenze su impieghi, valore del credito al consumo; tessuto imprenditoriale: imprese cessate, iscritte; criminalità: reati di strage, omicidio a scopo di rapina, omicidio di tipo mafioso, tentato omicidio, minacce, sequestro di persona, sfruttamento e/o favoreggiamento della prostituzione, furto di automezzi pesanti, rapina, estorsione, contraffazione di marchi, ricettazione, riciclaggio di denaro o beni di provenienza illecita, usura, attentati, contrabbando, danneggiamenti in seguito ad incendi, associazione a delinquere, associazione di tipo mafioso, organizzazione criminale. I dati relativi ad ogni variabile di contesto, desunti dalle statistiche ufficiali di fonte Ministero dell’Interno, Banca d’Italia, Istat e Camere di Commercio sono stati rapportati a grandezze che ne consentissero il confronto a livello provinciale; ottenendo 29 indicatori specifici.
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