Ideata e realizzata dalla Soprintendenza archeologia, belle arti e paesaggio dell’Abruzzo (Emanuela Ceccaroni) con la collaborazione dell’Associazione Culturale Libert’Aria (Giovanna Visci)
AIELLI – Dal 19 agosto al 25 agosto ad Aielli è aperta la mostra “Costellazioni archeologiche”; richiamando nel titolo i contenuti della manifestazione “Borgo Universo”, l’esposizione restituisce le aggregazioni che si formano intorno ad alcuni reperti di differente epoca, come costellazioni del passato di Aielli. Promosso dal Comune di Aielli, nella persona del Sindaco Enzo DI Natale, è stata ideata e realizzata dalla Soprintendenza archeologia, belle arti e paesaggio dell’Abruzzo (Emanuela Ceccaroni) con la collaborazione dell’Associazione Culturale Libert’Aria (Giovanna Visci).
Quattro reperti straordinari, associati ad altrettante costellazioni, guidano il visitatore lungo un percorso cronologico:
1) DISCO DI BRONZO VII sec. a.C.
L’antichità è popolata di animali fantastici, come quello che compare nel disco di bronzo del VII sec. a.C., rinvenuto ad Aielli e confluito nella collezione privata di Giuseppe Bellucci (1844-1921), oggi conservata nel Museo Archeologico Nazionale dell’Umbria.
In mostra è esposto per la prima volta, dopo il restauro terminato in questi giorni a Perugia.
Nella figura presente sul disco di bronzo è presente un motivo che attinge e rielabora elementi differenti; la tradizione vuole riconoscervi, sebbene manchino le caratteristiche, una chimera che riunisce in sé gli aspetti e la potenza di più animali; espressione di credenze religiose proprie del mondo italico, è entrata nell’immaginario collettivo e, nella Marsica, è stata assunta, sulla base di una suggestione non supportata da dati scientifici, come simbolo delle popolazioni abitanti in questo territorio prima della conquista romana.
Il mondo degli animali fantastici richiama la Costellazione di Pegaso, mitico cavallo alato nato quando Perseo tagliò la testa di Medusa.
Sul dorso di Pegaso Bellerofonte, eroe di Corinto, compie le sue imprese, tra cui l’uccisione della Chimera, il mostro con la testa di leone, il corpo di capra e la coda di serpente.
Il mito e la fantasia si intrecciano e il cavallo alato, dopo la morte di Bellerofonte, sale in cielo dove diviene la costellazione che oggi porta il suo nome.
2) ISCRIZIONE II SEC. A.C., rinvenuta ad Aielli Alto nel 1979.
Di non facile lettura, è stata diversamente interpretata da A. La Regina e da C. Letta.
Il primo vi riconosce l’incarico affidato ai due fratelli magistrati Lucius e Aulus Saufeii, di ricomporre una controversia relativa agli obblighi di manutenzione delle maceriae, i muri a secco posti a confine dei campi, lungo le vie pastorali (calles) che portavano dalla via Valeria ai pascoli alti del Sirente.
Letta, invece, propone che l’iscrizione riporti una disposizione relativa all’area di un santuario; i due magistrati citati prescrivono che “chi verrà a questo santuario per la fiera annuale che vi si tiene, sappia che tutti i muri a secco (che recingono l’area) devono essere salvaguardati e mantenuti, come se gli stessi dei se ne prendessero cura. Costui, dunque, riparerà quelli che avrà danneggiato, altrimenti dovrà costruire a proprie spese tutti i muri a secco intorno al santuario”.
In entrambi i casi, i caratteristici muri a secco sono elementi di grande importanza nell’organizzazione del territorio e delle attività connesse.
Nelle due differenti interpretazioni, il carattere contadino e il carattere sacro richiamo è alla Costellazione del Bifolco e alla Costellazione dell’Altare; la prima deriva dal custode dei sette buoi che trainavano il Grande Carro e accoglie al suo interno la stella Arturo, la quarta più luminosa dell’intero cielo.
L’altra, legata a differenti miti e culture, suggerisce l’elemento sul quale si svolgevano riti e sacrifici nei luoghi sacri; posta a sud dello Scorpione, è difficilmente visibile dall’Italia.
3) LETTO FUNERARIO IN OSSO – I sec. a.C./I sec. d.C.
Il letto recuperato casualmente ad Aielli nel 1936, insieme a un altro manufatto e a frammenti pertinenti a ulteriori due letti.
Durante lo scasso di una vigna furono intercettate quattro tombe a camera; soltanto due furono indagate in maniera sistematica, in modo da consentire il recupero di tutti i frammenti pertinenti a due letti funerari.
Gli elementi del letto della t. 3, come della t. 4 restaurati e ricomposti nel 2016, sono ricavati da ossi lunghi di animali, sapientemente lavorati da abili artigiani tra I sec. a.C. e I sec. d.C.; la considerevole altezza delle gambe, di ca. 72 cm, corrisponde a quella delle verghe di ferro inserite all’interno e, insieme alle dimensioni del telaio, stabilite valutando le misure delle tomba e delle quattro buche nelle quali erano inserite, lasciano supporre che il catafalco appartenesse a un individuo di sesso maschile.
Alla semplicità delle gambe, che simulano la tornitura del piede di un mobile, si contrappone l’articolata decorazione delle spalliere (fulcra), con busti di Menadi alate, le figure femminili che partecipavano ai cortei in onore di Dioniso, e le maestose teste di leone, finemente realizzate e resi vivi dalla fluente criniera e dagli occhi in pasta vitrea.
Queste figure attivano il suggestivo il richiamo alla grande Costellazione del Leone, protagonista di una delle fatiche di Ercole, collocata nel cielo settentrionale e ben riconoscibile nel periodo compreso tra dicembre e giugno;
4) FIBULA DI BRONZO – VI-VII sec. d.C.
La piccola e raffinata fibula, rinvenuta sul Monte Secine e rappresentante una colomba o pavoncella, è uno dei tre esemplari rinvenuti in Abruzzo e databili tra VI e VII sec. d.C.
Espressione di un’arte che ormai privilegia le linee essenziali, la fibula riproduce un volatile con il piumaggio delle ali e della coda sottolineato da linee oblique e parallele; nella testa dal becco appuntito due occhi di dado indicano gli occhi.
La frequentazione in età altomedievale del sito di Aielli è attestata anche dal riutilizzo delle tombe, nelle quali furono rinvenuti i letti funerari, in età longobarda, epoca alla quale sono da riferire vari materiali di corredo recuperati durante lo scavo del 1936.
Anche la Costellazione della Colomba, che giace sul bordo della via Lattea, ha piccole dimensioni, come la fibula in mostra, ma risulta comunque essere molto brillante e per questo ha sempre guidato i naviganti; la sua forma a zigzag ricorda quella di un uccello in volo.
ORARI
La mostra sarà aperta dal 19 luglio al 25 agosto, tutti i giorni con orario 10.00/13.00 e 16.00/22.00 nella sala consiliare del Municipio di Aielli (piazza F. Angelitti).
Nel corso del mese di agosto è in programma una giornata di approfondimento sui reperti in mostra alla quale parteciperanno vari studiosi ed esperti.