Mercoledì 18 maggio penultimo appuntamento del ciclo “Il cinema ritrovato”, i capolavori restaurati della Cineteca di Bologna
PESCARA – Proseguono con successo al Mediamuseum di Pescara le proiezioni del ciclo “Il cinema ritrovato”, i capolavori restaurati della Cineteca di Bologna.
Il penultimo appuntamento sarà mercoledì 18 maggio p.v. alle ore 20.15 con “Ascensore per il patibolo” di Louise Malle: tratto da un romanzo di Noël Calef, il film di Louis Malle rielabora in maniera strabiliante una trama noir. Su questa storia di tradimenti, omicidi progettati e commessi, di dettagli che complicano la vicenda e casualità che segnano il destino, Malle costruisce una melodia soffusa, aiutato dalla magistrale partitura jazz composta da Miles Davis, un mood che combacia perfettamente con le tinte cupe e minacciose del film. Si tratta dell’esordio di Louis Malle alla regia. Jeanne Moreau non è mai stata così bella e magnetica: una dark lady dallo sguardo inquieto. Vederla passeggiare per le vie di Parigi, anonima figura dall’andatura sensuale, ma quasi alla deriva, sullo sfondo grigio e sfocato dell’inquadratura, tra i riverberi delle luci al neon, ci fa pensare che gli stati di grazia esistono.
Magnifica la fotografia in bianco e nero di Henri Decae (un maestro della luce). “Quando realizzai Ascensore per il patibolo scelsi deliberatamente di partire da un libro che era un thriller, consapevole di fare qualcosa che sarebbe stato venduto all’industria cinematografica come un film di serie B. Naturalmente, ero molto ambizioso e il fatto di lavorare con Roger Nimier, anziché con gli sceneggiatori che mi erano stati raccomandati, rivelava tutte le speranze che riponevo nel film. Adesso, quando rivedo il film, mi rendo conto che riuscii – poiché esisteva una trama, che però era solo una specie di ossatura – a introdurre certi temi che, senza dubbio a livello inconscio, erano per me così importanti da ricomparire in seguito nel mio lavoro. Ma volevo anche fare un buon thriller. Il buffo è che ero davvero diviso tra l’enorme ammirazione per Bresson e la tentazione di fare un film alla Hitchcock. Così, in Ascensore c’è qualcosa dell’uno e dell’altro.
In molte scene, specialmente all’interno dell’ascensore, cercai di emulare Bresson. […] Al tempo stesso imitavo Hitchcock nel tentativo di fare, forse con un po’ di ironia, un thriller che funzionasse bene. La suspense, i colpi di scena… chiaramente, dal punto di vista stilistico, a parte il fatto che era il mio primo lavoro e quindi pieno di goffaggini, ero più vicino a Bresson. Così mi trovavo in mezzo ai due. Oltretutto, volevo ritrarre la nuova generazione… attraverso i personaggi dei ragazzi (quei ragazzi di periferia che allora erano chiamati blousons noirs perché indossavano tutti giubbotti di pelle nera), e descrivere una nuova Parigi, andando oltre la Parigi di René Clair narrata tradizionalmente dai film francesi. E volli anche mostrare uno dei primi edifici moderni di Parigi. Inventai un motel… ce n’era solo uno in Francia e non era vicino a Parigi, e così dovemmo girare in Normandia. Non mostrai una Parigi del futuro, ma in fin dei conti una città moderna, un mondo già disumanizzato. Non ero consapevole, con Ascensore per il patibolo, di fare qualcosa di personale; lo consideravo piuttosto un esercizio. (Louis Malle).
La visione del film sarà preceduta da un’introduzione a cura del Prof. Bruno Nasuti.
Ingresso libero