PESCARA – La Mostra suscita interesse perché riporta finalmente all’attenzione del pubblico, in modo esaustivo, il genio di un abruzzese che, a cavallo tra il 1800 e 1900, fu considerato uno dei massimi scultori dell’epoca a livello internazionale, tanto che le sue opere furono acquisite dalle più importanti personalità e dai più prestigiosi musei al mondo: l’Hermitage di San Pietroburgo, il Louvre di Parigi, il Reina Sofia di Madrid, la Galleria d’arte Moderna di Roma, il Museo di Capodimonte e molti altri. Quel che sorprende di Barbella è il fatto che, nonostante il grande successo riscosso in vita, dopo la sua morte sono state, al contrario, scarsissime le celebrazioni in suo onore, da contarsi sulle dita di una mano: è anche per questo che si è scelto di organizzare questo evento.
Nell’arco della sua evoluzione artistica Barbella ha attraversato tre periodi fondamentali: quello iniziale, caratterizzato dalla frequentazione del Cenacolo Michettiano, ispirato al folclore e alle tradizioni abruzzesi; il periodo della ritrattistica, in cui ha eseguito i ritratti di personaggi famosi dell’epoca, come l’amico Pietro Mascagni, i Principi Popovich di Montenegro, e naturalmente i famigliari, come quelli della moglie Antonietta e del figlio Bruno, esposti in mostra. Infine il periodo Liberty, respirato a Parigi alla fine dell’Ottocento, e da Barbella anticipato all’inizio del secolo nuovo, prima che esplodesse anche in Italia, di cui in mostra possono ammirarsi capolavori quali Ebbrezza e Attrazione.
Proprio in riferimento al Cenacolo Michettiano, è importante ricordare che Barbella, con d’Annunzio, Michetti, Tosti ed altri, ne è stato uno dei principali animatori; storia, quella del Cenacolo, a tutt’oggi orgoglio e vanto della nostra terra, stagione prodigiosa di arte e letteratura.
Tanto fu produttiva quella esperienza che il noto giornalista dell’epoca Luigi Arnaldo Vassallo, detto Gandolin, scrisse sul giornale satirico-letterario romano “Capitan Fracassa”: «[…] Sì, vennero dunque dall’Abruzzo, a rinvigorire la cultura e le arti, un Michetti, un Barbella, un d’Annunzio ed un Tosti, ma andò a finire che non si dipingeva più: si michettava. Le statue si barbellavano e si dannunziava la lirica. E in fatto di musica, si tostava dalla mattina alla sera».
La mostra allestita nel Museo Fondazione Paparella fa dialogare gli atti creativi dell’artista (schizzi) con la loro realizzazione scultorea (sculture).
Il catalogo della Mostra è in vendita presso il Museo.
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INFORMAZIONI
http://www.museopaparelladevlet.com/
fondazionepaparella@gmail.com
Tel/fax: 085 4223426
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