PESCARA – Oggi ,30 luglio, alle ore 21.15, al Teatro Monumento D’Annunzio, a Pescara appuntamento con l’opera lirica. Andrà in scena la Carmen di Georges Bizet , su libretto di Henri Meilhac e Ludovic Halévy, dalla novella omonima di Prosper Mérimée.
Personaggi e interpreti
Carmen – Silvia Beltrami, Don Josè – Michael Fischi Spadaccini, Escamillo – Leonardo Galeazzi,
Micaela – Maria Tomassi, Remendado – Silvano Paolillo, Duncairo – Marco Filippo Romano,
Mercedes – Svetlana Spiridonova, Frasquita – Sonia Ciani, Morales – Valerio Garzo, Zuniga – Enrico
Rinaldo
Maestro Direttore e Concertatore: Claudio Maria Micheli, Regia Renato Bonajuto
Orchestra Sinfonica di Grosseto – Coro S.O.LT.I.s.n.c.
E’ il 3 marzo 1875. All’Opéra-Comique va in scena un’opera di un compositore trentottenne che pur avendo vinto diversi premi importanti era sempre in dubbio sulle proprie qualità, abbandonava o distruggeva lavori già avviati, si vedeva rifiutare le proprie opere e veniva fatto a pezzi dalla critica (che lo accusava ora di “verdismo” ora di “wagnerismo”) e dalla depressione che lo avvolgeva nelle sue spire. “Carmen” è accolta gelidamente, il pubblico non comprende, la critica rinfocola i preconcetti. Tre mesi dopo il fiasco parigino, Bizet muore, forse per l’insostenibile peso psicologico del fallimento, forse suicida. “Carmen” era la rivoluzione assoluta, senza compromessi, senza mezze tinte, le cui uniche ambiguità erano quelle della protagonista, volutamente cariche di sensualità e “vere”. La bella sigaraia fuma, tenta, seduce, tutto di fronte al pubblico: è donna autentica, sanguigna, carnale, non eroina idealizzata. Ama e poi muore, contrariamente a quanto avveniva nell’opéra-comique, dove il finale in rosa era legge ineludibile.
“Carmen” era un capolavoro assoluto, di quelli che nascono per una forza superiore e che sconcertano per l’uragano di novità che spazza i luoghi comuni e le consuetudini. Parigi ne scoprirà la grandezza solo nel 1883, quando l’opera di Bizet aveva trascinato le platee di New York e di Londra e aveva confinato nell’armadio del passato proprio gli schemi ormai decotti dell’opéra comique francese. Bizet, con un capolavoro di originalità, freschezza e profondità, aveva voltato pagina nella storia della musica.
Nella piazza di Siviglia, durante il cambio della guardia, fanno l’ingresso alcune sigaraie tra le quali spicca per bellezza Carmen, che il brigadiere dei dragoni don José, atteso dalla promessa sposa Micaela che gli porta i saluti della madre lontana, nota subito. Quando ella gli getta un fiore per provocarlo, l’ufficiale avvampa di desiderio, tanto che, dopo l’arresto di Carmen per una rissa divampata tra le sigaraie, la fa fuggire in cambio della promessa di amarlo, e finisce in carcere per questo. Dopo un mese la ragazza rifiuta le esplicite offerte del torero Escamillo e, in attesa di José, rifiuta in un primo tempo anche di unirsi a un gruppo di contrabbandieri che si sono ritrovati nella taverna di Lillas Pastia. José, ormai irretito dalla sigaraia e da lei dominato, si ribella all’ordine del tenente Zuniga di rientrare in caserma ed è costretto dagli eventi a rompere col passato, a disertare e a seguire Carmen nel rifugio dei contrabbandieri, sulle montagne. Qui le carte predicono la morte di Carmen e di José, che non regge al rimorso. Anche il rapporto con Carmen è incrinato e il gelosissimo José ha un violento alterco con Escamillo, che è riuscito a fare breccia nel cuore della sigaraia, e lo minaccia. Micaela, che vuol redimere l’amato, gli porta la notizia che la madre è morente e che quindi deve andare subito con lei. Nei pressi della plaza de toros a Siviglia un José disperato implora Carmen di tornare con lui, ma ottiene dalla donna solo la sprezzante restituzione dell’anello che le aveva donato. Mentre il pubblico osanna le imprese nell’arena di Escamillo, José uccide l’amata con una pugnalata e poi si costituisce alle guardie.
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