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Aldo Moro e Impastato, cerimonie di commemorazione a Teramo

da Redazione

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D’Alberto: “Le figure e la storia di Peppino Impastato e Aldo Moro, sono legate da un elemento: hanno fatto del senso del dovere la stella polare della loro esistenza; per questo la nostra città oggi le deve commemorare”

TERAMO – Ieri mattina il Sindaco Gianguido D’Alberto ha partecipato a due cerimonie di commemorazione che si sono svolte in città, una dedicata ad Aldo Moro e l’altra, nel giardino di Piazza Orsini, a Peppino Impastato. Lo statista e il giornalista, sono uniti dalla data del loro tragico assassinio, il primo ad opera delle Brigate Rosse, il secondo per mano della mafia.

Il Sindaco, nel suo breve intervento, tra l’altro, ha affermato: “Stiamo compiendo un atto dovuto e voluto, necessario anche in questa fase storica. Le figure e la storia di Peppino Impastato e Aldo Moro, sono legate da un elemento: hanno fatto del senso del dovere la stella polare della loro esistenza; per questo la nostra città oggi le deve commemorare. Ricordare Impastato significa ricordare un ragazzo che ha sacrificato la propria vita in una terra difficilissima, dove era pericolosissimo combattere la cultura mafiosa; lo ha fatto con forme dirompenti, diversamente da Aldo Moro che dentro le istituzioni portava i valori fondanti della democrazia; il giovane giornalista, Impastato cercava invece dal di fuori delle istituzioni di combattere la cultura della mafia, che si era insinuata dentro la realtà.

Una realtà che non era circoscritta alla sola Sicilia ma estesa in realtà a tutto il Paese; una cultura che non episodicamente si è insinuata dentro la e le nostre società, nella politica e nelle istituzioni. Rispetto ad essa, noi dobbiamo porci sempre in una situazione di denuncia, come nel caso di ogni politico che scambia il consenso con le promesse ed esercita il potere sfruttandolo e piegandolo al servizio del proprio destino individuale. La cultura mafiosa va combattuta sempre, con quello stesso coraggio che dimostrò Peppino Impastato che la sfidò perfino nella sua stessa famiglia. Lo ha fatto perché era giusto così e ancora oggi è giusto, senza pregiudizi e barriere. Questa giornata deve trasmetterci questo: portare avanti il nostro ruolo, il nostro senso del dovere di cittadini, per sconfiggere la cultura della sopraffazione, dove il più forte prevale sul più debole. Dobbiamo farlo tutti. Ecco perché è giusto celebrare Peppino Impastato e Aldo Moro e attraverso essi, cercare di costruire un percorso di fiducia e democrazia sempre più maturi”.

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