Era partito da Rio de Janeiro per tornare in Patria. Era nato a Torrevecchia Teatina, in provincia di Chieti, nel 1867
TORREVECCHIA TEATINA – Alessandro Mincone nacque a Torrevecchia Teatina, il 1 novembre 1867, da Antonio (ventitreenne “contadino” – figlio di Francesco Saverio e Angela Nicola Falcone) e da Maria Antonia Esposito (ventiseienne “contadina” – figlia di Saverio e Maria Giuseppa Ambrosini). I suoi genitori si erano sposati, a Torrevecchia Teatina, il 28 novembre 1866. Alessandro decise di emigrare, per tentare un riscatto sociale, intorno alla fine del 1896. Partì da Genova destinazione Brasile. Nella nazione carioca trovò occupazione nelle piantagioni di caffè.
Le condizioni di lavoro erano assai dure e le “baraccopoli”, dove vivevano gli italiani, erano assolutamente malsane (tutto diverso dalle promesse di chi, a pagamento, li aveva illusi su facili e comodi guadagni). Scoppiò una epidemia di “febbre gialla” che iniziò a mietere numerose vittime. Un esempio: solo nel mese di febbraio del 1898 il Ministero degli Affari Esteri compilò una lista di 40 italiani deceduti in Brasile per “febbre gialla”. Dinanzi a questi eventi furono in molti a decidere di tornare in Patria. Tra questi anche Alessandro che, il 19 aprile del 1898, si imbarcò a Rio de Janeiro sul piroscafo “Colombo” destinazione Genova. Purtroppo però Alessandro aveva già contratto il morbo della “febbre gialla”.
Cominciò ad avere un malessere diffuso, forti dolori addominali e febbre. Questo allarmò il medico di bordo che predispose l’immediato suo isolamento. Purtroppo a nulla valsero le cure. Alle ore 16 del 29 aprile del 1898 Alessandro Mincone morì. Il Dottore di bordo diede ordine di bruciare ogni cosa a lui appartenuta. Successivamente gli venne data triste “sepoltura in mare”. Nel verbale di bordo e nei successivi documenti fatti pervenire al Comune di Torrevecchia si parlava però di Alessandro Mengoni. Dopo una accurata e minuziosa ricerca abbiamo provveduto a restituire precisione alla storia. La nave era comandata dal Capitano Ottavio Testori.
A cura di Geremia Mancini – presidente onorario “Ambasciatori della fame”