Le condizioni di lavoro erano assai dure e le “baraccopoli”, dove vivevano gli italiani, erano assolutamente malsane (tutto diverso dalle promesse di chi, a pagamento, li aveva illusi su facili e comodi guadagni). Scoppiò una epidemia di “febbre gialla” che iniziò a mietere numerose vittime. Un esempio: solo nel mese di febbraio del 1898 il Ministero degli Affari Esteri compilò una lista di 40 italiani deceduti in Brasile per “febbre gialla”. Dinanzi a questi eventi furono in molti a decidere di tornare in Patria. Tra questi anche Alessandro che, il 19 aprile del 1898, si imbarcò a Rio de Janeiro sul piroscafo “Colombo” destinazione Genova. Purtroppo però Alessandro aveva già contratto il morbo della “febbre gialla”.
Cominciò ad avere un malessere diffuso, forti dolori addominali e febbre. Questo allarmò il medico di bordo che predispose l’immediato suo isolamento. Purtroppo a nulla valsero le cure. Alle ore 16 del 29 aprile del 1898 Alessandro Mincone morì. Il Dottore di bordo diede ordine di bruciare ogni cosa a lui appartenuta. Successivamente gli venne data triste “sepoltura in mare”. Nel verbale di bordo e nei successivi documenti fatti pervenire al Comune di Torrevecchia si parlava però di Alessandro Mengoni. Dopo una accurata e minuziosa ricerca abbiamo provveduto a restituire precisione alla storia. La nave era comandata dal Capitano Ottavio Testori.
A cura di Geremia Mancini – presidente onorario “Ambasciatori della fame”
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