Un settore, quello bio, che riscuote successo anche in Abruzzo, dove registra un trend in lieve ma continua crescita con 42.681 ettari coltivati nel 2019 contro 39.950 ettari del 2018 (+6,8%), secondo i dati Ismea, e un numero di operatori pari a 2.009 (contro i 1990 del 2018) di cui 1.386 produttori. “Anche in Abruzzo, come nel resto dell’Italia, è cresciuta negli ultimi anni la domanda di prodotti biologici – dice Coldiretti Abruzzo – si tratta di una svolta salutistica che sta spingendo l’aumento delle produzioni e determinando una nuova sensibilità dei produttori. I principali orientamenti produttivi riguardano i foraggi (9.566 ettari) per l’alimentazione degli animali, i cereali (4.604 ettari, + 5,9% rispetto al 2018) seguiti dalla vite (4.546 ettari, + 5,2% rispetto al 2018) e dagli ulivi (3.603 ettari, + 5,1% rispetto al 2018)”.
Coldiretti evidenzia che nella proposta di legge è previsto anche l’impiego di piattaforme digitali per garantire una piena informazione circa la provenienza, la qualità e la tracciabilità dei prodotti. “Il ddl rivede inoltre anche il sistema delle sanzioni per renderle finalmente efficaci contro le frodi del settore e quello dei controlli per garantire la terzietà dei soggetti incaricati – dice Coldiretti Abruzzo – si vanno infine ad equiparare tutte le previsioni di agevolazione e sostegno al metodo dell’agricoltura biodinamica che contraddistingue imprese e prodotti in base a caratteristiche differenziate di sostenibilità”.
Secondo Coldiretti, la possibilità di riconoscere i prodotti di origine nazionale rafforza la leadership dell’Italia che è il primo Paese europeo per numero di aziende agricole impegnate nel biologico dove sono saliti a ben a 80643 gli operatori coinvolti (+2%) mentre anche le superfici coltivate a biologico sono arrivate a sfiorare i 2 milioni di ettari (+2%).
Una crescita alla quale fa però da contraltare l’invasione di prodotti biologici da Paesi extracomunitari, con un incremento complessivo del 13,1% delle quantità totali nel 2019 rispetto all’anno precedente, per un totale di ben 210 milioni di chili di cui quasi 1/3 dall’ Asia. I cereali, le colture industriali e la frutta fresca e secca sono le categorie di prodotto biologico più importate, con un’incidenza rispettivamente del 30,2%, 19,5% e 17,0%. I tassi di crescita delle importazioni bio piu’ rilevanti si sono avuti per la categoria di colture industriali (+35,2%), di cereali (16,9%) e per la categoria che raggruppa caffè, cacao, zuccheri, tè e spezie (+22,8%). Una vera e propria invasione che rende ancora più urgente dare la possibilità di distinguere sullo scaffale i veri prodotti biologici Made in Italy ma anche rafforzare i controlli sui cibi bio importati che non rispettano gli stessi standard di sicurezza di quelli Europei, fornendo una spinta al raggiungimento degli obiettivi della strategia Farm to Fork del New Green Deal che punta ad avere in futuro almeno 1 campo su 4 (25%) coltivato a bio in Italia.
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