L’AQUILA – Un viaggio itinerante tra la cultura e la storia di città come L’Aquila, Roma, Parma e Piacenza, legate indissolubilmente alla figura iconica di Margherita d’Austria. Donna di tempra audace, dall’alto profilo simbolico. Nel cinquecentenario della nascita della Duchessa d’Asburgo, il libro della giornalista e scrittrice Monica Pelliccione “Alla corte di Margherita” (Daimon Edizioni), che ha aperto all’Aquila il calendario dei festeggiamenti istituzionali in onore della Madama,, omaggia una “donna simbolo”, protagonista assoluta della scena politica del Cinquecento italiano ed europeo. Margherita d’Austria e L’Aquila, nobildonna e regnante la prima, città dai fasti antichi la seconda, sono come un fiume carsico che emerge nell’Europa del XVI secolo. Le loro vicende si intrecciano in un libro che è narrazione e ricordo, una rievocazione storica che si dipana nei secoli. Ne è testimonianza palazzo Margherita, all’Aquila, che da “Margarita”, come si firmava nelle epistole, prende il nome. Regia Curia del Capitano nel XIII secolo, viene riprogettato da Pico Fonticulano, per accogliere la Duchessa Margherita, il 16 dicembre del 1572, nominata dal fratello Filippo D’Asburgo, Governatrice della città.
Un excursus storico che parte da messer Buccio di Ranallo, primo cantore della «civitas nova», la città-territorio, dalla fondazione alla rifondazione, guelfi e ghibellini, gli angioini e a seguire i francesi e gli aragonesi, i Quarti cittadini, Piazza Duomo come demarcazione dei poteri e spazio temporale. Dal fiorente Cinquecento aquilano, in un affascinante caleidoscopio di culture e stili dissimili che si fondono, alla corte di Margherita. In quel palazzo che, in epoca moderna, ha ospitato la Municipalità aquilana, con la Torre civica a custodire la Bolla di Papa Celestino V, simbolo della Perdonanza. Sposa di Alessandro de’ Medici, duca di Firenze, Margherita d’Austria, rimasta vedova in giovane età, si unisce in matrimonio ad Ottavio Farnese, nipote di Papa Paolo III. Duchessa di Parma e Piacenza, fu governatrice dell’Aquila ed ebbe in dote dal padre i feudi di Penne, Campli, Ortona, Leonessa, Cittaducale e Montereale. Successivamente, Castellamare di Stabia, Altamura e la Signoria di Roccaguglielma, nel Regno di Napoli. In un’epoca caratterizzata da guerre politiche e di religione che infiammavano l’intero continente, la Duchessa Margherita divenne una pedina fondamentale nello scacchiere delle alleanze. Ben due Papi, Clemente VII e Paolo III, la legarono al papato e alle loro famiglie, rendendola oggetto di disegni politici ed espansioni imperiali. Passaggi storici descritti con dovizia di particolari nel libro della Pelliccione che delinea il profilo della piccole erede di Carlo V, mira inconsapevole di strategie espansionistiche.
Nel 1569, durante la sua prima visita in città, fiorisce il vibrante legame con L’Aquila: Margherita viene omaggiata dal popolo con cerimoniali di innata pomposità. Dalla lettera autografa al fantasma di Margherita, fino alla descrizione dei palazzi edificati in suo onore: palazzo Farnese e palazzo Madama, a Roma, il libro “è un corollario di preziosi particolari disseminati qua e là che arricchiscono la narrazione. Il tripudio, il riconoscimento, la crescita di una città che espande la sua economia, conosce la ricchezza con tutta la vita produttiva sorretta da saldi capitali finanziari. Sotto le ali protettrici della Madama”.