Pescara

L’analisi di Spezia-Pescara: il Delfino affoga a(l) Picco

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Un’altra sconfitta pesante e un’altra prestazione incolore da parte del Pescara che adesso si ritrova nella parte destra della classifica.

In realtà c’è poco, pochissimo da dire e questa purtroppo non è una novità in queste prime sedici giornate di campionato. Il Pescara affonda nel diluvio di La Spezia senza ombrelli per ripararsi e senza colpe da addossare a terzi, colori i quali hanno il compito di riportare ciò che il campo offre e, nella giornata di ieri, lo spettacolo ha lasciato molto a desiderare. Non è una novità, lo abbiamo detto, e in casi come questo le statistiche sono sempre un punto fondamentale per non giudicare sul nulla. Infatti, basta prendere i due dati che caratterizzato l’andamento di un match: possesso palla e tiri totale. Nel primo caso Pescara in vantaggio 60 a 40 mentre nel secondo Spezia padrone con 15 a 4.

La differenza sta tutta qui, sta nel sapere giocare secondo un calcio che, al momento (ci perdoni Zeman) non si è visto praticamente mai. Possesso sterile orizzontale e un’assoluta incapacità di essere pericolosi salvo qualche azione personale di capitan Brugman, sempre l’ultimo a gettare la spugna anche se ieri il diluvio l’ha cancellata. Cosi come lo Spezia ha fatto con il Pescara, sfruttando i limiti evidenti di un gioco lento e prevedibile, di una squadra che gioca sotto ritmo e ha paura delle sue stesse potenzialità. Quelle non mancano cosi come alcune domande circa il mancato impiego, da alcune partite a questa parte, di un giocatore-lusso per la Serie B come Benali e dall’incapacità di inserire Ganz all’interno di un contesto dopo 16 partite.

Il campionato è lungo, vero, ma i campanelli di allarme ci sono perché non si vive di ricordi, non si possono replicare le imprese come pensano in tanti nella piazza di Pescara. La vittoria contro la Pro Vercelli aveva lasciato buone cose e qualche spiraglio, poi quella luce si è di nuovo chiusa lasciando il Pescara nel suo oblio e nei suoi errori. L’incapacità di essere costante visto che nelle ultime sei partite sono arrivate quattro sconfitte, una vittoria e un pareggio mentre in tre delle ultime cinque partite il Delfino non è andato in gol. Questi non sono numeri della stampa, numeri inventati per allontanare qualcuno da un contesto ma sono le cifre che rispecchiano la realtà dei fatti, di una squadra che negli ultimi 450 minuti ha subito 11 gol.

La classifica è ancora corta ma non si può pensare di guardare prima in casa d’altri, otto sono i punti che separano il Delfino dalla prima posizione mentre tre sono le lunghezze che lo dividono dalla quartultima posizione. Non c’è bisogno di una scossa, c’è bisogno di continuità nei risultati e nel gioco, non c’è bisogno dell’aiuto della stampa ma di una sonora sveglia che sia in grado di far vedere la realtà senza sbatterci contro, perché poi si rischia di farsi male. Esattamente come accaduto ieri in cui il Delfino è affogato ancora.

Fonte foto: Pescara Calcio

Pubblicato da
Alessio Evangelista

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