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Ancora un successo per INTERFERENZE e il suo percorso al buio

da Redazione

TERAMO – Camminavano facendosi luce con i cellulari nei meandri del Teatro Comunale di Teramo i circa 100 spettatori delle performance che mercoledì si sono susseguite lungo il percorso che ha caratterizzato la XII edizione del Festival INTERFERENZE.

“Il palcoscenico su cui molti del pubblico sono saliti per la prima volta, le scale di servizio, le quinte, la vecchia sala proiezioni, la sala Pino con il solaio sfondato, luoghi non luoghi, che raccontano di un passato di sofferenza e sono oggi proiettati verso un futuro ricco di potenzialità” commenta il Direttore di ACS Abruzzo Circuito Spettacolo Eleonora Coccagna “sono gli spazi che, grazie alle performance degli artisti ospiti di Interferenze, accolgono il pubblico e invitano a nuove progettualità, quelle che poi abbiamo cercato in un tavola rotonda dal titolo Il Teatro comunale di Teramo, quali i possibili scenari cui hanno partecipato molti tra i più attivi operatori culturali della nostra città”.

Non si sono fatti spaventare dal buio, dalle tante scale e dalle sedute scomode o dai chilometri fatti all’interno dell’edificio gli spettatori che hanno seguito le evoluzioni nella Sala Pino di Manolo Perazzi accompagnato dalle note del violoncello di Flavia Massimo in Crossover-Site specific salutato da lunghi applausi, di buon auspicio per una sala dalle grandi potenzialità, così come sono stati lungamente applauditi la coreografa Francesca Lettieri e il sorprendente batterista Andrea Beninati con TRIP#3, in questo percorso di sperimentazione tra musica e danza in scena nel foyer del primo piano.

In platea, seduto comodo, il pubblico ha assistito a Chenapan, di e con Francesco Colaleo e con Maxime Freixas, un lavoro di grande armonia e intensità, articolato in quadri gioiosi e scherzosi che raccontano i giochi di una volta, con una incredibile padronanza dei corpi, dei gesti per un risultato che ha entusiasmato i più giovani ma anche i più maturi.

Sempre in palcoscenico, ma questa volta col pubblico seduto direttamente sulla scena, si è esibito Andrea Costanzo Martini giovane coreografo residente in Israele in What happened in Torino, con una coreografia e una fisicità che hanno catturato il pubblico attento e concentrato su ogni movimento e sulla fluidità dei gesti, in un racconto onirico e grottesco del mondo dei consumi e del consumo di noi stessi.

Ospite lontano – Sindrome di Ulisse di Francesco Colaleo ha animato il foyer della galleria alta, uno spazio illuminato da led colorati che Maxime Freixas ha riempito con la sua potente fisicità. Di nuovo in palcoscenico è stata poi la volta di Non ricordo di e con Simone Zambelli un lavoro di grande fluidità e rigore tecnico, per esprimere il dolore della dimenticanza, della perdita, del buio.

A chiudere le performance di INTERFERENZE la coreografa Camilla Monga con Quartetto per oggetti danzato da Camilla Monga, Maya Oliva e Piera Adolfo Ciulli sound design Lska, un gioioso dialogo tra oggetti e persone, con azioni e traiettorie imprevedibili e ritmi sempre diversi.

A chiudere il Festival lo sconcertante docuvideo con Grazia Scuccimarra sullo stato in cui versava il Teatro Comunale solo pochi mesi fa, prima dei lavori di smaltimento rifiuti e igienizzazione dei locali, soggetto e regia di Gianfranco Manetta, riprese e montaggio di Maurizio Valleriani.

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