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Andrea Fornari, un Eroe della Resistenza che l’Abruzzo ha dimenticato

da Redazione

feltreCHIETI – Pasqualino Andrea Fornari (in realtà il cognome esatto era Fornaro e solo per un errore dell’anagrafe divenne Fornari) nacque a Chieti in via Mater Domini, il 6 gennaio del 1895, da Gaetano (cinquantanovenne “sarto” nato a Città Sant’Angelo (PE) da Giustino (“fornaio”) e Maria Giuseppa Terra) e da Anna Di Nicolantonio (trentatreenne “donna di casa” nata a Chieti da Francesco e Francesca Gasbarro). I genitori si erano sposati a Chieti il 19 giugno del 1890. Pasqualino Fornari scelse, dopo gli studi, la vita militare.

La sua brillante carriera, costellata di atti di coraggio e sprezzo del pericolo, fu una vera marcia di avvicinamento all’eroismo. Durante la Prima Guerra Mondiale ottenne medaglia ed encomio con questa motivazione: “tenente di complemento reggimento fanteria. – Si slanciava, con ammirevole ardimento e sagacia, a rioccupare un posto avanzato caduto in mano al nemico, e volgeva questo in fuga, impedendogli di asportare il bottino preparato. – Val Concei, 10 settembre 1917”. Chiamato a combatte la “Guerra d’Etiopia” si coprì di gloria ed onore. Ecco la motivazione dei riconoscimenti ottenuti: “1° capitano, 7° reggimento alpini. – Comandante di compagnia comando reggimentale, stancabile nel preparare ed animare i dipendenti, seppe, nei giorni della battaglia, impiegarli nel miglior modo fra difficoltà e pericoli. Costante esempio di calma, di spirito di sacrificio e di slancio anche nei momenti più difficili.

Già precedentemente distintosi nelle azioni per l’occupazione di Amba Aradam e Chessad Tagorà. – Passo Mecan, 31 marzo 1936-XIV – Chessad Ezbà, 3 aprile 1936-XIV”. Un’altra nota su di lui: “ Il battaglione «Feltre» – comandato, dal 4 settembre 1942, dal magg. Pasqualino Fornari – presidiò Digne, Riez, Saint Maximm, Istrès, S. Raphael, ed altre località fino al rientro in Italia che, iniziato il 4 settembre 1943, si concluse a Ventimiglia l’8 settembre all’annuncio dell’armistizio. Solo qualche giorno dopo si verificherà “L’eccidio di Boves” un massacro di civili innocenti compiuto dall’esercito nazista il 19 settembre 1943 (furono uccise, per rappresaglia, 25 persone compreso il parroco don Bernardi). Alfio Caruso nel suo libro “Una lunga penna nera” racconta: “ Il 15 settembre, come rappresaglia per l’uccisione di due soldati tedeschi da parte degli alpini, viene fucilato il tenente colonnello Pasqualino Fornari, comandante del Feltre”.

Ma sulla esatta data di morte di Pasqualino Fornari non esiste una assoluta certezza. Sicuro è che fu fucilato dai tedeschi proprio in quei drammatici giorni del settembre ’43. Il suo corpo venne ritrovato solo nell’ottobre successivo.

Fu la motivazione della concessione della Medaglia d’Argento a rendere chiaro l’eroico accadimento: “ Fornari Pasqualino, tenente colonnello, 7° alpini (alla memoria). – Comandante di battaglione alpini, superando con incomparabile fermezza e decisione non lievi difficoltà, si trasferiva, alla testa del suo battaglione, per via ordinaria, da Ventimiglia al Colle di Tenda con l’intento di lottare contro i tedeschi.

Ricevuto l’ordine di sciogliere il battaglione, vi ottemperava, avendo però cura, con grave rischio personale, di avviare armati i suoi alpini, a gruppi isolati, verso la montagna incitandoli alla lotta. Arrestato dai tedeschi, mentre si adoperava per la lotta clandestina, teneva contegno fiero e risoluto, nonostante le minacce di morte rivoltegli a lui e alla sua famiglia, rifiutando di comunicare i nomi degli elementi del fronte clandestino con i quali era in collegamento. Veniva infine fucilato. – Ventimiglia-Colle di Tenda-Cuneo settembre 1943”. Negli atti conservati presso l’Istituto Storico della Resistenza e della Società Contemporanea rispetto alla data di morte del Ten. Col. Pasqualino Andrea FORNARI si legge: “ucciso a Boves, presumibilmente fra il 16 ed il 19 settembre 1943”. Pasqualino Andrea FORNARI aveva sposato a Chieti, il 9 settembre del 1939, la dottoressa Rosa D’Antuono.

A cura di Geremia Mancini – presidente onorario “Ambasciatori della fame”

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