L’artista espone l’opera “Illuminazione. L’arte è cosa (mia) nostra” nel Padiglione Italia curato dal Prof. Vittorio Sgarbi/Sezione Regionale Abruzzo presso l’Aurum dal 25 giugno al 30 settembre 2011
PESCARA – Sabato 25 giugno alle ore 19.00, presso l’Aurum in via D’Avalos angolo via Luisa D’Annunzio a Pescara si terrà l’inaugurazione di Padiglione Italia curato dal Prof. Vittorio Sgarbi/Sezione Regionale Abruzzo alla 54° Esposizione internazionale d’arte della Biennale di Venezia per il 150 ° dell’Unità d’Italia .
Nell’ambito di tale evento Anna Seccia esporrà l’opera aperta: “Illuminazione. L’arte è cosa (mia) nostra”dal 25 giugno al 30 settembre 2011.
Anna Seccia, segnalata dal Prof. Giorgio Di Genova, approda dunque alla 54° Biennale Internazionale d’Arte di Venezia con un’installazione opera aperta ad alta significazione che guarda alla complessità del mondo contemporaneo e alle sue esasperazioni più accentuate.
Sotto l’emblematica raffigurazione pittorica di una cellula, momento iniziale di un’aggregazione, che è al tempo medesimo corpo ed anima, due sedie, o meglio due oggetti destinati a svolgere la funzione di “seduta”: l’uno indice di disabilità, l’altro esteticamente accattivante. Tali oggetti giocando sul concetto di assenza, rimandano a soggetti fisici diversi che, nell’esercizio della creatività, trovano non solo la piena attuazione del loro comune esistere, ma anche quell’omogeneità che consente all’uno e all’altro di identificarsi con l’essere vivente e pensante, e quindi con il senso stesso della vita.
L’opera, aperta per definizione, completerà il suo messaggio quando cinquanta “Amici di Anna”, dopo aver visitato la Sezione Regionale Abruzzo del Padiglione Italia della 54. Biennale Internazionale d’Arte di Venezia ed essersi soffermati dinanzi a “Illuminazione. L’arte è cosa (mia) nostra”, l’installazione di Anna Seccia, saranno sollecitati dall’artista ad un’operazione di creatività allargata (la stessa alla base de “La stanza del colore”) finalizzata alla liberazione di quell’energia creativa collettiva che consente, superando ogni tangibile difficoltà, di andare oltre il tempo ed oltre lo spazio, nell’esercizio di una solidarietà forse dimenticata, nella manifestazione di idee e motivazioni condivise, e nella riscoperta di “valori” solo casualmente dimenticati.