“Si velocizzi il processo di ricostruzione del capoluogo abruzzese e dei centri urbani del cratere. Sul fronte della prevenzione, fondamentale adottare un piano nazionale di consolidamento antisismico degli edifici esistenti”
L’AQUILA – È appena passata la notte più lunga per gli aquilani. Ieri sera i 309 rintocchi hanno risuonato nel silenzio di Piazza Duomo dove erano presenti migliaia di persone, arrivate lì al termine della fiaccolata in ricordo delle vittime e di quel sisma che il 6 aprile del 2009 ha scosso l’Abruzzo. Oggi l’Aquila e i molti centri urbani del cratere colpiti dal sisma stanno cercando di tornare alla normalità, anche se il percorso è lento e difficile. Accanto alla ricostruzione post sisma, segnata da speculazioni e scandali, c’è anche tutta la questione giudiziaria: il rischio che il processo Grandi Rischi bis vada in prescrizione e i quasi 20 processi aperti per omicidio colposo, di cui solo uno oggi è arrivato alla fine, che aspettano ancora giustizia.
“La ricostruzione procede troppo lentamente, per non parlare di quella sociale. L’Aquila oggi appare come una città composta da tante piccole realtà scollegate tra loro (che coincidono con i progetti C.A. S. E), dove non si è riusciti a creare integrazione e le case somigliano sempre di più a quartieri dormitorio. Soprattutto come possono gli aquilani guardare al futuro quando le case che dovevano esser rifugio post sisma cadono a pezzi? Pensare che le avevano garantite per 30 anni e si discuteva su come riutilizzarle, invece ci sono più di 100 famiglie costrette ancora una volta a traslocare e i progetti CASE pericolanti verranno abbattuti. Ci auguriamo, pertanto che ci sia veramente un cambio di passo e che la ricostruzione de l’Aquila si l’occasione per progettare una città sicura che sappia essere allo stesso tempo sia antica, per la ricchezza di storia, cultura e monumenti, sia moderna, capace di vincere la sfida della sostenibilità”, dichiara Francesca Aloisio, direttrice Legambiente Abruzzo
“La grande dignità degli aquilani, la voglia di tornare a vivere, di far rinascere dalle macerie del sisma l’Aquila e i tanti centri urbani del cratere ci mostrano un Abruzzo che non si arrende, che crede nella legalità, nella forza e nella bellezza del territorio, rispondendo così a chi vuole speculare sulla ricostruzione del capoluogo abruzzese. Di fronte a questa grande forza e dignità, chiediamo che si velocizzi il processo di ricostruzione, sia dal punto di vista edilizio che sociale, della città abruzzese affinché l’Aquila torni ad essere un posto vitale, ricco di spazi in cui passeggiare, incontrarsi e socializzare. Alla politica chiediamo un impegno concreto a partire dalla definizione di progetto ad hoc per la messa in sicurezza del territorio e del patrimonio edilizio esistente, è questa la vera opera di prevenzione di cui il nostro Paese ha assolutamente bisogno per fronteggiare il rischio simico”, dichiara la presidente di Legambiente Rossella Muroni.
Stando ai dati del report elaborato a marzo dall’Assessorato alla ricostruzione e dall’Ufficio speciale per la ricostruzione dell’Aquila (Usra), oggi all’Aquila ci sono 263 cantieri aperti all’interno delle mura cittadine, 424 nel territorio comunale* ed è in corso la costruzione del cosiddetto “tunnel intelligente”, una galleria percorribile lunga 12,5 chilometri che passa nel sottosuolo della città e che è costata 80 milioni di euro, per garantire alla popolazione allacci efficienti ad acqua, telecomunicazioni ed elettricità.
L’Aquila è anche uno dei centri storici più sottoposi a vincolo di tutela in Italia, dove solo il patrimonio privato di pregio artistico-architettonico vede ben 700 edifici vincolati: 476 nel capoluogo (di cui 300 nel centro storico e 176 nelle 60 frazioni) e 200 nei 56 borghi del cratere. Orientativamente si tratta di 1400 beni pubblici sottoposti a vincolo di tutela (dati della soprintendenza unica archeologica belle arti e paesaggio per la città de L’Aquila). Di questo immenso patrimonio messo a rischio dalla burocrazia, 3/4 di questi beni vincolati hanno progetti approvati e in molti casi sono anche terminati i lavori di ristrutturazione post-sisma.
Questa è la città a 7 anni dal sisma del 2009 e questa è la città in cui cittadini e volontari si trovano ad operare ogni giorno, speranzosi in un futuro migliore soprattutto per le generazioni a venire. Holmes scrisse che Casa è quel luogo che i nostri piedi possono lasciare, ma non i nostri cuori e L’Aquila sarà tornata a volare solo il giorno che tutti i cuori degli aquilani l’abiteranno di nuovo.