Un giornalista così descrisse l’atto eroico: “Dal “berretto frigio” l’ala sinistra della Pasubio ripiegava lentamente verso Getreide. A nord di questo paese, il caporalmaggiore abruzzese Antonio Sciorilli, che da ore respingeva con sortite alla baionetta gli attacchi alla sua postazione difesa da una squadra di fucilieri, vedeva nella pianura le colonne russe, i carri armati avanzanti a scacchiera, le fontane di nevischio innalzate dai proiettili, tutto attraverso un velo di fuoco. Il ghiaccio che, formato dall’alito, gli imperlava le sopracciglia e il labbro, s’arrossava di sangue. Sentiva la faccia sgranarsi per ferite che non riusciva più a localizzare. La scena dinanzi a lui cominciò ad oscurarsi, diventò una distesa d’ombra schiarita qua e là dai bagliori delle esplosioni e formicolante al margine inferiore d’altre ombre appena più scure: la fanteria che tornava all’attacco. Quando comprese, scattò fuori dalla postazione, e i suoi lo seguirono all’assalto. Sciorilli avanzava sui russi zigzagando, inciampando, sparando di traverso, i suoi lo tallonavano avvertendo qualcosa d’ancor più mostruoso dello scontro all’arma bianca, ma non s’erano accorti di star seguendo un cieco”.
Antonio Sciorilli fu presidente della Sezione di Roma dell’Associazione nazionale mutilati e invalidi di guerra e componente della Commissione Esecutiva dell’Associazione Nazionale Mutilati ed Invalidi di Guerra.
A cura di Geremia Mancini – presidente onorario “Ambasciatori della fame”
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