PESCARA – La distanza, l’uso delle mascherine e l’isolamento forzato imposto dalla pandemia negli ultimi due anni hanno evidenziato e aggravato la sensazione di solitudine e frustrazione delle persone anziane che soffrono di problemi di udito. E in Italia gli ultra 65enni affetti da presbiacusia sono oltre 4,5 milioni.
Della presa in carico e della cura dei pazienti presbiacusici si parlerà venerdì 2 (dalle 14:00) e sabato 3 dicembre (dalle 8:30) a Pescara, nel corso del congresso regionale AIOG (Associazione italiana di otorinolaringoiatria e geriatria) dal titolo “Approccio multidisciplinare alla presbiacusia”, in programma all’Auditorium Petruzzi, via delle Caserme.
«Secondo i dati dell’OMS – spiega il dott. Claudio Donadio Caporale, responsabile scientifico del congresso e direttore di Otorinolaringoiatria e Chirurgia cervico-facciale dell’Ospedale Santo Spirito di Pescara e Centro regionale di Audiologia e impianti cocleari – nel mondo ci sono 360 milioni di persone affette da disturbi uditivi. In Italia gli ipoacusici sono oltre 7 milioni (corrispondente al 12% della popolazione). Tra loro, il 63% riguarda soggetti di età superiore ai 65 anni. Un vero e proprio fenomeno sociale per una patologia che sempre più assume il carattere di “socioacusia”».
Ma quali sono i fattori che provocano l’insorgere della patologia? Sicuramente concorrono fattori ambientali come l’inquinamento e l’esposizione a rumori forti, fattori endogeni, quali lo stress ossidativo (infezione cronica), fattori genetici e patologia croniche, come ad esempio l’arteriosclerosi, il diabete e l’ipertensione.
«Tra i danni collaterali provocati dalla presbiacusia – conclude Caporale – c’è sicuramente la forte connessione con situazioni di declino cognitivo e demenza senile. Troppo spesso infatti la perdita di udito riduce le capacità comunicative degli anziani e contribuisce al loro progressivo isolamento, con ricadute importanti sul benessere della persona. La presbiacusia dunque si associa a un quadro di depressione che peggiora ulteriormente la situazione clinica del paziente, fino a portarlo a una progressiva demenza senile».