Pescara

Archeoclub d’Italia: il delitto è ormai alla conclusione

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PENNE (PE) – Come si può vedere dalle immagini di prima e dopo, il delitto contro la cinta delle mura medioevali di Penne si avvia alla sua conclusione anche se rimangono alcuni misteri: i lavori sembrano infatti sospesi da tempo e l’obbligatorio cartello dell’impresa, riportante gli estremi tecnici ed amministrativi, è assolutamente illeggibile.

Archeoclub ha più volte espresso pubblicamente la sua posizione su questo argomento, ma è il caso di ricordare la successione dei fatti.
Nell’anno 2001 l’amministrazione comunale di Penne approvava un accordo di programma con una ditta privata in base al quale, su tutta l’area antistante un tratto delle storiche mura medioevali di Penne e previa demolizione di un modesto fabbricato che ne occupava solo parzialmente la superficie, veniva approvata la costruzione di un centro commerciale.

La conferenza dei servizi, all’uopo convocata, vedeva l’assenza delle due Soprintendenze invitate: quella a i beni Archeologici di Chieti e quella ai Beni Monumentali dell’Aquila. Ma, mentre la prima, pur assente, una volta ricevuto il progetto si attivava con sopralluoghi e saggi, quella ai Monumenti continuava a brillare per la sua assenza.
Negli anni successivi il permesso a costruire veniva a decadere, mentre il progetto subiva ben due varianti senza che mai venisse convocata una nuova conferenza dei servizi.

Nel settembre 2010 la Soprintendenza Archeologica chiedeva ancora a quella ai Monumenti “l’indispensabile acquisizione del parere” di quest’ultima, ma senza ottenere risposta. Stesso risultato ottenevano nuove comunicazioni del novembre 2010 e del marzo 2011.

Le proteste dell’Archeoclub, ampiamente riportate dalla stampa, rimanevano ovviamente inascoltate mentre richieste di chiarimenti inviate dall’associazione alla Direzione Regionale del Ministero nel luglio e nel settembre 2011 rimanevano senza risposta. Stesso risultato conseguiva una petizione di cittadini pennesi inviata alla stessa Direzione Regionale ed al Ministero nel dicembre dello stesso anno. Copia della stessa veniva inviata per conoscenza anche alla Procura della Repubblica.

Nel maggio 2012 il dirigente di Archeoclub d’Italia, Giulio De Collibus, inviava una nuova lettera al Direttore Regionale ed al Soprintendente ai Beni Architettonici d’Abruzzo ed un esposto alla Procura della Repubblica di Pescara con cui, ripercorrendo tutto l’iter burocratico della concessione, illustrava tutte le ambiguità e le confusioni emerse dalle carte del progetto. In particolare si ipotizzava una difformità fra la realizzazione in corso ed il progetto approvato, consistente nella realizzazione di un grande muro emergente di contenimento a ridosso di tutta la cinta muraria, mentre nel progetto approvato esso avrebbe e dovuto riguardare solo la parte interrata dell’edificio.
Anche in questo caso non vi è stata risposta da parte ministeriale mentre la Procura della Repubblica, senza disporre alcuna consulenza e, probabilmente, senza nemmeno vagliare le carte, chiedeva in meno di quindici giorni l’archiviazione.

CONSIDERAZIONI:
uno o più funzionari dello Stato hanno potuto tranquillamente decidere che non è degna di tutela una cinta muraria medioevale in ottimo stato e con torre perfettamente a vista senza che nulla accadesse; una Direzione Regionale del MIBAC ed una Soprintendenza Regionale hanno potuto tranquillamente ignorare le ripetute richieste di chiarimenti da parte di un’associazione nazionale –ente morale ed una petizione firmata da di decine di cittadini; un magistrato ha potuto chiedere l’archiviazione senza alcun minimo approfondimento su denuncia circostanziata.

Amicizie clientelari, cuginanze, insensibilità ed ignoranza hanno così potuto trionfare in una delle cittadine più belle e storicamente interessanti della nostra regione.

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