Ma torniamo ai dati, secondo cui le imprese artigiane attive in Abruzzo sono 29.448. Lo studio di Ronci dice che «la loro flessione percentuale è stata pari all’1,52%, con un valore superiore al decremento italiano, fermo allo 0,65%». Ma dice anche che la caduta si è distribuita «in modo disomogeneo sul territorio regionale: peggiori risultati all’Aquila (-140) e Chieti (-144), decrementi più contenuti a Pescara (-97) e Teramo (-77)». Dati, quelli delle due province messe peggio, che le hanno fatte precipitare rispettivamente al terzultimo e sestultimo posto della graduatoria nazionale tra le 105 province d’Italia.
«La CNA, con le altre associazioni d’impresa – commenta il direttore regionale della confederazione artigiana, Graziano Di Costanzo – ha da tempo denunciato la condizione di estrema gravità in cui versa il mondo della micro impresa e dell’artigianato in Abruzzo. Ed ha sollecitato misure di sostegno all’erogazione del credito, alla trasmissione d’impresa e allo start-up, alla digitalizzazione, all’internazionalizzazione, all’export, alla formazione. Misure su cui ci siamo confrontati con i diversi governi regionali, utilizzando lo stesso metro e lo stesso linguaggio: quello dell’urgenza. Una corda che non sembra fare breccia, vista la lunghezza esasperante, talvolta biblica, legata all’iter di approvazione dei bandi e delle relative graduatorie».
Tra i comparti produttivi, continua incessantemente a perdere colpi – nel mondo dell’artigianato – il settore delle costruzioni, che ha fatto registrare un saldo negativo di 236 imprese, ben 156 delle quali localizzate tra Chieti e L’Aquila. Una crisi che fa chiedere alla CNA misure specifiche a più istituzioni, come il governo e i Comuni, in materia edilizia: «Occorre dare sostegno e vigore a misure di rigenerazione urbana, come “eco” e “sisma” bonus: ha senso infatti mettere in sicurezza il patrimonio edilizio esistente, per riqualificare i nostri centri urbani. E questo può dare ossigeno alle micro imprese» dice Di Costanzo.
Male, infine, è andata pure nelle attività manifatturiere (-146) con pesanti cadute soprattutto nel Chietino (-52) e nel Teramano (-40), mentre altri segni “meno” sono arrivati nei trasporti (-46), nella riparazione di auto e di prodotti per la casa (-40), nell’alimentare (-29). Tra i pochi dati in controtendenza, segno positivo solo per giardinaggio (+14) e servizi alla persona (+4).
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