Home » Pescara » Il regno dell’anarchia in un castello senza fondamenta

Il regno dell’anarchia in un castello senza fondamenta

da Alessio Evangelista

Il regno dell'anarchia in un castello senza fondamenta

L’analisi di Ascoli-Pescara, 1-1 il risultato finale con il Delfino che delude ancora una volta, prestazione opaca per gli abruzzesi.

ASCOLI – Punto e a capo. Quando tutti stanno entrando prepotentemente nell’aura natalizia, il Pescara sembra essere prigioniero di un 2 novembre che non vuole andar più via. Ieri sera un’altra prestazione che definire opaca sarebbe un complimento, un pareggio striminzito contro un Ascoli che, ai punti, avrebbe anche meritato qualcosa in più del pareggio. Due tiri nello specchio: la rete di Crescenzi e una traversa di Valzania nel secondo tempo, per il resto vuoto più totale sotto tutti i punti di vista. E’ un punto guadagnato se si vuol parlare di salvezza, sono due punti persi se la classifica la si guarda in un altro modo con la zona spareggi distante 4 punti. Una giornata al termine di questo inguardabile 2017, dalla retrocessione in Serie B ad un campionato cadetto in cui gli abruzzesi hanno ottenuto 25 punti in 20 partite, troppo poco.

E il gioco? Pressoché inesistente per 2/3 del girone d’andata salvo qualche sporadica apparizione come le vittorie sul Foggia e sulla Pro Vercelli. La restante giostra è composta da frammenti di giocattoli, prestazioni alquanto rivedibili e una squadra che non recepisce un benché minimo input da parte del suo allenatore. Zeman predica calma ma siamo al giro di boa e, giornata dopo giornata, la situazione va solo peggiorando: 9 punti nelle ultime 10 giornate frutto di 2 vittorie, 3 pareggi e 5 sconfitte. Non può essere un bottino positivo viste le premesse di inizio stagione in cui il Pescara non aveva l’arduo compito di ammazzare il campionato ma di lottare per le posizioni di vertice visto che davanti si fa fatica a scappare anzi, fino ad ora, non ci è mai riuscito nessuno. Tante occasioni buttate, tanti momenti per cambiare una stagione negativa che può avere l’ennesimo snodo cruciale giovedì quando il Delfino ospiterà il Venezia. Si tornerà inevitabilmente al pre-gara di Novara: vincere obbligatoriamente aspettando poi il mercato di gennaio per sfoltire e puntellare la rosa. Vincere o salutare il Boemo.

Non è il Pescara sognato dai tifosi, non è quello sognato da Zeman e Sebastiani che, nei giorni scorsi, hanno alzato un polverone per nulla. Le “colpe” di questo girone d’andata deludente sono equamente ripartite: 33,3% per giocatori, allenatore e scelte societarie. Sotto l’aspetto tattico c’è poco da dire: squadra ai limiti, se non oltre, il catenaccio capace di farsi schiacciare da una compagine come l’Ascoli che non vince da quasi due mesi. “Siamo stati l’anticalcio”, aveva detto Zeman nel dopo partita di Novara e la sua squadra non ha smentito ciò nella partita (non) giocata ieri in terra marchigiana. Non sono casi isolati ma mattoni pesante di una costruzione che, al momento, non ha basi e che fa della discontinuità il suo credo confusionario. Questo è il Pescara di nessuno e l’anarchia non porta mai a nulla di buono.

Ti potrebbe interessare