PESCARA – Giovedì 9 dicembre 2021, il ciclo dedicato ad Astor Piazzolla nel centenario della nascita si completa con “Astor. Un secolo di Tango”, concerto di danza su musiche di Astor Piazzolla con Mario Stefano Pietrodarchi – al bandoneon e alla fisarmonica – e i danzatori del Balletto di Roma. La regia dello spettacolo è curata da Carlos Branca, con le coreografie di Valerio Longo, il lighting design di Carlo Cerri e i costumi di Silvia Califano. Le musiche originali e gli arrangiamenti sono di Luca Salvadori.
Lo spettacolo – fuori abbonamento – si terrà al Teatro Massimo di Pescara, con inizio alle ore 21. Il prezzo del biglietto di ingresso è di 22 euro per le poltronissime e 18 euro per le poltrone.
Il ciclo di appuntamenti dedicati ad Astor Piazzolla si era aperto con l’esibizione di Laura Morante con l’Ensemble Lumière ed era proseguito poi con il concerto in solo di Richard Galliano.
Un nuovo viaggio tra le suggestioni e le sonorità del tango in occasione del centenario della nascita di Astor Piazzolla, autore e interprete musicale tra i più importanti di questa forma d’arte, nata a fine ‘800 nei sobborghi di Buenos Aires.
La Compagnia del Balletto di Roma, con Mario Stefano Pietrodarchi al bandoneon e alla fisarmonica, ripercorre i momenti cruciali legati alle esperienze della vita e alle città attraversate da Astor Piazzolla. «In un concerto di danza a lui dedicato – spiega Luca Salvadori, curatore degli arrnagiamenti e autore delle musiche originali – era quasi inevitabile ripercorrere quel cammino, già tracciato, per raccontarlo. Così è nata una vera e propria colonna sonora, fatta principalmente dalle sue musiche indimenticabili, ma anche da altre, che lo hanno accompagnato e a volte influenzato: una serie di tracce e di memorie che provano a divenire racconto, ad allargare lo sguardo sui luoghi e le epoche in cui Astor è cresciuto e maturato come uomo e come artista».
“Astor. Un secolo di Tango” nasce perciò dall’esigenza di comunicare tra culture, lingue e tradizioni diverse, il tango ci ricorda chi siamo, da dove veniamo e qual è stato il percorso che ha indissolubilmente unito umanità distanti in un comune “non luogo”, oltrepassando oceani e confini. Proprio il mare è il fil rouge che unisce o separa nuovi mondi e speranze: uno spazio immenso da attraversare dove si rischia di perdersi; vortice di riflussi e moto ondulatorio che scandisce il ritmo di partenze e ritorni. Astor, nuova produzione del Balletto di Roma, è un “concerto di danza” in cui le musiche di Piazzolla, arrangiate da Luca Salvadori ed eseguite dal vivo dal bandoneon di Mario Stefano Pietrodarchi, esecutore brillante di fama internazionale, emergono come le vere protagoniste in una nuova armonia artistica danzata. Un soffio, un respiro, quasi una parola, ci sveleranno la fragilità dell’uomo Piazzolla, ma anche quella di tutti noi che abbiamo subito oggi una distanza forzata, una relazionalità dematerializzata, un contatto interrotto, una vita spezzata. In scena, ispirato dalla carismatica presenza del maestro Pietrodarchi e dalle preziose immagini di Carlo Cerri, Valerio Longo porterà otto danzatori del Balletto di Roma a compiere un viaggio trasformativo in cui respiri, abbracci e fusioni saranno al centro di azioni coreografiche intense, astratte e fuse in quel moto ondulatorio magico del bandoneon.
La parola chiave sarà “coraggio”: quello declamato dai testi immortali di Jorge Luis Borges nei suoi tanghi e milonghe, così come quello dello stesso Piazzolla, che ha rotto gli schemi della musicalità del “tango viejo” per arrivare al “nuevo tango” che tanto lo ha reso celebre nel mondo.
A curare tutti gli elementi compositivi di quest’opera/concerto sarà la maestria e l’esperienza di Carlos Branca, regista argentino di spicco sulla scena internazionale e profondo conoscitore dell’uomo Piazzolla. “Astor. Un secolo di Tango” rievoca i sentimenti degli odierni viaggiatori del mondo, l’umanità intera, andando oltre la purezza tecnica e rituale del tango, per rafforzarne energie, desideri e palpitazioni tutte contemporanee. Un concerto da cui fioriscono corpi capaci di esprimere l’audacia di un respiro mancato e quella di un abbraccio negato: primo atto d’amore dopo una violenza che tutto ha spazzato via, tranne la voglia di stringersi e ritrovarsi.
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