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Atterraggio sulla luna, all’Alberghiero evento per i 50 anni

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PESCARA – “C’era un pezzo della tradizione gastronomica abruzzese nella grande missione sulla Luna che cinquant’anni fa ha cambiato il nostro modo di vedere e di immaginare il mondo al di là delle nuvole: per accompagnare e alimentare in modo corretto gli astronauti dell’Apollo II è stato scelto addirittura il ‘Tacchino alla Canzanese’, una ricetta nata per caso nel ‘700 e che ancora oggi troviamo nelle nostre tavole. Ed ecco allora che anche quella missione acquista una dimensione diversa e diventa, per i nostri ragazzi, un invito a guardare sempre oltre, sempre più in là, a pensare in grande”.

Lo ha detto la dirigente dell’Istituto Alberghiero Ipssar ‘De Cecco, di Pescara, Alessandra Di Pietro che ha promosso uno dei primi eventi celebrativi dell’anno per ricordare i cinquant’anni dal primo atterraggio sulla Luna, evento dal tema ‘Così lontani così vicini – il Tacchino Canzanese sulla Luna 1969 – 2019’ che ha riunito negli spazi dell’Officina del Gusto nutrizionisti, astronomi, docenti, Accademici della cucina e rappresentanti delle Istituzioni, tra cui il Presidente della Provincia di Pescara Antonio Zaffiri, Rossella Mosca dell’Ufficio Scolastico Provinciale, Don Antonio De Grandis del Tribunale Ecclesiastico, Gemma Andreini vicepresidente Fidapa, Mariusz Szymanski, Presidente del Lions Club, Vittorina Castellano dell’Associazione ‘Teatranti d’Abruzzo’ e Vincenzo D’Antuono, in rappresentanza del Rotary Club Pescara.

“L’Istituto Alberghiero ha voluto celebrare il primo atterraggio sulla luna da parte della missione spaziale degli Stati Uniti – ha sottolineato la dirigente Di Pietro – approfondendo quella parte che più è vicina al nostro sentire, alla nostra missione scolastica, ovvero la dieta seguita dagli astronauti della Nasa che era basata sul tacchino, svelandone tutti gli aspetti nutrizionali e la ricchezza. Ancora una volta la tradizione diventa volano per l’evoluzione, per la crescita, dunque studio delle nostre radici non per restare ancorati al passato, ma piuttosto per puntare al futuro”.

Dopo il saluto di Arianna Di Tomasso, Presidente ALCUA, a toccare gli aspetti più prettamente scientifici della missione spaziale sono stati Antonio Di Loreto, del Ministero per i Beni e le Attività Culturali e il Turismo, e Roberto Buonanno, docente ordinario di Astronomia e Astrofisica all’Università ‘Tor Vergata’ di Roma.

“A precedere l’Istituto Alberghiero nella celebrazione – ha ricordato Di Loreto – sono stati solo i cinesi che a inizio gennaio hanno inviato una nuova missione sul lato nascosto della luna, in un cratere, dove sono stati piantati dei semi e inizialmente un seme di cotone ha anche germogliato, ovvero aveva attecchito sulla superficie lunare, dando il via a ulteriori studi”. Ed è stato Di Loreto a presentare la mostra fotografica allestita al secondo piano dell’Officina del Gusto, “25 immagini inedite e originali scattate sulla luna durante la missione dell’Apollo II, gentilmente concesse all’Istituto Alberghiero da Gianfranco Di Donato, Presidente del Gruppo Magia, che è riuscito ad acquistarle dalla Nasa”.

“La missione sulla luna ha sicuramente rivoluzionato il mondo – ha sottolineato il professor Buonanno – da un lato confermando alcune tesi di Einstein sulla gravità, dall’altro aprendo nuovi scenari all’umanità, sull’ipotesi del Big Bang, dell’origine del mondo, del vuoto che c’è al di là del nostro universo”.

“Oggi sappiamo per certo che gli astronauti dell’Apollo 11 mangiavano, a bordo della loro navicella, il nostro tacchino alla canzanese, autentico ‘space food’, ovvero cibo spaziale – ha confermato Annunziata Taccone, Biologa nutrizionista e vicepresidente Biopass -, una ricetta scoperta nel ‘700 quando, si narra, due coniugi dimenticando nel forno un tacchino cotto e non consumato, hanno ritrovato il giorno seguente una carne buonissima da mangiare fredda con la tipica gelatina, nata dal brodo rappreso, che conferisce alla ricetta un sapore tipico. I nutrizionisti della Nasa hanno scelto il tacchino perché è un alimento completo, ricco di vitamine e minerali, soprattutto quelli del tipo B, povero di grassi e calorie, appena 160 per 100 grammi di carne. E per portare sin sulla luna il tacchino si sono studiati dei packaging ad hoc, capaci di contenere la carne liofilizzata e disidratata, ossia svuotata di acqua e igienicamente perfetta per la conservazione, in modo da garantirne la conservazione e l’assenza di batteri”.

La storia del tacchino è poi stata ripercorsa dalla docente di Scienza degli alimenti dell’Istituto Alberghiero Maria Pina Rosato, esperta di benessere animale: “Il tacchino non è un animale europeo, ma arriva dall’America, trovato da Colombo quando approdò su quella terra pensando fossero le Indie. Ciò di cui oggi dobbiamo occuparci e preoccuparci è però la qualità dell’alimento che consumiamo, proveniente quasi sempre da allevamenti intensivi, che significa anche abuso di antibiotici per la conservazione in salute dell’animale, che pregiudica il livello nutrizionale della carne che noi mangiamo”.

Infine è stato Domenico Russi, Delegato provinciale dell’Accademia della Cucina, a fornire la ricetta ufficiale del Tacchino alla Canzanese. A caratterizzare ulteriormente l’evento sono stati il collegamento via skype con il sindaco di Canzano, in provincia di Teramo, Franco Campitelli e la presenza del fotografo Nicola Vincenzo Rinaldi, primo italiano, nato a Bologna, ma di origini abruzzesi, a vincere il concorso fotografico internazionale Sony World Contest 2019 che in mattinata ha incontrato i ragazzi della Consulta Provinciale degli Studenti, presieduta da Mattia De Lellis.

A chiudere l’evento, coordinato dalla professoressa Claudia De Bonis, la visita alla mostra in cui sono stati gli studenti dell’indirizzo Turistico, coordinati dalla professoressa Silvana Temperini, a svolgere il ruolo di ‘ciceroni’ accompagnando i presenti e commentando i vari pannelli allestiti dal docente Ivo Mordente, e un assaggio del tradizionale Tacchino alla Canzanese, preparato dalla docente chef Enza Liberati.

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