Ha preso il via ad Avezzano la rassegna che propone appuntamenti aperti a tutti coloro che desiderano tuffarsi nelle proprie radici
AVEZZANO – Un suggestivo viaggio enogastronomico per raccontare tradizioni, cultura e storia della nostra terra. Testimonianze e narrazioni della Marsica che fu, quella del secolo scorso, sapientemente portate a tavola dallo chef Paolo Parravano (nella foto) che, attraverso la genuinità dei prodotti offerti, anche grazie alla collaborazione di alcuni produttori e artigiani locali, rievocherà il ricordo degli usi e costumi dei nostri avi. Un momento di incontro e conoscenza, dunque, per riaccendere i riflettori su alcune abitudini alimentari che attualmente sembrano essere relegate al passato ma che, invece, meriterebbero davvero di essere riscoperte. Tenere viva la memoria è obbligo imprescindibile per le generazioni attuali e future, strettamente legate e connesse da tradizioni e retaggi socio-culturali.
“La Mutina, il momento rurale in città“, questo il nome della rassegna che ha preso il via sabato 5 ottobre al bar Conca D’Oro di Avezzano, si svilupperà fino a sabato 14 dicembre e animerà il centro città grazie a una serie di appuntamenti aperti a tutti coloro che desiderano tuffarsi nelle proprie radici, alla scoperta di ricette che si tramandano da generazioni in generazioni.
“Si tratta di uno spazio dedicato alla degustazione di numerose pietanze gastronomiche –spiega Mauro Orfanelli titolare della Conca D’Oro- come, ad esempio, il pranzo attaccato al fazzoletto, la merenda che scandiva il lavoro nei campi di Fucino e che noi trasformeremo in un’occasione di riscoperta utilizzando gli ingredienti provenienti dal territorio che ci circonda”.
“Credo che le nostre attività abbiano anche un ruolo sociale, ecco perché raccontare la nostra storia è una priorità che avverto in quanto tale. Diamo nuova linfa vitale alle nostre radici partendo dalla tavola e, chissà che non possa essere anche l’occasione per fare nuove amicizie, tutte legate dalla passione per questa bellissima terra in cui viviamo e che si chiama Marsica“, conclude Orfanelli.