Regione Abruzzo

Balneazione in Abruzzo: i 15 siti con una qualità delle acque “scarsa”

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Classificazione effettuata dall’ Agenzia europea dell’ambiente (Aea) e riferita all’anno 2016

ABRUZZO – Riceviamo e pubblichiamo la nota di Piernicola Pedicini – Eurodeputato del M5S, Coordinatore della Commissione ambiente e sanità:

“In Abruzzo ci sono 15 siti di balneazione con una qualità delle acque risultata scarsa.

I dati sono stati pubblicati nella relazione annuale dell’Agenzia europea dell’ambiente (Aea) e sono riferiti all’anno 2016.

Nella relazione sono stati indicati tre livelli di classificazione: “scarsa”, “sufficiente” o “eccellente”, a seconda della quantità di batteri fecali riscontrati.

I comuni e i luoghi esatti dei siti abruzzesi dove sono state effettuate le analisi, ed è stato riscontrato che la qualità delle acque è scarsa, sono i seguenti: Alba Adriatica (250 metri a sud foce fiume Vibrata); Giulianova (250 metri a nord foce fiume Tordino); Roseto degli Abruzzi (300 metri a sud foce fiume Tordino); Martinsicuro (250 metri a nord foce fiume Vibrata); Città Sant’Angelo (300 metri a nord foce fiume Saline); Pescara (zona antistante via Balilla); Pescara (zona antistante fosso Vallelunga); Ortona (200 metri a sud foce fiume Arielli); Ortona (350 metri a nord foce fiume Foro); Ortona (350 metri a sud foce fiume Foro); Ortona (400 metri a nord foce fiume Arielli); Ortona (50 metri a nord fosso Cintioni); San Vito Chietino (100 metri a nord foce fiume Feltrino); San Vito Chietino (50 metri a sud fosso Cintioni); Torino di Sangro (300 metri a sud foce fiume Sangro).

In tutta Italia i siti di balneazione controllati sono stati 5518, di questi 100 (1,8 %) sono stati classificati con una qualità delle acque “scarsa”; 352 (6.4%) con una qualità “sufficiente”; 5013 (90.8 %) con una qualità “eccellente”; 53 (1.0%) non sono stati classificati per ragioni tecniche.

Le analisi sono state effettuate dalle autorità italiane e i dati sono stati consegnati all’Agenzia europea dell’ambiente (Aea) e alla Commissione Ue ai sensi della direttiva 2006/7/Ce, del Parlamento e del Consiglio europeo, sulla gestione della qualità delle acque di balneazione.

Secondo la direttiva, quando l’acqua risulta di scarsa qualità, gli Stati membri della Ue devono adottare alcune misure, come il divieto di balneazione per impedire l’esposizione dei bagnanti all’inquinamento; l’individuazione delle cause e delle ragioni del mancato raggiungimento dello status qualitativo «sufficiente»; adeguate misure per impedire, ridurre o eliminare le cause di inquinamento. Inoltre, per cinque anni consecutivi, devono disporre un divieto permanente di balneazione o un avviso che sconsiglia permanentemente la balneazione.

“La contaminazione fecale dell’acqua – è scritto in una nota dell’Agenzia europea dell’ambiente (Aea) – continua a presentare un rischio per la salute umana, in particolare nei siti di balneazione. Nuotare in acque di mare, fiumi o laghi contaminati può essere causa di malattie. Le principali fonti di inquinamento sono le acque reflue e le acque di drenaggio provenienti da aziende e terreni agricoli. Tale inquinamento aumenta in caso di forti piogge e inondazioni a causa della tracimazione delle fognature e del riversamento delle acque di drenaggio inquinate nei fiumi e nei mari”.

(foto da pagina facebook di Piernicola Pedicini)

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Redazione

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