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Bandito il sacchetto di plastica non biodegradabile

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Sacchetti di plastica al bando in Italia dal 1 gennaio 2011. In realtà li vedremo in circolazione fino a che saranno eliminate  le scorte, poi  saranno utilizzabili  solo quelli in “bioplastica”, ovvero sacchetti di plastica biodegradabili e la classica “sporta”

E’ scattato il primo gennaio 2011 lo stop ai vecchi  onnipresenti ed inquinanti sacchetti di plastica  per dare spazio a quelli biodegradabili nel rispetto dell’ambiente. Tale provvedimento rientra nell’ambito del cosiddetto Decreto Mille Proroghe firmato dal Consiglio dei Ministri e che in Italia parte in netto ritardo rispetto ad altri paesi dell’ UE. Molti ancora i dubbi ,le perplessità  per negozianti,consumatori e produttori  su come avverrà l’ingresso dei sacchetti biodegradabili, anche perché  non è affatto facile riuscire a sensibilizzare in breve tempo  milioni e milioni di persone  ormai abituati alla praticità del vecchio sacchetto. Si tratta  dunque  di un cambiamento radicale di abitudini …bisogna assumere nuovi comportamenti,bisogna maturare la consapevolezza che la plastica per lo più diventa rifiuto e va ad inquinare l’ambiente in modo permanente visto che sono necessari almeno due secoli per decomporla.

In realtà alcuni esercizi commerciali più sensibili a tale problema, farmacie, supermercati già da qualche tempo hanno previsto per i loro clienti la vendita o il regalo di comodi sacchetti di stoffa che possono entrare in una borsa o comunque comodamente anche in una tasca, così da ridurre l’inquinamento e garantire il riciclaggio con l’utilizzo più volte di uno stesso sacchetto facilmente lavabile e trasportabile al pari delle vecchie buste di plastica.

Sicuramente si presenteranno ostacoli  all’entrata in vigore di  tale provvedimento ma  si tratta comunque  di un intervento realmente importante per tutti noi, che può permetterci nel nostro piccolo di contribuire a tenere un po’ più pulito il nostro  pianeta  .

EFFETTI DELLA PLASTICA SULL’AMBIENTE

I danni prodotti all’ambiente dei sacchetti di plastica sono inevitabili dato che gli stessi sono aerodinamici e basta poco vento per trasportarli e disperderli nell’ambiente, nei fiumi, laghi, mari e sul territorio. Si frantumano in minuscoli pezzi ma non si distruggono e, a volte, formano vere e proprie “isole” come a 800 miglia a nord delle Hawaii, nell’Oceano Pacifico, il cosiddetto , con un estensione che varia a seconda delle stime tra i 700mila e i 10  milioni di Km2 e con un peso stimato di 3 milioni di tonnellate. Concentrazioni variabili di plastica  però si trovano anche nel Mediterraneo e sulle sponde dei mari italiani. Non solo: la ricercatrice Kara Lavender Law, a seguito di ricerche condotte con una serie ventennale di crociere scientifiche svolte fra il “Golfo del Maine” e il “Mare Caraibico” , ha riscontrato un’elevata concentrazione di frammenti plastici, nell”Oceano Atlantico” in una zona prossima al Mar dei Sargassi.Simulazioni al computer hanno poi  individuato due altre possibili zone di accumulo di rifiuti oceanici nell’emisfero meridionale: uno nell’oceano Pacifico ad ovest delle coste del Cile ed un secondo allungato tra l’Argentina e il Sud Africa attraverso l’Atlantico.

Dunque se pensiamo a  cosa è riuscito a combinare l’uomo ,con la complicità delle correnti oceaniche,nel caso del Vortice di spazzatura dell’Oceano Pacifico , una grande isola (una superficie di poco superiore a quella della Spagna),di rifiuti galleggianti , prevalentemente di plastica, ci possiamo rendere conto  che un cambiamento di rotta in campo ambientale è ormai improcrastinabile.

Infatti  l’impatto ambientale di enormi quantità di rifiuti abbandonati in mare  è notevole e i danni a lungo termine sono  enormi. Con il passare del tempo la plastica si divide in pezzi sempre più piccoli che mantengono le caratteristiche polimeriche anche quando la dimensione è quella di una molecola, rendendo la loro assimilazione molto difficile. Le particelle sono ingerite dai molluschi che le scambiano per zooplancton, scatenando una serie di effetti negativi che si ripercuotono sull’intera catena alimentare, che dal mare alla fine coinvolge anche noi.L’isola di plastica sta a testimoniare la nostra stoltaggine perché ogni rifiuto che abbandoniamo,che non riutilizziamo, che non ricicliamo tornerà grazie alla ciclicità ,che caratterizza la natura , nelle catene alimentari  e giungerà fino a noi artefici dunque del nostro destino e corresponsabili dei danni alla nostra salute.Dunque poveri animali marini che costringiamo a ingerire ogni sorta di schifezza ..ma poveri   noi per non aver capito ancora che le nostre azioni si ripercuotono prima sull’ambiente e poi direttamente su di noi stessi.

LEGAMBIENTE ,IMPEGNO CONTRO IL SACCHETTO DI PLASTICA

Un contributo, per mettere al bando i sacchetti  di plastica,è stato dato sicuramente da Legambiente  che attraverso una petizione popolare aveva chiesto al Ministro Prestigiacomo di impegnarsi a non prorogare ulteriormente, oltre il 31 dicembre 2010, il divieto di commercializzazione di sacchi non biodegradabili non rispondenti ai criteri fissati dalla norma tecnica comunitaria EN 13432.Secondo l’Associazione ambientalista sostituendo con 10 sporte riutilizzabili i 300 sacchetti di plastica che ogni italiano consuma all’anno, si risparmierebbero più di 180mila tonnellate di petrolio e altrettante di emissioni di CO2, ma soprattutto si eviterebbe di disperdere nei campi, lungo le rive dei fiumi, nei mari plastica indistruttibile.

In Italia si consumano ogni anno circa 20 miliardi di buste, assicurando così al nostro paese la maglia nera europea. In Europa le buste consumate sono 100 miliardi e le stime parlano di una commercializzazione annua
mondiale di 1000 miliardi di sacchetti. Anche se solo una frazione di questi viene dispersa nell’ambiente, provoca la morte di milioni di pesci, balene, delfini, tartarughe e altri animali. L’Unep stima in un milione il
numero di uccelli marini uccisi.

In pratica, denuncia Legambiente, i sacchetti di plastica consumano petrolio e inquinano : sono utili solo per pochi minuti ma creano degrado e sporcizia per anni. Costa poco produrli e, talvolta, importarli dai paesi asiatici, mentre il costo per raccoglierli, smaltirli o riciclarli è molto consistente

COMMENTI

Il Ministro Prestigiacomo ha dichiarato sullo stop dei sacchetti di plastica:

è una grande innovazione, quella introdotta dal governo che segna un passo in avanti di fondamentale importanza nella lotta all’inquinamento, rendendoci tutti più responsabili in tema di riuso e di riciclo. Perché il provvedimento possa però produrre risultati concreti, è necessario il coinvolgimento pieno degli operatori commerciali, della piccola e della grande distribuzione, perché sperimentino su larga scala sistemi di trasporto alternativi ai sacchetti di plastica, e dei cittadini.

Per la  Coldiretti il nuovo anno segna un passaggio storico:

una vera rivoluzione nel modo di fare la spesa a poco piu’ di cento anni  dall’invenzione della plastica che nasceva nel 1907 per opera del chimico belga Leo Baekeland che invento’ la bakelite, la prima plastica completamente sintetica prodotta su scala industriale. Quello che e’ divenuto un segno di attenzione all’ambiente da parte di molti supermercati e attivita’ commerciali di varia natura, nel 2011 diverra’ dunque obbligatorio per legge per effetto della normativa nazionale che recepisce disposizioni comunitarie, in particolare la direttiva 94/62/CE sugli imballaggi e i rifiuti di imballaggio.

In Italia arriva un quarto dei 100 miliardi di pezzi consumati in Europa dove vengono importati per la maggioranza da paesi asiatici come la Cina, Thailandia e Malesia. Il 28% di questi sacchetti diventa rifiuto e va ad inquinare l’ambiente in modo pressoche’ permanente poiche’ occorrono almeno 200 anni per decomporli.

Pubblicato da
Donatella Di Biase

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