TERAMO – Dal 15 al 21 maggio in Via Antica Cattedrale in Torre Bruciata a Teramo appuntamento con “Bhaarat (india)”, il progetto fotografico e illustrativo organizzato dall’associazione ONLUS “ARTEA” con gli artisti Daniele Petraroli e Manuel Norcini che avrà luogo (entrata libera).
Grazie anche all’aiuto del polo museale di Teramo, l’idea dei due artisti non è rimasta soltanto un’idea ma si è potuta concretizzare in una interessante esposizione di opere fotografiche e illustrative a sfondo sociale sul tema dell’India, idea nata durante i tre mesi in cui sono stati volontari in associazioni umanitarie che operano sul territorio.
L’illustratore Daniele Petraroli racconta che, “L’idea ci è venuta durante uno dei tanti spostamenti in treno, considerate che ogni tragitto prevedeve almeno otto ore di viaggio, quindi avevamo molto tempo per pensare, e nacque dal comune desiderio di rendere consapevoli gli altri su ciò che accade a migliaia di chilometri da noi, su una realtà a cui si da tendenzialmente poca importanza e che apparentemente non ci appartiene ma che invece riguarda tutti noi”.
Il progetto prevede l’esposizione di 32 fotografie ed una quindicina di illustrazioni, tavole preparatorie e sketch. Gli autori delle opere saranno sempre presenti per poter interagire con i visitatori e rispondere ad eventuali domande sull’esperienza vissuta. Saranno, inoltre, messi a disposizione depliant illustrativi sulle attività che si impegna a realizzare l’associazione ONLUS “A mano a mano” di Marta Monteleone, con cui gli artisti hanno collaborato sul campo.
I visitatori potranno, qualora lo vorranno, lasciare delle piccole offerte in denaro, che sarà completamente devoluto all’associazione “A mano a mano”, così come l’eventuale guadagno ricavato dalla vendita delle opere stesse.
Il noto artista teramano Sandro Melarangelo ha criticato molto positivamente l’evento dicendo che, “Reduci da un’ intesa ricognizione nell’ universo indiano hanno tratto immagini abbaglianti ed inquietanti ad un tempo, resa parossistica proprio grazie alla loro “ alterità” di occidentali.
L’ immagine dell’ abbandono colta nella reciprocità di un cane e un bambino, ricostruisce un’ umanità che rinnova i proprio affetti di solidarietà. Ancora, sull’ immutabile sfondo del mitico Gange, figure in primo piano testimoniano il passato verso un’ indecifrabile futuro. Un’ altra immagine descrive un’ arrotino, desueto simulacro, colto sullo sfondo del solito, Haimè, villaggio rigurgitante angoscia e desolazione, dove, nonostante tutto, alcune bimbe ne esorcizzano la terribilità.
Ancora due piccole creature mangiano del cocco, altre vendono pigmenti rossi, attraverso un violento cromatismo una donna lavora dietro una finestra … emblematico interno- esterno intermediato dallo sguardo di una fanciulla. Vecchi mestieri, desueti artigiani, e la raccapricciante vendita di denti ci bloccano lo slancio del ponte Gange, come un mondo immoto, un continente da scoprire e valorizzare, ma quando?”