L’AQUILA – Riceviamo e pubbliciamo la nota di Enza Blundo, senatrice del M5S: «Ieri un’ennesima brutta pagina scritta da una classe politica sempre più dittatoriale sia a livello nazionale che locale». Così esordisce la senatrice Enza Blundo del Movimento 5 Stelle in merito alla vicenda che ha visto coinvolta la consigliera pentastellata, Sara Marcozzi, spintonata in malo modo dal Presidente della Regione Abruzzo, Luciano D’Alfonso che con rabbia ha voluto interrompere la dimostrazione pacifica dei consiglieri regionali grillini.
«Mentre i consiglieri del nostro movimento difendevano dall’interno la trasparenza dei bilanci di Regione ricevendo in risposta vergognosi atti di violenza – prosegue Blundo – sono stata vicina e in ascolto dei numerosi cittadini provenienti da diverse zone dell’Abruzzo per manifestare il loro dissenso verso politiche di tagli alle riserve e investimenti in inceneritori dannosi per la salute».
«Tra le proteste ugualmente condivisibili c’erano i 107 lavoratori professionisti di alto profilo esperti in telecomunicazioni che rischiano di finire, dal primo gennaio, sotto la soglia di povertà».
«Ciò si verificherà – aggiunge la senatrice M5S – grazie alle regole dettate dal job-act di Renzi che riduce notevolmente le misure di salvaguardia. Inutili fra l’altro, sono stati gli interventi dei politici locali per ottenere la deroga dei contratti di solidarietà, erroneamente chiesti per il tipo B, che si applica alla categoria degli artigiani, al posto di quello di tipo A che si applica alla categoria dei metalmeccanici. Occorre al più presto concretizzare modalità di riassorbimento dei lavoratori in altre realtà. Un personale che aveva reso la precedente azienda un’eccellenza riconosciuta a livello internazionale. Al sindaco che vuole provare a riscoprire valori veri e profondi – conclude Blundo –il numero di questi lavoratori dovrebbe far riflettere e spingere a non tardare oltre nel dare certezze di poter ancora mettere a frutto la loro professionalità per riattivare l’economia del nostro territorio, invece di essere costretti anche loro ad abbandonare la nostra città per far fronte alle esigenze delle loro famiglie».