«In base a tante segnalazioni che sono pervenute al nostro Patronato – esordisce – emergono alcune criticità che rischiano, se non chiarite, di tagliare fuori alcune categorie sociali, che pure hanno condizioni evidenti di disagio: categorie che la modalità esclusivamente online di invio delle richieste, forse non centra granché».
Nel merito, poi, Scastiglia rileva che, anche «diversi lavoratori con famiglia, titolari di rapporti di lavoro dalle retribuzioni decisamente basse che hanno visto chiudere le loro attività, e non sanno ancora se la loro richiesta di cassa integrazione in deroga sarà accolta, in base al testo del bando finirebbero per essere esclusi da questo contributo “una tantum”».
Ma sotto la lente d’ingrandimento finiscono però le modalità richieste per l’erogazione del contributo: «Mentre l’Inps ed altri soggetti, per il pagamento, usano inviare raccomandate a domicilio con assegno circolare non trasferibile, o bonifico domiciliato, in questo caso si chiede il possesso di un conto corrente bancario e del relativo Iban. Una condizione che stride in modo evidente con la natura di categorie di indigenti cui si vorrebbe andare incontro. Ma neanche l’ipotesi subordinata, ovvero il possesso di carte prepagate del circuito Poste Italiane, purché dotate di Iban appare logica: perché hanno anch’esse oneri di gestione, o perché l’eventuale esenzione da questi oneri deve essere giustificata dal possesso di certificazioni, come l’Isee, non sempre disponibili all’istante; o perché, infine, esistono altri circuiti che emettono carte con le stesse caratteristiche ma con oneri più bassi. Che però, stranamente, non sono presi in considerazione».
Dunque, conclude Scastiglia, «forse la Regione potrebbe prorogare in queste ultime ore i termini di scadenza del bando, magari fornendo chiarimenti sulla possibilità di beneficiarne anche per casi come quello descritto, ma soprattutto prevedendo modalità alternative di erogazione del contributo».
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